In esclusiva al quotidiano La Repubblica, Josè Mourinho ha parlato della sua rivoluzione applicata al centro sportivo di Appiano Gentile, la cosiddetta Pinetina, dove si allena ogni giorno la sua Inter. Campi nuovi, strutture tecnologiche e tante altre novità apportate dallo 'Special One' ed esposte al giornale. Ecco l'intervista integrale.

"Com è nata la rivoluzione ad Appiano Gentile? Con l’Inter abbiamo condiviso un progetto di ristrutturazione della zona in precedenza occupata dal campo centrale, quello con la pista di atletica, che da anni non veniva più utilizzata. Il club aveva già in programma un nuovo terreno e mi ha chiesto un parere. A quel punto ho presentato un progetto di campi ‘polifunzionali’ che avevo già realizzato al Porto e al Chelsea, ma in quel caso era stato più semplice perché abbiamo creato dal nulla dei nuovi centri sportivi, attualmente ancora di assoluto riferimento, sia in Portogallo sia in Inghilterra. L’idea di una distesa unica, tracciabile in diversi campi, ha come prima finalità la possibilità di lavorare su spazi differenti in continuità. Posso programmare in una zona un certo tipo di esercitazione e in una seconda zona un altro tipo di esercitazioni, in questo modo l’intensità del lavoro è molto alta e i tempi di recupero vengono segnati dai passaggi brevi dei calciatori da una zona a una seconda zona.

Inoltre, siccome oramai l’allenamento è il frutto del lavoro di tutto il mio staff, avendo un terreno così grande posso organizzare esercitazioni differenti fra loro in contemporanea e seguirle in contemporanea. Faccio un esempio: alla mia destra possono lavorare i difensori, alla mia sinistra gli attaccanti, davanti a me i centrocampisti, alle mie spalle i portieri; posizionandomi io al centro, ho la supervisione generale del lavoro di tutti in continuazione. Ma la cosa più importante per la nostra metodologia è sicuramente l’ intensità dell’allenamento, che deve essere uguale, o il più vicina possibile, a quella reale di una partita. Infatti i nostri allenamenti durano quasi sempre 90 minuti e coinvolgono, in contemporanea, i tre aspetti degli atleti: tecnico-tattico, fisico, mentale. Quindi la natura stessa di questo maxicampo porta allo sviluppo di questa metodologia senza soste troppo lunghe che frammentano il lavoro.

Ogni singolo allenamento è infatti figlio di uno studio e di una programmazione che sfocia nel singolo esercizio. Dopo il riscaldamento c’è una scaletta di lavoro con tempi precisi che vanno rispettati perché formano, completamente, la preparazione dell’atleta, come singolo facente parte di un gruppo, quindi in maniera omogenea, esclusi ovviamente quei calciatori che hanno bisogno di sedute individuali causa infortunio. La struttura che abbiamo ora ad Appiano ci consente di applicare al meglio la nostra metodologia, anche se possiamo ancora migliorare la qualità del prato, fondamentale per lo scorrimento della palla, visto che tutti i nostri esercizi prevedono la presenza di lavoro con il pallone. Sono arrivato all’idea del maxicampo con l’e sperienza, elaborando e rielaborando nel tempo situazioni diverse di lavoro.

A Barcellona, per esempio, quando ero assistente, lavoravamo su campi singoli separati fra loro e la difficoltà era proprio dettata dai trasferimenti, dalla mancanza di una comunicazione immediata e diretta. Sono contento soprattutto di una cosa: sia al Porto che al Chelsea, e ora anche all’Inter, ho dato il mio contributo, anche dal punto di vista tecnico-logistico e non solo per quanto riguarda la formazione e i risultati della squadra. Questo, nella mia filosofia, vuol dire lavorare per il club e lasciare qualcosa che potrà servire al club".
 

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 15 novembre 2009 alle 20:55 / Fonte: La Repubblica
Autore: Fabrizio Romano
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