È stata una partita strana, quella che Roma e Inter hanno giocato all’Olimpico. Due squadre imperfette, che si sono affrontate a viso aperto e sono arrivato a un metro dalla vittoria, per poi arrendersi a un pareggio giusto per quello che si è visto in campo, al netto degli episodi arbitrali che fanno discutere, soprattutto per il solito, tremendo utilizzo del VAR. Alla Roma manca un calcio di rigore evidente, per un contrasto tra D’Ambrosio e Zaniolo. Rocchi non fischia, né il VAR richiama l’attenzione dell’arbitro. Sugli sviluppi dell’azione successiva, l’Inter trova il gol del primo vantaggio e la gara cambia. Uno sliding door interessante, decisivo se la squadra di Spalletti avesse avuto la lucidità di gestire in modo migliore il secondo tempo. Così non è stato e l’Inter perde un’occasione importante per tenere il passo del Napoli che stasera affronterà l’Atalanta in un Monday Night complicatissimo. La risposta dopo la sanguinosa sconfitta di Wembley c’è stato, soprattutto a livello di uomini: la squadra gira, giostra uomini e moduli, le manca un pizzico di malizia che sembrava acquisita nel ciclo di partite a seguito della rimonta contro il Tottenham. Manca ancora qualcosa, ma l’Inter c’è e combatte.
NESSUN PRIGIONIERO - Spalletti fa scendere in campo un’Inter coraggiosa, con un tasso tecnico interessante. Il centrocampo a tre con Borja, Joao Mario e Brozovic ha come intenzione quella di macinare gioco, ma ha dei difetti strutturali che la Roma aggredisce con costanza. Zaniolo dà parecchi grattacapi ai centrocampisti nerazzurri perché attacca la profondità e li costringe a difendere all’indietro, decentrando spesso la squadra. Keita e Perisic lottano, ma l’ex attaccante della Lazio non riesce a tenere le distanze con Asamoah e spesso sulla fascia sinistra l’Inter è vulnerabile: è da questa situazione che Under troverà il pareggio, a inizio secondo tempo. Luci e ombre di avere un attaccante come Keita in campo: da esterno è congeniale per il gioco di Spalletti che chiede ai suoi laterali di accentrarsi e diventare punte de facto, situazione che porta allo 0-1 con cui si conclude la prima frazione. Dall’altro della medaglia, Keita non riesce a tenere il passo in fase difensiva: il black out di una frazione di secondo fa collassare la difesa dell’Inter e permette a Cengiz di ricevere da solo in mezzo a quattro: il gol che segna è un capolavoro, ma la squadra di Spalletti avrebbe potuto evitarlo.
LA RICERCA DEL PERISIC PERDUTO - Nonostante il pari, l’Inter continua a macinare gioco e preme a poco a poco sulla retroguardia della Roma. Il gioco sta nel verticalizzare il più in fretta possibile per prendere di sorpresa le linee difensive della squadra di Di Francesco, a volte sbadate nel tenere le distanze e creare uno schema difensivo omogeneo. Icardi ha la possibilità più di una volta di trovarsi a tu per tu con Olsen, ma Manolas è bravo a seguirlo fino alla fine. La partita cambia quando la Roma effettua il primo cambio, Santon per Kluivert, che fa passare la Roma a tre dietro e scombussola gli equilibri della partita: Spalletti sposta Perisic a sinistra, lì dove l’Inter soffriva evidente perdite, e inserisce Politano per pungere in contropiede. E l’Inter ha la possibilità di colpire in una situazione di 5 vs 3, ma Perisic effettua le scelte sbagliate e la palla si perde in angolo. Fortunatamente proprio su quello stesso corner Icardi si troverà a saltare in solitaria per l’incornata dell’uno a due, altrimenti il rammarico a fine partita sarebbe stato ulteriore.
Perisic conclude la sua scialba partita all’ottantesimo, quando Spalletti non si accontenta del pari e fiuta una Roma traballante, in balia degli eventi. In una partita di cui era impossibile prendere il controllo, decide di mandare fuori giri il motore della sua Inter ed effettua due cambi offensivi: Lautaro e Vecino ridisegnano l’Inter in un 4231 che assomiglia in un 424, con Vecino che si sgancia spesso. Le distanza si allungano ancora, ma non c’è modo di segnare. L’Inter ritrova qualche certezza, soprattutto quella di poter contare sul trend positivo di giocatori come Joao Mario o Keita, ma al tempo stesso si deve iniziare una serie riflessione su Perisic: ha senso continuare a utilizzarlo in una certa maniera, omologando il suo lavoro a quello di Politano o lo stesso Keita? Il suo ruolo in fase difensiva è encomiabile, uno dei pilastri su cui si basa la difesa nerazzurra. Ma è sufficiente a fargli mantenere la maglia da titolare? Certo, un gol all’Allianz Stadium scaccerebbe diverse nuvole. Ma il finale di questo thriller lo scopriremo solo venerdì prossimo.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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