"Sono l’allenatore più vecchio della Serie A. E per me è un onore. Aggiunga anche che sono il meno pagato". Parla così Aurelio Andreazzoli, tecnico dell'Empoli, intervistato dalla Gazzetta dello Sport.

Si parla spesso della sua ultima partita sulla panchina dell’Empoli, a Milano contro l’Inter di Spalletti nel 2019: un k.o. che coincise con la retrocessione, ma con 70.000 tifosi nerazzurri ad applaudire la sua squadra.
"Per un soffio non sono riuscito a completare la rincorsa salvezza. Quando, in quella stagione, sono tornato alla guida della squadra abbiamo marciato a una media da paura, 1.8 punti a partita. Sono tornato per chiudere un cerchio e per cercare di tenere l’Empoli in Serie A".

Iniziate il campionato affrontando Lazio e Juve.
"Niente male, vero? Se ti avvicini a queste squadre con la paura di perdere hai già perso".

Cosa ha insegnato l’Europeo?
"A parte Mancini non c’erano tante persone che all’inizio credevano nell’Italia. Eppure gli azzurri hanno vinto perché ci hanno creduto, perché hanno creato un gruppo fantastico. Erano una “banda che suonava in maniera splendida la stessa musica”. Non erano i più forti. Non c’erano in squadra stelle dal nome altisonante. Ma erano il gruppo più forte. E questo spero che valga anche per l’Empoli. Il gruppo c’è. È vero, è sano".
Sezione: Rassegna / Data: Mer 11 agosto 2021 alle 13:17
Autore: Alessandro Cavasinni
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