Voodoo e razzismo con il riferimento alla madre nell'insulto di Ibrahimovic a Lukaku? Lo svedese ieri ha provato a difendersi sui social, mentre il belga tace infuriato. La Gazzetta dello Sport oggi ripercorre la serata del derby trasformato nel far-west e prova a delineare anche gli scenari in chiave disciplinare. 

Sul fronte Lukaku, qualcuno ha letto nel suo labiale la frase "Ti sparo in testa". "Per l’Inter il fatto non sussiste, l’audio non si coglie e insomma tutto il giorno dopo viene definito intorno a un solo colpevole: Zlatan - sottolinea la rosea -. Quello che ha ancora il ghetto dentro, e proprio per questo dovrebbe considerarsi al riparo da interpretazioni varie e accuse di razzismo. Il Milan non nega, lo spettacolo non è stato bello e sarebbe stato meglio evitarlo. Ma Zlatan razzista no. Nessuno ci crede. Nessuno pensa di multarlo o punirlo".

Lukaku ha preferito non rispondere al tweet di Ibra e neppure puntualizzare sulle ricostruzioni che lo riguardano. "Shit" o "shoot"? "L'audio lascia aperto più di qualche dubbio - conferma la Gazzetta -. Ma nulla - così filtra dal giocatore - è paragonabile alle offese ricevute da Ibrahimovic. Zlatan ha toccato il punto debole di Romelu, ovvero mamma Adolphine, e il belga non ha saputo gestire i suoi comportamenti. Questo è il più grande dispiacere del giorno dopo: aver reagito come mai gli era capitato prima, neppure quando in passato aveva subito insulti razzisti dai tifosi. Il coro sull’asinello non lo ha inventato Ibrahimovic. Però la rivalità ha giocato un brutto scherzo a tutti e due".

E adesso cosa accadrà a livello disciplinare? A quanto pare, sul referto di Valeri non vi è traccia dei pesanti insulti, con il doppio giallo derubricato a "reciproche scorrettezze". Questo quadro apre alla possibilità di un intervento della Procura federale. "Anzi, se nel referto di Valeri si parlasse delle frasi ingiuriose la questione sarebbe chiusa qui, perché nessuno può essere sanzionato due volte per la stessa violazione e Lukaku e Ibra hanno comunque preso un giallo - spiega la rosea -. Ma se venerdì, come pare, nel rapporto del direttore di gara non compariranno le offese, il procuratore Chinè è pronto ad aprire un fascicolo per fare chiarezza, che ovviamente potrebbe chiudersi con archiviazione o deferimento. Non è necessario che prendano posizione i club, ci si può muovere anche sulla base delle notizie a mezzo stampa. Anche perché, sulle parole di Ibra in particolare, pesa l’ombra della discriminazione. La frase «Vai a fare i tuoi riti voodoo di merda» potrebbe rientrare nei comportamenti puniti dall’articolo 28 del codice di giustizia sportiva che condanna «ogni condotta che, direttamente o indirettamente, comporta offesa, denigrazione o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine anche etnica, condizione personale o sociale (...)». La Procura su certi temi è particolarmente rigida e quantomeno vuole vederci chiaro".

Sezione: Copertina / Data: Gio 28 gennaio 2021 alle 08:51 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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