Azione militare, possibilità di inquinamento delle prove, rischio di nuovi reati. E poi: «il Rosso» con le ore contate, altri ultrà ascoltati in Questura tra cui Nino Ciccarelli, fondatore del gruppo ultrà nerazzurro Viking, pluridaspato, interrogato come persona informata dei fatti e poi in serata indagato per rissa aggravata. E ancora: «il Gigante» minacciato e le ricerche sull’auto che ha investito Belardinelli vicine alla soluzione.

C’è tanta carne al fuoco nella giornata di indagini di ieri relativamente alla notte di violenza prima di Inter-Napoli. Doveva essere il giorno della possibile scarcerazione dei tre tifosi arrestati - scrive la Gazzetta dello Sport - e invece il Gip Guido Salvini ha confermato le misure cautelari perché – si legge nell’ordinanza – «gli indagati potrebbero concorrere alla dispersione di elementi probatori indispensabili, e al condizionamento dell’acquisizione di ulteriori prove dichiarative». E, peggio ancora, «vi è il concreto ed attuale pericolo che gli stessi possano commettere altri delitti della stessa specie». Dunque, restano dentro Francesco Baj, Simone Tira e Luca Da Ros: tutti e tre si sono riconosciuti nei filmati degli inquirenti. Quest’ultimo, «il Gigante», è il tifoso interista appartenente al gruppo dei Boys che con le sue dichiarazioni ha tirato in ballo «il Rosso», Marco Piovella, leader degli stessi Boys, attualmente indagato a piede libero. Ma per il suo arresto, filtra dagli ambienti investigativi, è questione di ore: possibile che già oggi arrivi la misura cautelare. Il pressing degli inquirenti sul mondo ultrà è asfissiante.

Ciccarelli, 49 anni, per tutti Nino, è un nome di spicco del mondo ultrà. Per Da Ros e la sua famiglia, invece, si pone il problema della sicurezza: su diverse piattaforme social «il Gigante» è stato minacciato, «reo» di aver fatto i nomi e favorito la ricostruzione dell’accaduto. L’attacco Ricostruzione di fatti che – scrive il Gip Salvini nella sua ordinanza – «non sono un “normale” scontro tra gruppi di tifosi», ma «un’azione di stile militare preordinata e avvenuta a distanza dallo Stadio Meazza tendendo un agguato ai tifosi della squadra opposta», «frutto di una “sottocultura sportiva di banda” che richiama piuttosto, per la tecnica usata, uno scontro tra opposte fazioni politiche».

Salvini poi ha definito i contorni del piano premeditato tracciato da Da Ros. I capi ultrà di Boys, Viking e Irridubili, abbandonato il ritrovo del «baretto», si sono mossi verso il pub Cartoons, in via Emanuele Filiberto. Da lì hanno impartito ordini agli autisti di una ventina di auto, solo in apparenza scollegate tra di loro. Queste auto hanno poi preso a bordo 4-5 ultrà, alcuni anche in centro città, lasciandoli in via Fratelli Zoia, nei pressi del parco del Fanciullo dove erano nascoste le armi. Il segnale per l’assalto ai napoletani era l’esplosione di un petardo. Poi l’attacco e il ritorno alla base «con le medesime modalità». L’auto «Purtroppo – scrive Salvini – nessuno degli attuali indagati sembra aver assistito direttamente al momento in cui Belardinelli viene travolto da una vettura». Qui le ricerche sull’autista dell’Audi A3 sono a un punto di svolta. Tutti gli interrogati raccontano di aver visto l’auto passare sopra «Dede», senza nessuno che sappia dire come lo stesso ultrà del Varese sia finito a terra. Ecco perché non va esclusa l’eventualità che possa esserci coinvolta anche una seconda auto. «Faccio un appello a questa persona che ha investito mio figlio: costituisciti», ha chiesto il padre di della vittima, Vincenzo Belardinelli. Ma potrebbe non essere necessario.

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Sezione: News / Data: Lun 31 dicembre 2018 alle 10:45
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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