One down, six to go. Conte ieri aveva avvisato tutti: queste sette gare in ventitré giorni ci diranno chi siamo. L’Inter esce vittoriosa dal primo impegno di questo mini ciclo di partite soffrendo contro l’Udinese di Tudor, gagliarda fino al 90’ nonostante l’uomo in meno - che sciocchezza, De Paul. Al di là dei tre punti, Conte può essere contento di come la squadra abbia cominciato ad apprendere altri spartiti oltre al classico 3-5-2: la voce di un possibile doppio supporto dietro Lukaku si è sparsa durante la settimana e, ieri sera, dopo una manciata di minuti si è visto come Sensi giocasse molto vicino a Lukaku, in linea con Politano. Probabilmente questo schierato è apparecchiato per far convivere Sanchez e Big Rom, nell’idea di Conte. Ma potrebbe essere anche una chiave con cui provare a scardinare le difese della Champions League - o di alcuni club della Serie A: al di là del potenziale offensivo, infatti, il 3-4-2-1 si evolve in un compatto 5-4-1 una volta saltata la prima pressione. Le marcature sono fluide, gli archi tesi per una riconquista rapida del pallone e, con un veloce cambio campo, le frecce nerazzurre possono essere scagliate verso la porta avversaria.
SENSI AIRLINES - È l’uomo copertina del mese di settembre, senza dubbio: Stefano Sensi si sta prendendo l’Inter a forza di prestazioni convincenti e giocate importanti. L’inserimento e il colpo di testa con cui mette la firma sulla terza vittoria consecutiva della squadra è roba da manuale, un altro tassello della sua crescita personale. In settimana lo si è visto fare a sportellate con Pukki, il colosso finlandese che ha perso il corpo a corpo con il numero 12 nerazzurro: e già in quell’occasione si poteva capire lo stato di grazia in cui versa Sensi. Aver segnato in mezzo a tre difensori che scollinano il metro e novanta certifica la strapotenza mentale del centrocampista azzurro e sconfessano una volta in più tutti gli stereotipi sull’altezza - ma ce n’era davvero bisogno? Forse sì. In questa carambola di novità, Sensi martedì si troverà ad affrontare l’ennesimo suo esordio stagionale, nel palcoscenico più importante: lui e Brozovic sono sicuri di una maglia da titolare contro lo Slavia Praga. Poco importa se sarà 3-5-2 o 3-4-2-1, Sensi in campo ci sarà.
INGRANAGGI A CENTROCAMPO - Chi ha vissuto una gara in chiaroscuro è stato Niccolò Barella. L’ex Cagliari ha cominciato la partita venendo cercato spesso dai compagni: la manovra passava spesso da lui e il numero 23 ha sventagliato in più di un’occasione, alla ricerca di un compagno libero. La sensazione è che a Barella siano necessari ancora troppi palloni per essere incisivo, com’era nella squadra di Maran: non riesce a imprimere a ogni pallone la giusta qualità, è scostante nel dare la giusta lettura a ogni situazione in cui si ritrova. L’ammonizione gli preclude una porzione di secondo tempo, ma al suo posto Gagliardini non comincia bene. Conte lo incita e lui prende fiducia: arriva al tiro tre volte, vince diversi contrasti e si butta negli spazi in avanti, smettendo di difendere solo all’indietro. Da un suo break sulla linea laterale nasce un’azione del possibile 2-0, segno che il materiale su cui lavorare c’è. Starà a Conte offrirgli altre soluzioni in cui emergere - e a Gaglia farsi trovare pronto, in cerca di una consacrazione dopo due anni di saliscendi.
LO SCERIFFO IN CITTA' - Alzi la mano chi pensava che Godin sarebbe stato il difensore deputato a portar su il pallone e che il cross che ha sbloccato la partita sarebbe partito dai suoi piedi? Ecco, lo Sceriffo s'è presentato nel modo migliore. Se nei primi venti minuti ha sbagliato qualche appoggio facile, passata la mezz'ora ha tirato giù la saracinesca e - complice la fiducia per l'assist a Sensi - ha cominciato a sferzare palloni e a essere onnipresente in marcatura. L'unica sbavatura collettiva a inizio secondo tempo, quando Lasagna si è involato verso la porta per un errore di lettura di un pallone alto. Godin non giocava 90' da due mesi, come ha ribadito Conte. E se la Juventus ha fondato i suoi successi sulla BBC, la GDS nerazzurra promette bene.
STAFFETTA D’ATTACCO - A fine gara, Conte ha svelato che Romelu Lukaku ha sofferto un problema alla schiena che l’ha vistosamente limitato nella partita di ieri sera. Si percepiva che Big Rom non fosse al meglio, anche perché in alcune occasioni sembrava quasi ritrarsi dalle sportellate con De Maio - bravo a tenergli testa finché è rimasto in campo. Lo spirito con cui il belga è sceso in campo è encomiabile, anche se l’intesa con Politano non è ancora scattata. Esce fra un fiume di applausi, le sue condizioni saranno da valutare in vista dell’esordio in UCL e soprattutto del derby di domenica. Al suo posto, è entrato Lautaro Martinez che è reduce da un’estaltante tripletta con la maglia dell’Argentina. Il Toro risponde presente: battaglia spalle alla porta, detta il passaggio per i compagni, gioca di prima e in un paio di occasioni va vicino al gol. Volendo cercare il pelo nell’uovo, un killer d’area probabilmente le sue due chance le avrebbe buttate dentro - ma Lautaro deve trovare continuità sottoporta, e non si scopre oggi. Quando entra Sanchez, si cercano e si trovano con facilità e sono entrambi in area quando il cileno ha la sua possibilità di chiudere i conti. Gioia rimandata per entrambi - e la sensazione è che li potremo rivedere presto insieme.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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