In ossequio al famoso proverbio "Bisogna battere il ferro finché è caldo", pareva brutto che i nerazzurri potessero esimersi dal mettere in fila la terza vittoria consecutiva (Champions compresa) dopo l'inaspettata caduta nel derby. D'altronde mica sarebbe stata cosa buona e giusta lasciare briglia sciolta ai partenopei del fantino Conte (da non confondersi con Fantino Cocco, defunto giornalista storico del Calcio Padova...). Ciò che invece non si poteva certo immaginare era che quello stesso elemento chimico potesse ergersi, in qualche modo, a "protagonista" assoluto in campo e fuori. Non solo dello sviluppo - per interposta persona - di Inter-Torino, ma anche come simbolo della supposta usura di un modulo come il 3-5-2 inzaghiano, esposto - secondo l'ardita tesi di taluni - alla corrosione degli agenti atmosferici. Ma di questo scriverò dopo.
Andando con ordine, non si può che iniziare biasimando l'intervento falloso a dir poco sconsiderato del granata Maripan, del quale il sottoscritto non è parente manco in linea collaterale... Di fatto, un fabbro ferraio cileno assoldato dal Toro per forgiare, a modo suo, caviglie e qualsiasi altra superficie esposta degli arti inferiori dei suoi avversari. E per quanto quelli della sua parte - gli avvocati d'ufficio Vanoli e Godinho - abbiano provato a sostenere che il difensore cileno avesse peccato di mera ingenuità, stante l'intenzione di spezzare "solo" la monotonia del fraseggio nerazzurro, in realtà c'è mancato poco che a spezzarsi potesse essere la caviglia dx del malcapitato Thuram. E pensare che il sudamericano aveva cercato di pigolare con l'arbitro la scusa risibile che si trattasse del suo primo fallo. Messa così, un bel "E 'sti cazzi!" ci starebbe bene come il cacio sui maccheroni. Ad ogni buon conto, è doveroso rilevare come il cosiddetto karma abbia quasi voluto - con gli interessi di un terzo gol un po' fortunoso, ma a corollario di una sontuosa doppietta di testa - sanare subito cotanto rischio di vedere, al peggio, compromessa la carriera dell'attaccante nerazzurro.
In aggiunta, ci si potrebbe abbandonare ad altre 2 riflessioni, del tutto semiserie. LA PRIMA: per rintracciare tal Maripan, nella bacheca social dei granata devono aver affisso, a suo tempo, un'offerta di impiego indirizzata specificamente a forza lavoro cilena del settore metalmeccanico, possibilmente a soggetti discendenti da avi comunisti del periodo con Allende presidente (prima della dittatura di Pinochet...), dunque muniti di falce, ma soprattutto di (piedi a) martello... LA SECONDA: peccare di (sana e nostrana) dietrologia arbitrale ci sta pure. Ad esempio, opinando che, nell'immaginario collettivo dei non smemorati moviolisti nerazzurri, l'arbitro Abisso - nell'occasione addetto alla VAR, ma coadiuvato dall'assistente Aureliano (AVAR) - sia idealmente riemerso dai suoi fondali "simil-maiorchini". Abisso (nomen omen) in cui era precipitato al tramonto di quella sua contestatissima direzione in una non troppo datata Fiorentina-Inter. Mettendosi così forse in pari con la coscienza (la sua) e la memoria (quella del popolo nerazzurro) attraverso la segnalazione all'arbitro Marcenaro della gravità estrema - passibile di cartellino rosso e non solo giallo - dell'intervento "assassino" (che killer è termine troppo inflazionato...) del difensore granata su Thuram.
Quanto poi a quella stralunata tesi giornalistica evocata all'inizio, ci si riferisce giusto ad uno stralcio - riportato dalla Redazione di FcInterNews - di un articolo sull'Inter apparso sul Corsera di sabato nel quale si vagheggiava quanto segue: "(...) Però il continuo aggiornamento di Inzaghi su un modulo come IL 3-5-2 che PUÒ ARRUGGINIRSI PIÙ IN FRETTA DI ALTRI è evidente, a partire dalla spinta offensiva del trio difensivo". Non potendo, però, accedere alla lettura integrale del pezzo in oggetto - versione cartacea e/o quella ripresa online - non si capisce proprio perché l'ossido di ferro (volgarmente detto ruggine) potrebbe aggredire, più in fretta di altri, proprio il modulo tanto caro a Simone da Piacenza (se più in modalità tattico o stratega pregasi telefonare Arrigo, preferibilmente ore pomeridiane...). Ma si dubita fortemente che nel seguito dell'articolo ci fossero delle particolari argomentazioni che dessero una sufficiente spiegazione a quella che parrebbe proprio un'allusione del tutto gratuita.
Schifato e vituperato a livello europeo solo fino a qualche decina di mesi fa - con diffuse diffidenze anche entro i crinali alpini nostrani (compresa quella dello scrivente...) - il modulo con la difesa a 3 nelle sue varie declinazioni tattiche (3-4-2-1/3-4-3/3-4-1-2/3-5-2) è stato via via sposato da fior di tecnici che frequentano abitualmente la Champions League. Anche se con la giusta ortodossia. Per rifarsi all'attuale classifica unica di questa competizione, si contano - esclusi Inzaghi (col 3-5-2) e Gasperini (coi 3-4-1-2 e 3-4-2-1) - allenatori del calibro di Alonso (Bayer Leverkusen: 3-4-2-1), Guardiola (Man. City: 3-4-2-1 ma anche 4-2-3-1), el Cholo Simeone (Atletico Madrid: 3-4-2-1/3-5-2/3-4-3), Amorim (Sporting Lisbona, capolista in Portogallo a punteggio pieno dopo 8 giornate col modulo 3-4-3) ed altri ancora. Pertanto se ne deduce che il modulo tattico di Simone Inzaghi è, in pratica, di quasi suo esclusivo utilizzo, avendo peraltro permesso all'Inter di raggiungere - a parte i successi in ambito nazionale - altri prestigiosi obiettivi in campo europeo come la finale di Champions del 2023 ed un paio di ottavi a cavallo di quella stagione. Mentre, per dire, nel biennio col despota salentino in panchina i nerazzurri erano usciti dalla Champions sempre ai gironi. Dunque quelli del Corsera dovrebbero "degnarsi" di spiegare - se già non l'hanno fatto ad incolpevole insaputa dello scrivente - perché la ruggine potrebbe intaccare il modulo 3-5-2 più in fretta di altri.
Dopo il ferro battuto ancora caldo, le orride "licenze" di campo del fabbro ferraio cileno e l'ossido di ferro corrosivo ad modulom (mi si passi il latinorum...), al 96.mo di Inter-Torino ha comunque prevalso la volontà ferrea dell'Inter di portare a casa 3 punti d'oro. Alla faccia di chi vorrebbe vedere i nerazzurri "retrocessi" - per quanto idealmente - all'età del ferro...
P.S.: non so se qualcuno l'ha già scritto o fatto notare. Se così non fosse, riporto "in anteprima" una personale percezione: la dinamica dello scontro tra Douglas Luiz e Piccoli in Juve-Cagliari è esattamente la fotocopia di quella dell'impatto fra Iuliano e Ronaldo del 1998. E ho detto tutto!
Orlando Pan
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