Le 'parrocchie' nerazzurre mica sono tutte uguali. Per dire: ammesso e non concesso che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di notorie simpatie interiste, si sia 'sbilanciato' - almeno a dar retta alla versione della portavoce del ministero degli Esteri russo - a pronunciare delle "espressioni blasfeme" su delicate materie belliche del passato e non magari anche sull'esito di Juve-Inter, non ci si può non interrogare su un lato finora sconosciuto del carattere del Toro Martinez. Quello che Lautaro ha reso di pubblico dominio proprio al termine del derby d'Italia. Allorché il 10 nerazzurro è stato immortalato - con immagini non supportate, però, dall'audio - mentre si lasciava andare ad una serie 'colorita' di imprecazioni blasfeme proprio davanti all'occhio "invasivo" (Zazzaroni dixit...) della telecamera.
E se non fosse intervenuto a stretto giro il giudice sportivo per applicare un precedente disciplinare di 'impunità' riconducibile al romanista Cristante - in punta di diritto col dogma "No audio, no penalty!" - ci si sarebbe magari ritrovati a dover fronteggiare a brutto muso gli assertori della Marotta League. Con quei complottisti un tanto al chilo che non solo si sarebbero potuti spingere ad ingaggiare i migliori lettori di labiale del globo terracqueo, ma anche a costituire un presidio permanente di protesta davanti ai cancelli di Appiano Gentile o financo in prossimità della sede nerazzurra di Viale della liberazione. Non è, però, dato sapere se la società nerazzurra - scherzando, ma non troppo - si sarebbe eventualmente premunita facendo posizionare dei cavalli di frisia od altre barriere dissuasive... In ogni caso, si sarebbe trattato di iniziative e marenghi spesi invano: un po' come quelli introitati da uno stuolo di avvocati azzeccagarbugli per intentare l'ennesima indicibile causa bianconera persa contro i nerazzurri...
Va però da sé che, a prescindere da quel precedente romanista di 'bestemmie mute' che ha garantito al puntero argentino - a termini di regolamento - di non incorrere in nessuna giornata di squalifica, emerga ora un rilievo oggettivo. Ossia che ad Appiano sussisterebbe forse una necessità in più: quella di estirpare un'inaspettata (e riprovevole) indole blasfema di qualche giocatore. Taluni potrebbero pure andare oltre, fino a caldeggiare anche l'ingaggio di una sorta di 'esorcista', giusto per allontanare dall'armeno (che correva come un treno...) il "demone della troppa sincerità"... Ma non è il caso di argomentarne ulteriormente.
Piuttosto, per (tentare di) smentire la prima tesi - quella di un'affatto nota inclinazione alla blasfemia - potrebbe risultare quanto meno consolante la constatazione che almeno Lautaro Martinez NON abbia, di sicuro, origini nordestine. Dunque con un'estrazione geografica tale da far richiamare alla mente un illuminante estratto dell'orazione civile dedicata, quasi 30 anni fa, da Marco Paolini al disastro della diga del Vajont. Per la tirata in ballo della quale é doverosa, però, una piccola digressione esplicativa.
In quella memorabile orazione televisiva, l'attore bellunese ricordava infatti di come, all'epoca, nelle osterie di Erto e Casso - 2 paesini montani, ai confini tra Veneto e Friuli, in prossimità del bacino idrografico che fu teatro parziale della tragedia del 9 ottobre 1963 con quasi 2.000 vittime - si bestemmiasse con una regolarità impressionante. "Tanto che i 2 parroci hanno rinunciato ad estirpare le bestemmie, convinti che esulasse dalla loro missione pastorale" (cit.). E questo era un riscontro inoppugnabile perché, a quel punto - a detta ancora di Paolini - "la bestemmia non c'entra(va) più niente con la religione. C'entra(va) con la sintassi. Essa sostituisce tutti gli articoli e le congiunzioni tra una parola e l'altra. Cavi la bestemmia, non scorre più il discorso".
Ora, a dirla tutta, gioverebbe evidenziare che nella fattispecie nerazzurra - a discolpa ulteriore (si fa per dire) del giocatore argentino - le imprecazioni nel post derby siano state in 'modalità free': nel senso di configurabili come moccoli decontestualizzati, fine a sé stessi. Sì, insomma: esclamazioni riprovevoli di arrabbiatura feroce, non 'licenze di sintassi' del Nordest... Basterà allora questo distinguo semiserio per evitare l'eventuale convocazione ad Appiano del pur ultranovantenne don Mazzi - in qualità di padre confessore - il sacerdote forse più 'consigliabile' e non solo per mere questioni logistiche?
E pensare che - bestemmie da estirpare o meno - c'era stata solo qualche anno fa una vicenda analoga che avrebbe potuto mettere davvero i brividi a tifosi ed appassionati circa una possibile squalifica del Toro Martinez. Un precedente ove non ricorreva la religione, né la sintassi. C'entrava solo l'ennesima vicissitudine di un noto ex bianconero, ora capo delegazione della Nazionale azzurra di calcio: il 'poliedrico' Gianluigi Buffon...
Nell'archivio del sito, il sottoscritto ha rintracciato infatti un paio di news davvero succulente di cui, onestamente, non conservava memoria. Il 3 febbraio 2021 la Redazione dava conto di un "Buffon recidivo" - col rischio di un altro deferimento dopo il precedente di solo un paio di mesi prima - per via di un'espressione blasfema che sarebbe scappata all'allora portiere bianconero dopo un gol di Lautaro nella semifinale d'andata di Coppa Italia di quell'anno. Aggiungendo che - secondo la Gazzetta - si trattava di "un episodio non colto dal direttore di gara Calvarese (quello del rigore concesso al Cuadrado bianconero, decisivo per mandare la Juve in Champions, nel famoso "incrocio di gambe cercato" con Perisic del 2021, dunque con l'arbitro promosso poi a moviolista di Tuttosport...), ma non passato inosservato né inascoltato. Al contrario, 'ben amplificato dai microfoni piazzati a bordo campo'".
Salvo poi, appena 5 giorni dopo, dare notizia (da fonte Gazzetta, stavolta online) del mancato deferimento del portiere in quanto "per la Procura l'audio non è sufficientemente chiaro per procedere, quindi la questione si chiude qui".
Della serie: quando ci sono di mezzo gli zebrati di Torino, dai cosiddetti organi di giustizia preposti ci si può sempre aspettare di tutto. Anche 'scoprire' che pure loro - mica solo quelli del festival di Sanremo - potrebbero dimostrare di saper usare l'autotune alla stregua, se non 'meglio', del playback...
Orlando Pan
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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