Intervistato da Fanpage, Roberto Nestor Sensini, ex difensore di Udinese, Parma e Lazio, ha parlato anche di Simone Inzaghi.
Lei ha dovuto marcare anche Ronaldo…
"Il Fenomeno! Nel suo primo anno all'Inter era immarcabile. Per fermarlo serviva il lavoro dell'intera difesa, come succede oggi con Messi, Neymar e Mbappé. Ricordo un Inter-Parma nel quale in un fazzoletto fece fuori tre di noi, io lo potevo solo guardare (ride)".
Poi, purtroppo, lei fu testimone dell'orrendo infortunio al ginocchio del fenomeno.
"Fu all'Olimpico contro la Lazio. Io ero dietro di lui, che andava verso la porta marcato da Fernando Couto. Sentii subito il crack del suo ginocchio, fu scioccante. È stata una delle cose più brutte che mi siano mai capitate in un campo di calcio".
Quella Lazio alla fine avrebbe vinto uno storico Scudetto. E oggi molti di quei campioni d'Italia sono allenatori importanti.
"Guarda, per quanto riguarda Simeone, Mancini, Almeyda e anche Mihajlovic, sapevo che sarebbero diventati tecnici di rilievo. Loro allenavano già in campo, vedevi come amavano dare istruzioni. E anch'io lo facevo. Su tutti il Cholo, era uno che parlava di calcio anche dopo le partite, analizzando tutto. Ma Simone (Inzaghi ndr) non mi aspettavo che potesse diventare così bravo da tecnico, così come Conceiçao, oggi affermatosi al Porto".
Qual è la grande differenza tra un tecnico affermato come Simeone e uno in rampa di lancio come Inzaghi?
"Il Cholo vedeva calcio ovunque. Oggi i ragazzi che giocano a calcio pensano più alla tecnologia e non agli aspetti tecnici e tattici del gioco una volta finito l'allenamento o la partita. Lo vedo anche in mio figlio. I giovani non guardano le partite con attenzione, anche se è vero che oggi ci sono più distrazioni rispetto ai miei tempi. Simone l'ho conosciuto da giovane, non pensavo davvero potesse fare questa scelta. E invece è stato bravissimo a partire dalla Primavera della Lazio fino ad arrivare in prima squadra e ottenere ottimi risultati. E oggi sta facendo benissimo all'Inter".
Un'Inter che sembra essere la favorita alla vittoria dello Scudetto.
"Credo che l'Inter stia dando il via a un ciclo, prendendo il posto della Juventus. La differenza con le sue rivali esiste, perché la Juve non è quella di qualche anno fa e le altre sembrano essere un po' più indietro. Anche se va ricordato che il Milan di Pioli sta facendo bene, così come il Napoli del mio amico Luciano Spalletti, con il quale mi sento spesso e che anni fa all'Inter mi chiese proprio di Lautaro Martinez".
Lautaro, appunto. Il centravanti dell'Inter è quello di un'Argentina che con lui sembra aver risolto un rebus in punta dopo anni d'insoddisfazioni con Higuain, Aguero e Icardi.
"Lautaro è uno dei centravanti più forti del mondo. Ha tecnica ed è un ottimo finalizzatore. È un bomber vero che attacca benissimo lo spazio e in area non guarda in faccia nessuno. In alcuni movimenti mi ricorda anche il primo Tevez, soprattutto nei tiri al volo. E ora è il giusto titolare dell'attacco della nazionale".
Nella sua Argentina, invece, Paulo Dybala stenta a trovare posto. E adesso persino la sua permanenza alla Juventus è in bilico, vista la fine del contratto a giugno.
"A discolpa di Dybala va detto che non è facile diventare leader della Juve. Io lo conosco poco ma lo vedo come una persona molto tranquilla e calma. Per me è un leader in campo a livello tecnico, ma è anche vero che è difficile ottenere lo status e l'aura di giocatori come Del Piero o Baggio, che l'hanno preceduto in bianconero con la numero 10. Ma per l'età che ha è un capitale del quale la Juve non si può privare. È un giocatore troppo importante per farlo andar via".
