La Gazzetta dello Sport incensa Mateo Kovacic, che però - secondo la rosea - predica nel deserto. "La squadra di Mazzarri è un inno all’improvvisazione: il problema è che, se Kovacic tratta il pallone come faceva Charlie Parker con il sassofono (un genio assoluto), altrettanto non si può dire dei suoi compagni: impacciati, spesso in ritardo quando devono dettare il passaggio, mai precisi e puntuali".

Poi ecco lo snocciolare numeri a supporto della tesi. "Schierato nella classica posizione di mezzala sinistra, il croato tocca 97 volte il pallone: ciò significa che è sempre nel vivo del gioco, che non si nasconde, che si propone per il disimpegno e per il ricamo in zona avanzata. E poi ci sono 74 passaggi (solo 8 sbagliati) con i quali il ragazzino innesca una volta Hernanes, una volta Palacio, una volta Icardi, una volta Dodò. Non trascura nessuno, Kovacic: batte tutte le strade per trovare quella giusta. Le qualità tecniche si possono spiegare anche con le aride cifre: 2 passaggi filtranti, 1 lancio positivo, 6 sponde e addirittura 5 occasioni create. Se si spegne lui, per l’Inter è davvero notte fonda. Qualcuno mugugna: porta troppo il pallone, dovrebbe essere meno egoista... Balle. Kovacic, come tutti i numeri 10 degni di tale maglia, sa che cosa fare quando ha il pallone tra i piedi: non è mai banale, mai fine a stesso. Sono 7 i dribbling tentati (4 riusciti e 3 sbagliati) e ogni volta che il croato supera l’avversario diretto (va sempre ricordato) l’Inter ha la possibilità di sfruttare la superiorità numerica in una zona calda del campo. A chi si lamenta perché difende poco, Kovacic consegna questi dati: 6 recuperi e 3 contrasti vinti. D’accordo che ci sono anche da considerare i 20 palloni persi (e su questo aspetto deve ancora lavorare), ma sono dettagli trascurabili". 


 

Sezione: Rassegna / Data: Gio 30 ottobre 2014 alle 13:22 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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