Venerdì prossimo Massimo Moratti spegnerà 80 candeline e allora l'occasione è ghiotta per chiedere un regalo alla sua Inter. Le parole dell'ex presidente nerazzurro alla Gazzetta dello Sport.

Moratti, a quale Inter è più affezionato e perché?
"La Grande Inter di mio padre era un esempio e mi resta nel cuore, era l’equivalente dei Beatles. Unica come quel quartetto che sconvolse un’epoca particolare. Non riuscirei a fare abbinamenti musicali con tutte le altre squadre che poi ho avuto da presidente".

E’ legato anche alle Inter che non hanno vinto?
"Beh, dipende da cosa s’intende. Quella del Triplete ha fatto la storia, ma sono affezionato anche ai meravigliosi ragazzi del ’98 che non vinsero lo scudetto soltanto per una “ladrata” della Juve".

Inutile quindi chiederle quale avversario l’ha fatta più disperare.
"La Juventus in quegli anni era un muro, faceva disperare nel senso che toglieva la speranza per quello che c’era dietro. C’era questo muro oltre il quale non si poteva andare. Quando ci siamo riusciti abbiamo vinto tutto. Calciopoli resta una delle pagine più brutte del nostro calcio, da dimenticare. All’estero non ho mai avuto un nemico fisso, anche se il Manchester United ci ha fatto soffrire".

L’acquisto di cui va più fiero?
"Pirlo, anche perché fu una trattativa condotta personalmente. Firmai il contratto in ascensore dopo aver detto al presidente del Brescia che bisognava chiudere in fretta".

L’acquisto di cui va meno fiero?
"Sempre Pirlo… Fu un errore cederlo, per di più al Milan. Una sorta di Calhanoglu al contrario, anche se il turco era andato in scadenza".

Come regalo per gli 80 anni preferirebbe la Champions o lo scudetto?
"Anche se possiamo centrare entrambi, mi sembra di capire che due regali non me li concede... Vincere un secondo scudetto di seguito mi piacerebbe molto, ma è chiaro che la Champions League ha un sapore speciale. Il regalo allora lo lascio scegliere a chi lo fa...".

Che impressione le fa vedere un cuore nerazzurro come Lele Oriali dall’altra parte della barricata.
"Fa il suo lavoro, che non è quello del tifoso. E lo fa bene in un ambiente non facile".

E di Conte cosa pensa?
"Conte è stato molto bravo, ha stravolto una situazione non facile. Spalletti aveva Osimhen, che era un fenomeno, e Kvara".

Più probabile vincere scudetto o Champions?
"Dico lo scudetto, in una finale di Champions può succedere di tutto. Di là ci sono due partite, pur con l’avversario avanti di un punto".

Un pensiero a Thohir e Zhang che hanno rappresentato il dopo Moratti.
"Specialmente Steven ha ottenuto risultati importanti riportando l’Inter in alto e centrando due finali europee. Anche se poi bisogna vincerle... Ogni tanto Thohir si fa vivo, mentre Zhang si scrive con i miei figli".

Il suo Triplete è salvo. Un po’ le ha fatto piacere?
"No, ormai è passato del tempo, quindi sarei felice se l’Inter, non un’altra squadra, lo ripetesse".

Inter-Barcellona: lei ci credeva ancora prima che segnasse Acerbi?
"No, perché la squadra sembrava assolutamente abbandonata. Un po’ anche dai tifosi. Poi è partito quel pallone incredibile di Acerbi che ha ridato energia a tutti e cambiato la storia".

Lautaro non doveva nemmeno giocare e invece ha fatto un gol e si è procurato un rigore.
"Capitano vero. Che va a combattere in ogni zona del campo. Un altro bell’esempio di attaccamento. Anche se credo che in finale il giocatore che possa spaccare la partita sia Thuram. Quando parte lui...".

Quanti meriti hanno Marotta e Ausilio?
"Tanti, perché sono loro che negli ultimi anni hanno messo insieme una squadra fortissima, con 22 elementi di livello malgrado un budget limitato. Però bisogna dire bravo soprattutto a Inzaghi, che ha saputo amalgamare questo gruppo. Abbinare coesione, risultati e bel gioco è una delle cose più difficili".

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 14 maggio 2025 alle 08:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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