Perfetta parità, tanto per guardare avanti con moderato ottimismo. Mettiamola così. Per vedere il 'bicchiere mezzo pieno', perché dopo tre partite il bilancio di Roberto Mancini sulla panchina nerazzurra recita un pareggio, una vittoria e una sconfitta, un ko che ha i colori gialli e rossi. Quelli di una Lupa affamata, prontissima a rispondere a una Juventus vincente contro un Toro 'preso per le corna' soltanto nel finale. Il match dell''Olimpico' dice che questa Inter non è 'pronta' per le idee del Mancio, e il Biscione stritolato nella serata romana non è una creatura nata con e per lui, e chissà che la scelta di adattare Icardi ed Hernanes come esterni contro il Dnipro e la coppia Kuzmanovic-Guarin contro la Roma non possa essere recepito dalla società come un chiaro messaggio: "A gennaio urge intervenire, rosa con troppe lacune", penserà nella propria mente il coach 'di ritorno'. Ma, caro Mancio, Roma-Inter dice anche altro.

VIA LIBERA - Come un'autostrada sgombra, come una foresta in cui il 'cacciato' scappa e il cacciatore insegue affamato. Questo è l'out di sinistra dell'Inter versione 'Olimpico'. Out di nome e di fatto. Il Dodò abilissimo offensivamente e dotato di corsa, tecnica e intuizioni non è altrettanto brillante quando si tratta di indossare l'armatura e difendere. E questo il Mancio avrebbe dovuto saperlo. Da sempre. Il mister decide comunque di osare, forse dimenticandosi che questa Inter non è più quella di dieci anni or sono, avendo fin troppa fiducia nella verve attuale del guerriero Zdravko Kuzmanovic, che però ieri sera manca l'appuntamento con l'ok in pagella (anche) per colpe non sue, appunto. L'iniziale 4-2-3-1 abbastanza dinamico, infatti, lo porta ad agire largo a sinistra, in una zolla a lui sconosciuta, vagando per larghi tratti del match nel deserto senza aiutare quel Dodò in sos-ricarica. Maicon e Gervinho diventano così letali e tanti, tantissimi pericoli della Roma nascono proprio dal binario Brasile-Costa d'Avorio.

LE DUE LETTERE MANCANTI, ASPETTANDO LA DOPPIA D - Dodò troppo solo, mossa azzardata pagata a caro prezzo. Maicon e Gervinho ringraziano e la Roma a sinistra si inserisce come e quando vuole. In tutti i modi: in palleggio o in velocità cambia poco. L'Inter è bucata. Kuz a sinistra fatica, manca il suo supporto al terzino verdeoro e al posto del serbo sarebbe stato più funzionale e logico 'chiamare' in causa Yann M'Vila o, ancora meglio, Gary Medel. Soprattutto il Pitbull cileno avrebbe garantito più corsa e maggior abnegazione difensiva, evitando di dimenticare l'ex giallorosso su quella fascia malefica, abbandonandolo al proprio destino. La trasferta romana, oltre a lasciare in eredità tanta, sana, buona e 'cattiva' musica rock che ascolteremo tra poco, dice tra le righe che da adesso Danilo D'Ambrosio servirà, servirà e servirà. Dei quattro esterni in rosa il classe '88 è l'unico in grado di coprire con una certa sicurezza, al contrario dello stesso baby face Dodò, del lungodegente Jonathan e di Nagatomo, di certo non particolarmente attento quando si tratta di 'guardarsi alle spalle'. Dopo aver 'mancato' a Roma la doppia M da sos, ora Mancini deve ritrovare al più presto la doppia D dell'esterno ex Toro, che potrebbe ri-aprire le porte della difesa a Nemanja Vidic, con il conseguente dirottamento del distratto Juan Jesus di queste prime uscite manciniane a sinistra. Insomma, AAA cercasi difesa equilibrata.

SE DIETRO SI BALLA, DAVANTI SI TORNA... A SUONARE E SPARARE - Oltre a JJ, anche capitan Andrea Ranocchia copia-incolla il match buio contro il Dnipro, ma con tutto il rispetto per il talentuoso Konopljanka, i vari Totti, Gervinho, Ljajić, Pjanić e Iturbe sono altra 'pasta'. E così la vittoria diventa sconfitta, frase fin troppo scontata, ma il calcio che quasi mai è scienza esatta a Roma sembra maledettamente chiedere un 'conto matematico'. Ma se dietro si balla, per fortuna davanti torna il rock pesante, cattivo e spavaldo del Pirata con la chitarra. Dopo qualche minuto nel derby, il sontuoso match contro gli ucraini, Pablo Daniel Osvaldo replica anche contro la nemica giallorossa, dimostrando di meritare la maglia da titolare e di poter essere l'offensivo di diamante di questa Inter, perché oggi è proprio lui il puntero nerazzurro più in forma. E se la corazza dietro è bucata, il mitra in attacco sembra essere molto carico. Bentornata, rockstar di Buenos Aires.

Sezione: Copertina / Data: Lun 01 dicembre 2014 alle 08:00 / Fonte: Roma - Dall'inviato allo stadio Olimpico
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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