Torna a parlare Andrea Stramaccioni e lo fa in esclusiva al Corriere della Sera. E il tecnico ha affrontato anche l'argomento Inter, sua ex squadra.

Stramaccioni, dica la verità: se lo sarebbe mai aspettato che un giorno ci sarebbero stati disordini di piazza per convincere i proprietari del suo club a trattenerla?
"Confesso: nemmeno nelle mie più sfrenate fantasie".

Fino a pochi mesi fa, Andrea Stramaccioni da Roma, classe 1976, enfant prodige del calcio italiano, nemmeno sapeva che in Iran la passione per il calcio potesse arrivare a tanto. Anzi, nemmeno lo conosceva, il calcio iraniano.
"È vero. Quando arrivò l’offerta dell’Esteghlal la prima cosa che pensai fu: l’Iran?!?".

È diventato un ragazzo prodigio della panchina. E ha scoperto l’invidia di alcuni colleghi...
"Se qualche allenatore più anziano mi ha criticato perché non mi ritiene bravo o all’altezza, accetto e rispetto le opinioni di tutti. Ma se mi dicono che “non ho fatto gavetta” mi viene da ridere, perché a differenza della maggior parte di chi allena in serie A o B non ho mai giocato da professionista, non ho parenti o amici che hanno vissuto il calcio a grandi livelli, ho due genitori insegnanti, ho iniziato ad allenare a 23 anni sui campi di terra di periferia in una squadra giovanile dilettante che neanche esiste più, si chiamava Az Sport e a volte facevamo fatica ad arrivare a 11 giocatori... Insomma, mettiamoci d’accordo su cosa sia questa benedetta gavetta".

Poi è arrivata la chiamata di Massimo Moratti.
"La persona a cui devo tutto. Solo chi non ha mai parlato di calcio con Massimo Moratti non può capire il suo livello di competenza".

Si è mai chiesto se la panchina dell’Inter non sia arrivata troppo presto? Non ha avuto paura di bruciarsi, subentrando a Ranieri?
(risata) "Avrei mai potuto dire di no a Moratti? Non scherziamo... Come diceva Totò, “mi sarei sputato in faccia per tutta la vita”".

Il giovane Stramaccioni aveva la presunzione di poter vincere subito con l’Inter?
"Il giovane Stramaccioni era un giovane inesperto allenatore che aveva avuto la fortuna di trovarsi in uno spogliatoio di campioni incredibili, Zanetti, Mi-lito, Cambiasso, Samuel, Stankovic, Sneijder, Chivu, Lucio, Maicon, Julio Cesar... serve che continui? Furono loro che indirettamente mi riconfermarono per la stagione seguente, il resto sono chiacchiere".

Otto vittorie consecutive, come Trapattoni, Simoni e Ranieri, il 3-1 in casa della Juventus di Conte. E poi che cosa è successo?
"Me lo sono chiesto spesso. Mi sono dato tre risposte: uno, l’incredibile serie di infortuni che ha colpito la squadra da gennaio ci ha penalizzati; due, l’imminente cessione della società a Thohir ha destabilizzato il club; tre, la mia inesperienza mi portò a commettere diversi errori".

Si raccontava di una sua leggendaria lite con Cassano.
"Accadde di fronte a diverse persone, quindi sì, inutile negarlo. Sono cose che capitano in uno spogliatoio, ma oggi non lo rifarei".

Che cosa è accaduto esattamente con l’Esteghlal?
"Purtroppo c’erano irregolarità tecniche dei pagamenti, e non parlo di un ritardo ma della forma. E questa situazione era conosciuta dal management fin dall’inizio. Sicuramente alla base ci sono le difficoltà dovute alle sanzioni imposte all’Iran a livello politico. Non era legalmente più possibile andare avanti".

Che cosa si porterà in Italia dall’Iran?
"Un’esperienza unica, in una terra affascinante e piena di storia. Molto diversa da come viene descritta. I segni dell’Impero Persiano, Persepolis, la culla della civiltà, Shiraz, Isfahan sono solo alcune delle meraviglie persiane. E l’accoglienza della gente per lo straniero è qualcosa di incredibile".

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 15 dicembre 2019 alle 11:00 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print