Lei ha dovuto marcare anche Ronaldo…
"Il Fenomeno! Nel suo primo anno all'Inter era immarcabile. Per fermarlo serviva il lavoro dell'intera difesa, come succede oggi con Messi, Neymar e Mbappé. Ricordo un Inter-Parma nel quale in un fazzoletto fece fuori tre di noi, io lo potevo solo guardare (ride)".
Poi, purtroppo, lei fu testimone dell'orrendo infortunio al ginocchio del fenomeno.
"Fu all'Olimpico contro la Lazio. Io ero dietro di lui, che andava verso la porta marcato da Fernando Couto. Sentii subito il crack del suo ginocchio, fu scioccante. È stata una delle cose più brutte che mi siano mai capitate in un campo di calcio".
Quella Lazio alla fine avrebbe vinto uno storico Scudetto. E oggi molti di quei campioni d'Italia sono allenatori importanti.
"Guarda, per quanto riguarda Simeone, Mancini, Almeyda e anche Mihajlovic, sapevo che sarebbero diventati tecnici di rilievo. Loro allenavano già in campo, vedevi come amavano dare istruzioni. E anch'io lo facevo. Su tutti il Cholo, era uno che parlava di calcio anche dopo le partite, analizzando tutto. Ma Simone (Inzaghi ndr) non mi aspettavo che potesse diventare così bravo da tecnico, così come Conceiçao, oggi affermatosi al Porto".
Qual è la grande differenza tra un tecnico affermato come Simeone e uno in rampa di lancio come Inzaghi?
"Il Cholo vedeva calcio ovunque. Oggi i ragazzi che giocano a calcio pensano più alla tecnologia e non agli aspetti tecnici e tattici del gioco una volta finito l'allenamento o la partita. Lo vedo anche in mio figlio. I giovani non guardano le partite con attenzione, anche se è vero che oggi ci sono più distrazioni rispetto ai miei tempi. Simone l'ho conosciuto da giovane, non pensavo davvero potesse fare questa scelta. E invece è stato bravissimo a partire dalla Primavera della Lazio fino ad arrivare in prima squadra e ottenere ottimi risultati. E oggi sta facendo benissimo all'Inter".
Un'Inter che sembra essere la favorita alla vittoria dello Scudetto.
"Credo che l'Inter stia dando il via a un ciclo, prendendo il posto della Juventus. La differenza con le sue rivali esiste, perché la Juve non è quella di qualche anno fa e le altre sembrano essere un po' più indietro. Anche se va ricordato che il Milan di Pioli sta facendo bene, così come il Napoli del mio amico Luciano Spalletti, con il quale mi sento spesso e che anni fa all'Inter mi chiese proprio di Lautaro Martinez".
Lautaro, appunto. Il centravanti dell'Inter è quello di un'Argentina che con lui sembra aver risolto un rebus in punta dopo anni d'insoddisfazioni con Higuain, Aguero e Icardi.
"Lautaro è uno dei centravanti più forti del mondo. Ha tecnica ed è un ottimo finalizzatore. È un bomber vero che attacca benissimo lo spazio e in area non guarda in faccia nessuno. In alcuni movimenti mi ricorda anche il primo Tevez, soprattutto nei tiri al volo. E ora è il giusto titolare dell'attacco della nazionale".
Nella sua Argentina, invece, Paulo Dybala stenta a trovare posto. E adesso persino la sua permanenza alla Juventus è in bilico, vista la fine del contratto a giugno.
"A discolpa di Dybala va detto che non è facile diventare leader della Juve. Io lo conosco poco ma lo vedo come una persona molto tranquilla e calma. Per me è un leader in campo a livello tecnico, ma è anche vero che è difficile ottenere lo status e l'aura di giocatori come Del Piero o Baggio, che l'hanno preceduto in bianconero con la numero 10. Ma per l'età che ha è un capitale del quale la Juve non si può privare. È un giocatore troppo importante per farlo andar via".
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