Fabrizio Ravanelli, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ha ricordato alcuni passaggi della sua carriera tra Italia ed estero, ma ha pure sottolineato la sua ammirazione per Francesco Pio Esposito, baby attaccante dell'Inter.

Fabrizio Ravanelli da Mugnano, Perugia.
"Il mio villaggio, da lì sono partito. A 12 anni entrai nel settore giovanile del Perugia, all’epoca una società di vertice del calcio italiano. C’era stato il Perugia di Castagner, secondo classificato e imbattuto nell’anno dello scudetto della stella del Milan (nel 1979, ndr ). E al Perugia era poi venuto Paolo Rossi. Facevo tanti gol e scalavo le gerarchie".

Prima del Natale del 1988, successe qualcosa.
"Il Perugia non era più quello di prima, c’erano state le retrocessioni, eravamo in C1. Accadde che a dicembre la Nazionale giocò allo stadio Curi un’amichevole (Italia-Scozia 2-0, ndr ) e, prima della partita, a noi ragazzi del Perugia venne permesso di entrare negli spogliatoi degli azzurri. Su uno dei lettini per i massaggi, di quelli che usavamo noi, trovai Gianluca Vialli, il mio idolo. Mi ispiravo a lui, mi piaceva come giocava e la grinta che ci metteva. Glielo dissi, e lui mi chiese: “Che numero di scarpe hai?”. Risposi che portavo il 43. “Anch’io!”, esclamò. Poi rovistò nella borsa, estrasse un paio di Asics e me le regalò. Le conservo gelosamente, quelle scarpe".

C’è un giocatore in cui oggi si rivede?
"Pio Esposito dell’Inter: mi piace la sua combattività. Se impara a difendere, ad attaccare i difensori come facevamo Vialli ed io... Uno in cui mi sono immedesimato però c’è stato anni fa e parlo di Mario Mandzukic della Juve. Mi ritrovavo proprio nella sua voglia di lottare fino alla fine".
 

Sezione: News / Data: Mar 02 settembre 2025 alle 13:24 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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