Era il 2 marzo 1980 quando San Siro diventava lo stadio 'Giuseppe Meazza'. E a scoprire la targa fu Federico Jaselli Meazza, nipote all'epoca 11enne dell’eterno Pepìn. Proprio lui ha parlato alla Gazzetta dello Sport della situazione relativa alla demolizione dello stadio per costruirne uno nuovo di zecca nella stessa zona.

Federico, che giorni sono questi per la sua famiglia dopo che il 'Meazza' è stato venduto?
"Sono i giorni di tutta Milano... Un po’ sospesi, pieni di dubbi e con un po’ di amarezza familiare, anche se non sappiamo ancora cosa ci riserverà il futuro. Lo stadio, però, è un pezzo di storia, anzi preferisco dire così: il nome dello stadio è un pezzo di storia. Non parliamo solo di cemento e gradoni, ma di cultura e sentimenti che appartengono a Giuseppe Meazza, a chi lo applaudiva e chi oggi ne sente ancora parlare. Ne parlo spesso con mia madre che abita a Milano: il vero dispiacere non è tanto pensare che venga abbandonato, ma che venga demolito. È come se fosse la “nostra” casa, nel senso più personale e familiare del termine".

L’architetto Stefano Boeri, interista come lei, ha detto che il nuovo stadio dovrebbe chiamarsi ancora “Giuseppe Meazza”: pensa che possa andare così?
"Non so quale sarà la direzione, e noi, come famiglia, auspichiamo che il nome venga mantenuto perché... sacro. Meazza è un simbolo di Milano, unisce le due squadre in tutto il mondo. Una volta in un pub di una cittadina inglese, leggendo il mio documento, il barista che spillava una pinta mi disse: “Meazza come il campione?”. Qui in Spagna, poi, tutti chiamano lo stadio con il nome del nonno più che San Siro. Eppure, sono realista, immagino sia complicato conservare tutto come prima viste le esigenze degli sponsor. Spero che si faccia almeno altro...".

Che intende?
"Si può omaggiare e rispettare la storia in tanti modi. Sono sicuro che sia Oaktree che RedBird conoscano la persona a cui è dedicato il teatro in cui si esibiscono loro squadre. Anche se è ancora prematuro, sarebbe bello che un giorno gli venisse intitolata almeno una parte del nuovo impianto, magari una tribuna. E poi teniamo tutti molto alla famosa targa di fronte a cui turisti, tifosi curiosi fanno spesso una foto ricordo. Andrebbe smontata, tenuta come una reliquia, e riposizionata: sarebbe un legame tra vecchio e nuovo, grande passato e futuro da scrivere. Possono sembrare solo oggetti, come le medaglie e le scarpe conservate nel museo, ma raccontano la storia di un campione. E di un nonno felice ogni volta che entrava allo stadio".

Chiuda gli occhi, si immagini nel 2032 mentre entra nel nuovo San Siro: cosa proverà?
"Stordimento, emozione perché sarà comunque un grande giorno, sperando di leggere da qualche parte Giuseppe Meazza. Ma non sarà casa. Sarà un grande teatro, ma non la “mia” casa".
 

Sezione: Rassegna / Data: Mer 08 ottobre 2025 alle 11:16 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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