Come conferma la Gazzetta dello Sport, ieri mattina Fininvest ha ceduto l’80% del Monza al fondo americano Beckett Layne Ventures. Le dimissioni del cda diventeranno operative lunedì 29. Alla rosea ha parlato Adriano Galliani.

Galliani, com’è staccarsi dal Monza?
"Un’emozione forte. Lascio il club che amo da quando avevo 5 anni e mia madre mi portava allo stadio, la squadra della mia città. Ho ringraziato la nuova proprietà che mi aveva offerto la carica di presidente. Ma non mi vedo in una società che non sia di Silvio Berlusconi/Fininvest".

Più orgoglio o tristezza nel distacco?
"Orgoglio. Un club mai stato in A ha sconfitto Inter, Milan, Juve e Napoli, quattro grandi. Ma è un orgoglio anche aver lasciato uno stadio con licenza Uefa. Nel 2018 lo avevamo raccolto inagibile. E poi un centro di allenamento che è tra i migliori d’Italia. Berlusconi ha speso 40 milioni per le due strutture".

Allegri è tornato al Milan e lo sta rialzando.
"Max è un grande allenatore. Ci ho visto bene... Quando era al Cagliari, gli ripetevo: “Lei ha il phisique du role” per il Milan. Perché, per guidare una grande, conta anche la presenza. Max giocava e vestiva bene. Un bel fioeu, direbbe Gullit. Il mio sogno è lo scudetto al primo colpo, come nel 2010. Può farcela, sono ottimista. I dirigenti rossoneri hanno fatto una scelta azzeccatissima".

Ora che non ha più una carica istituzionale, può tornare l’ultrà milanista di Perugia…
"Mai smesso di esserlo. Non mi sono mai trattenuto neppure da dirigente del Monza. Io non so cosa faccio allo stadio. Me ne rendo conto quando mi rivedo in tv... Ho dentro 31 anni di Milan".

In quale stadio vorrebbe tifare?
"Una città come Milano non può non avere un grande stadio, in linea con i tempi. E il luogo non può che essere San Siro, ben servito da metro, strade e autostrade, dove i tifosi del Milan sono abituati ad andare da 100 anni e quelli dell’Inter da 80. San Siro è impossibile da ristrutturare. L’alternativa è costringere le squadre a giocare nella cintura milanese. Ogni consigliere comunale, al di là delle logiche politiche, deve valutare se per la città di Milano, sia conveniente avere uno stadio meraviglioso o non averlo. Una città all’avanguardia, bella come Milano, non può non avere uno stadio all’altezza del suo standard. L’eresia non è abbattere San Siro, ma Inter e Milan fuori dalla loro città".
 

Sezione: Copertina / Data: Ven 26 settembre 2025 alle 10:20 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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