Grazie vecchio Orla, l'uomo che ha alzato la Champions (e Ibra no)

In silenzio. Senza mille scene, milioni di applausi e caterve di lacrime. Paolo Orlandoni appende i guantoni al chiodo, di conseguenza saluta anche l'Inter. Quell'Inter dove è cresciuto, poi ha lasciato e ripreso nel momento più bello. Un amore prima giovanile poi maturo, un uomo che nella giostra nerazzurra è amato da tutti. Buono come un pezzo di pane, sensibile, sempre al fianco dei compagni, sta al gioco, sorride a chi ne ha bisogno. Poi in porta, negli allenamenti, lo riscoprivi spesso autore di miracoli. Il vecchio Orla è uno di quelli che adorano tutti, indispensabile in un gruppo. La stima della gente nerazzurra ha sempre saputo guadagnarsela, che brividi quando la Curva Nord cantava il suo nome nelle celebrazioni di quell'Inter-Siena, quando Mourinho lo mandò in campo come omaggio.

Non lo vedrete in prima pagina sui giornali, non gli dedicheranno fiumi di parole e pianti da cataclisma. Ma Paolo Orlandoni lascia l'Inter urlando al mondo che ama la Beneamata, continuando a dare il suo contributo. Da uomo meraviglioso, prima che da portiere meraviglioso. Una persona normale, umana, in un mondo di irraggiungibili titani pluritatuati. Che meraviglia. Orlandoni ti riporta sulla terra, ti fa capire l'importanza di un sorriso. Paolo nella vita ha vinto tante battaglie anche fuori dal campo, sul terreno di gioco le sue soddisfazioni ha saputo togliersele. Va via da campione silenzioso, mai fuori dalle righe, sempre lì a fare da amico di tutti, da papà di qualcuno, da portiere dell'Inter. E allora lo salutiamo anche noi senza urlare, come piace a lui. Ah, magari qualcuno dia una spolverata alla voce palmares per il signor Orlandoni. Tanti trofei, uno grande, con le orecchie larghe. Lo vedete qui accanto. Paolo quella Coppa l'ha alzata, un certo Ibrahimovic no. Storie di calcio, storie di vita. Storie comunque bellissime. Grazie di tutto vecchio Orla, uno che ci lascia con un "per sempre forza Inter". Un uomo speciale.