"Mi mancano San Siro e la Bombonera, quegli stadi che ti trasmettono adrenalina". Ospite di Tnt Sports, Marco Materazzi, ex difensore dell'Inter, parla della sua passione per il Boca Juniors che nasce da un'esperienza diretta con il mondo xeineze: "Alla Bombonera ho avuto l'esperienza più grande della mia vita da tifoso, anche se non è andata bene a livello di risultato (semifinale di Libertadores 2019 contro il River ndr) - dice Matrix -. Forse anche da giocatore mi è mancato giocare una partita in uno stadio del genere. Non sono stati De Rossi o Osvaldo a trasmettermi tutto questo amore, ma è una cosa nata negli anni. Uno dei miei sogni era poter giocare la gara di addio di Martin Palermo. Poi, tramite Burdisso, dovevamo fare una sfida amichevole tra Inter Forever e le leggende del Boca ma è saltata. Quando vedi quello stadio, vedi qualcosa di speciale: finché non lo vivi non sai cosa è. Quando attraversi il tunnel ti sembra di andare in guerra perché sai che giochi per un popolo che soffre in settimana e vive per quel giorno lì". 

L'ex 23 dell'Inter, poi, torna con la mente alla 'finale del secolo' di Copa Libertadores che il Boca ha perso contro gli arcirivali del River: "L'ho vista a casa, ma non è stata bella per il risultato e perché doveva essere giocata al Monumental (il ritorno si disputò al Bernabeu per le note vicende extracampo ndr). Sinceramente dopo l'1-0 non pensavo che il River fosse capace di rimontare e invece sono stati bravi. Ma quella Coppa non andava giocata in Europa".

Il discorso, quindi, si sposta al Triplete: "E' bello ricordare i momenti vissuti con i tuoi compagni. Quando uno gioca e vince non ti guardi dietro, invece quando passano gli anni ti accorgi di quello che hai fatto. Quello che abbiamo fatto noi nel 2010 è riuscito a 4-5 squadre, di cui due volte alla stessa, il Barcellona. E' un'impresa difficilissima da raggiungere, quando diventi grande gli dai più peso perché ti rendi conto che è qualcosa di speciale. La partita più importante è stata quella col Barcellona, come ai Mondiali quella contro la Germania rispetto alla finale".

Mourinho fu il condottiero di quella squadra, ma non l'unico fautore del successo.
"L'allenatore conta quanto un giocatore, gli equilibri sono tutti importanti. Io dico sempre che i giocatori più importanti, dal punto di vista del tecnico, sono quelli che non giocano perché gli altri trovano da soli gli stimoli. La bravura di Mou è stata quella di rendere tutti partecipi. I meriti vanno divisi tra società, allenatore e giocatori. Dopo lo scudetto 2009, sono arrivati Eto'o, Sneijder, Milito, Thiago Motta e Lucio, cinque titolari. Mourinho è uno che sa tutto di tutti, in qualsiasi momento ha la parola giusta. Bastava che tu mollassi un attimo e lui ti mandava un messaggio dicendoti 'domenica giochi'. Era geniale in quello. E' stato quello che mi ha influenzato di più come tecnico: sono stato fortunato ad averlo avuto a fine carriera". 

Il rapporto con gli ex compagni. 
"Mi trovo bene con tutti, sono andato a trovare Milito recentemente che voleva farmi innamorare del Racing. Sono stato un giorno con lui, è stato incredibile". 

Il Fenomeno Ronaldo.
"Quando sono arrivato all'Inter la prima volta tremavo a vedere certi campioni. Prima della mia visita medica, vidi sulla cyclette Ronaldo, il più grande di sempre per me. Aveva la natura di Messi e la fisicità di Ronaldo: faceva tutto a duecento all'ora. Poi ho avuto la fortuna di giocare con Totti, Del Piero, Crespo, Eto'o, posso dire di aver coronato un sogno da bambino". 

Balotelli.
"Non è vero che non gli piaceva allenarsi. La qualità di Mario non l'ho mai vista addosso a nessuno a 16 anni: non faceva cose normali. Lui è il primo a sapere di non aver espresso il suo potenziale, anche perché a 18 anni aveva vinto tutto. Non ha mantenuto le promesse iniziali".

Ibrahimovic.
"Non è vero che c'era rivalità. Io lo ringrazierò per sempre perché se non fosse andato a Barcellona, non sarebbe venuto Eto'o. Mi ha aiutato a vincere la Champions". 

Le caratteristiche del Materazzi giocatore. 
"Ero un giocatore da Boca, o vita o morte: aggressivo e duro. Poi ogni tanto facevo gol quando la palla mi sbatteva addosso". 

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Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 26 maggio 2020 alle 17:50
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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