Dopo le parole di De Santis, arrivano anche quelle di un altro ex arbitro coinvolto in Calciopoli. Il Corriere dello Sport ha intervistato Tiziano Pieri, pure lui accantonato dopo lo scandalo. 

I Carabinieri a Coverciano, i suoi colleghi con gli occhi lucidi, la distribuzione degli avvisi di garanzia. Pensò: è capitata agli altri e non a me? 
"Quel giorno fummo scossi anche noi che non c’entravamo nulla. Fu bravo Lanese, i Carabinieri del “Rono” (Reparto Operativo Nucleo Operativo, soprannome del Nucleo operativo dell’Arma) volevano radunare tutti in aula magna, lui pretese la lista solo di quelli che erano destinatari di quelle lettere. Li consolai, quelli con i quali ero più in confidenza. A qualcuno dissi: “non preoccuparti, è una bischerata”. Invece...". 
 
Assolto per la giustizia sportiva, assolto per quella ordinaria. Ha pagato un pezzo molto alto... 
"Nel 2006, in quello scandalo che sembrava la fine del calcio in Italia, non è stata dimostrata una sola partita comprata. Prendete invece il Calcioscommesse: ci sono giocatori che hanno ammesso di aver taroccato le partite, eppure ora giocano in Serie A. Sia chiaro, non ce l’ho con loro, è giusto concedere a chi ha sbagliato una seconda possibilità. Ma a chi, invece, di sbagli non ne ha commessi?". 
 
Lei è stato il primo arbitro, o fra i primi, il cui nome è uscito in una intercettazione. Lo chiedeva Moggi a Pairetto, «al Berlusconi, Pieri, mi raccomando». A distanza di tempo, che effetto fa anche solo rileggere certe dichiarazioni? 
"Fino a qualche tempo fa mi arrabbiavo, adesso ho metabolizzato. Di sicuro non ho mai parlato con un dirigente, non c’è una telefonata che lo dimostri". 
 
E’ mai esistita davvero Calciopoli? 
"Se guardi le polemiche, le dichiarazioni dell’ultima settimana, il caso Higuain, quello che ha riguardato Bonucci, ditemi voi cosa è cambiato? Se uno fosse catapultato dal 2006 al 2016, direbbe non è cambiato nulla, gira la stessa ipocrisia". 
 
Il Pieri arbitro non la manda giù... 
"L’Aia parla sempre di famiglia, ma quando c’è un problema scappano tutti. Lo schema è sempre lo stesso: quella che loro ritengono una pecora nera, viene isolata per fare in modo che le altre vengano considerate bianche... Non gli perdonerò mai, però, di aver fatto figli e figliastri. Fuori le pecore nere, ma quelle che loro ritenevano grigie sono rientrare nel gregge. L’allora presidente Gussoni ha violato i regolamenti, cosa assurda per un arbitro che dovrebbe farli rispettare, per darmi il terzo periodo di sospensione, dopo avermi detto la mattina “preparati per i test atletici, per me puoi rientrare”. Poi certo Collina se ne lavò le mani". 
 
C’è una cosa che non rifarebbe? 
"No, non mi pento di nulla. Neanche degli errori tecnici, perché un arbitro impara da quelli. Forse, quando sono tornato ad arbitrare, dovevo essere io a farmi da parte, anche se i miei avvocati mi dicevano che sarebbe stata un’ammissione di colpevolezza. Ma non ero più io, non ne avevo più dentro. Forse non ho avuto la stessa forza che ha avuto un Rocchi, bravissimo per tutta quella stagione". 
 
Riuscirà a chiudere Calciopoli nel cassetto? 
"Mai, farò la fine del giapponese che esce dalla foresta. Ma Calciopoli non finirà mai perché mi ha tolto una parte di vita". 
 

Sezione: News / Data: Mar 12 aprile 2016 alle 19:30 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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