Marco Materazzi non dimentica, ma al tempo stesso porge il calumet della pace a colui che lo colpì a tradimento a Berlino: a otto anni di distanza, l'ex difensore nerazzurro non rinnega l'episodio che gli costò la famosa testata da parte di Zinedine Zidane nella finale Mondiale 2006. Intervistato da Globoesporte a Perugia, Materazzi ha infatti dichiarato: "Quando entro in casa e vedo la Coppa, ricordo che in quel Mondiale ho segnato due reti e ho vinto. E questo è ciò che conta. Se dovesse succedere di nuovo, rifarei tutto quanto: io non sono un robot, e quando succedono certe cose la colpa non è di una persona sola. Lo dico sempre anche ai miei figli, dobbiamo capire la verità delle due parti e poi capire se l'errore è di uno piuttosto che di un altro".  

Nella lunga intervista, Materazzi racconta poi il suo presente: "Ho finito il corso e ora sono un allenatore a tutti gli effetti. Ora devo decidere cosa fare. Non è facile smettere di giocare e allontanarsi come ho fatto io, ma per me era l'unica soluzione per pensare bene a cosa fare in futuro. In molti fanno subito il salto dal campo alla panchina, ma non è per nulla facile; è una cosa diversa preoccuparti di te stesso piuttosto che di 25 giocatori. Io ancora non so se farò quel salto e quando. Cosa mi manca del mondo del calcio? I tifosi, perché senza di loro non saremo nessuno, loro ti fanno grande. Mi sconvolge vedere i giocatori quasi sconvolti quando devono firmare autografi, senza i tifosi non esisteremmo. Questa è la verità".

Si parla anche dei tatuaggi coi trofei vinti, come la Champions del 2010: "Sì, ma non voglio dilungarmi troppo, né spiegarli a uno a uno. Dico solo che la vittoria nella Champions League è stata il coronamento della mia carriera, per me voleva dire aver vinto tutto. Anche se il Mondiale è stato ovviamente il punto più alto della mia storia calcistica". E a proposito di Mondiale, si parla anche di Neymar, eroe della prima partita del Brasile: "Tutti dicono sia un fenomeno, ma va dimostrato in campo e lui lo ha fatto. Si è preso un'intera nazione sulle spalle, motivando i compagni. Sta dimostrando a tutti il valore del giocatore e della persona". Brasile dove gioca anche il suo ex compagno di squadra Julio Cesar: "Vederlo consolare Marcelo dopo l'autogol, e caricare i compagni, vuol dire molto di quello che è il Brasile. Posso dire che dopo Buffon e alla pari di Iker Casillas, lui è il migliore al mondo. Quando era all'Inter mi trasmetteva sempre molta sicurezza, e come tutti i brasiliani reagisce bene alle critiche. Dico ai brasiliani di credere in lui, non se ne pentiranno". 

Tornando a parlare del Mondiale vinto in Germania, Matrix ricorda: "Dopo la vittoria, Gigi Riva venne da me e mi disse che avrebbe cambiato tutti i suoi gol con quello che feci io alla Francia. Quelle parole mi fecero capire la grandezza di quanto avevamo fatto". E sempre tornando a Berlino, Materazzi aggiunge: "Andare a cena con Zidane? Perché no, io non avrei alcun problema. Rispetto al massimo la sua carriera e il suo lavoro attuale". E si finisce anche col toccare il tema José Mourinho, col quale Materazzi ha mantenuto uno splendido legame ma che con altri giocatori vive storie alquanto tese: "E' vero, l'ho notato. Ma lui è un personaggio superintelligente, e mi costa fatica pensare che un allenatore che ha raggiunto i successi da lui conseguiti all'Inter, conquistando la simpatia di tutti, sia cambiato così all'improvviso. Lui sa benissimo che ci vuole empatia coi giocatori per poter vincere. Io ad esempio non giocavo quasi mai con lui, potevo parlare male di lui. Ma lui era uno che mi diceva le cose in faccia, ed è per questo che siamo diventati amici. Ho pianto quando se ne è andato, mi ha insegnato dei valori e principi fondamentali in quei due anni. Ho vissuto ottimi momenti negli allenamenti e questo, per un giocatore a fine carriera, ha fatto la differenza". 

 

Sezione: Copertina / Data: Sab 14 giugno 2014 alle 20:05
Autore: Christian Liotta
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