Stevan Jovetic è il primo rinforzo per l’attacco di Roberto Mancini. Un giocatore dalle alte capacità d’improvvisazione, in grado di cambiare le sorti di un incontro con un’invenzione estemporanea che può far calare all’Inter il poker d’assi sul tavolo, portando così a casa la partita. Una freccia in più nella faretra del Mancio che ora può dare un’ulteriore dimensione al reparto offensivo nerazzurro: JoJo porta fantasia e qualità, da aggiungere al killer instict di Maurito Icardi, alla duttilità di Rodrigo Palacio e al nuovo Hernanes che - se si confermerà ai livelli degli ultimi due mesi dello scorso campionato - è senza dubbio una pedina fondamentale nello scacchiere tattico interista.
L’Inter e Jovetic sono entrambi in cerca di rivincite. Il montenegrino ha trascorso gran parte della sua esperienza inglese tra panchina, infermeria e tribuna, pur riuscendo in alcuni casi ad essere decisivo (anche se non è scampato al feroce humor inglese) e - dulcis in fundo - con l’arrivo del 2015, è stato escluso dalla lista della Champions League da Manuel Pellegrini, suo vecchio allenatore al Manchester City. L’Inter è ormai da troppi anni che vive la sua stagione relegata in posizione che non le competono, non risultando mai una seria candidata allo Scudetto o alla Champions League, obiettivi che riflettono la grandezza di un club che con l’avvento di Erick Thohir sta tentando di rilanciarsi a livello globale.
Quest’estate Piero Ausilio sta assemblando una formazione di tutto rispetto, poliedrica e - soprattutto - forte, in cui Jovetic potrà giocare un ruolo centrale. Lo snodo tattico di Mancini passa dal 4-3-3 al 4-2-3-1, con qualche tocco nostalgico di 4-3-1-2, schieramento che nella scorsa stagione aveva dato speranze europee alla truppa nerazzurra. In entrambi gli schieramenti, l’ex stellina della Fiorentina potrà essere fondamentale viste le sue caratteristiche di seconda punta in grado di giocare anche largo sulla sinistra.
Andando a spulciare nelle memorie calcistiche di Jovetic, il suo identikit è presto fatto: eletto predestinato fin dai primi calci al pallone tirati a Podgorica, sua città natale, si trasferisce a quattordici anni al Partizan Belgrado, prima di approdare alla Fiorentina, squadra che lo valorizza e lo fa debuttare in Serie A ad appena diciotto anni. Non appena sbarca a Firenze, viene paragonato a due nomi pesanti: Roberto Baggio e Rui Costa. Di JoJo stupisce la rapidità di pensiero e di applicazione del gioco, il suo modo eclettico di praticare serpentine tra gli avversari, oltre alla qualità innata di addomesticare anche il pallone aereo più difficile. La sua capacità di giocare nello stretto, come abbiamo incominciato ad intravedere nell’amichevole contro il Bilbao a Parma, si può sposare perfettamente con i movimenti di Icardi, compagno ideale nel 4-3-1-2. Ma qualora si passasse al 4-3-3 o al 4-2-3-1, quale sarebbe la posizione dell’ex giocatore del City?
Al Manchester City JoJo si è dovuto adattare al 4-2-3-1, giocando spesso sulla sinistra, in modo da poter far esplodere il suo tiro da fuori o comunque di avere la possibilità di dribblare gli avversari e arrivare al limitare dell’area pronto per calciare con il destro, suo piede preferito. Guardando le sue (poche) partite in terra inglese, relazionandole poi con quelle in maglia viola, si nota come Jovetic abbia acquisito - anche grazie ai molteplici infortuni avuti che gli hanno permesso di conoscersi meglio - una maggior padronanza del proprio corpo, arrivando a centellinare le scorribande a tutta birra in mezzo alla difesa, sostituite con più saggi cambi di passo e di direzione, con appoggio al compagno, senza per forza incaponirsi andando in porta con il pallone. La rapidità del primo passo è tuttavia rimasta e questo ha fatto la differenza, così come l’illuminante tocco di palla e la fantasia dell’animo da fantasista. E’ quindi ipotizzabile un impiego di Jovetic largo a sinistra, con accanto un trequartista in grado di dettare i tempi alla squadra (Hernanes) e con una mezzala che giochi nelle zone centrali (Kondogbia) che possa recuperare palloni e fornirglieli, pronti per essere giocati.
Il 4-3-3 rimane un modulo tutt’ora inesplorato. Mancini l’ha usato principalmente con le seconde linee, soprattutto a Brunico. Questo particolare schieramento ha bisogno di meccanismi affinati al centesimo di secondo e - soprattutto - di due esterni di ruolo che sappiano interpretare il ruolo di ala come si faceva una volta, ovvero abbinando entrambe le fasi, per non concedere il centrocampo agli avversari. Jovetic non è un esterno e - per quanto possa essere utile in fase difensiva - nel 4-3-3 sarebbe sprecato, anche perché più distante dalla porta rispetto agli altri due casi esaminati poco sopra. L'opzione più probabile al momento - considerate anche le caratteristiche degli altri giocatori in rosa, Kondogbia e Icardi su tutti: il primo si dà il meglio se gioca in un centrocampo a tre, Maurito preferisce avere un compagno di reparto vicino - sembra quella di rimanere fissati sul 4-3-1-2, in attesa di (imprevedibili, con il Mancio) sviluppi futuri.
Osservando Jovetic, non si può infine non parlare della sua fastidiosa tendenza ad infortunarsi. Dal 2007, per infortunio ha perso un totale di centodue partite tra Partizan Belgrado, Fiorentina e Manchester City. Da ormai due stagioni è tormentato da problemi alla coscia che in Inghilterra gli hanno fatto saltare ben 21 partite. Ci sono due aspetti però da considerare: dopo il terribile infortunio occorsogli nella stagione 2010/11, la rottura del legamento crociato, è tornato in campo e ha giocato le sue due miglior stagioni di sempre. Al ritorno in campo segna 14 gol in 27 partite e l’annata successiva si chiude con altri tredici gol. L’altro aspetto da considerare è il fatto che con Mancini i giocatori che hanno avuto noie muscolari (uno su tutti, Hernanes) sono riusciti a reintegrarsi in gruppo e a dare il meglio di loro. Consapevoli che non sempre un giocatore può risolvere la partita, Stevan Jovetic sbarca a Milano per ricominciare dove si era interrotto: sorprendendo tutti.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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