"Il titolo è della squadra, del club, dei tifosi, non mio. Non è che d’ora in avanti mi considererò un top player, sono uno che aiuta a vincere, mi metto sempre a disposizione dell’allenatore. Tutti i giocatori hanno fatto un salto di qualità, speriamo che la crescita possa portare altri trofei". Già l'inizio della lunga intervista rilasciata da Romelu Lukaku al Corriere della Sera aiuta ancora di più a delineare il personaggio. 

Il belga racconta di essersi sentito bene a Milano fin dal primo giorno, di aver percepito subito "l'amore dei tifosi". "Mi sono detto: “Devo fare tutto il possibile per far vincere questo club”. Il tutto in un anno in cui il tragitto Appiano-casa-Appiano è stata la vita, per Lukaku, proprio per non mettere a rischio le persone a lui care. 

Probabilmente anche questa serietà ha fatto sì che Conte chiedesse fermamente il calciatore per la sua Inter. "Il giorno che il mister ha firmato per l’Inter gli ho mandato un messaggio: “Arrivo”. Per me giocare per l’Inter in serie A è sempre stato un sogno. Quando ero in Inghilterra volevo giocare per il Chelsea, poi solo per l’Inter. Ho realizzato un sogno. Ora sono con l’allenatore che, per me, è il più forte. In campo non abbiamo mai sorprese, siamo preparati a tutto".

Tornano alla mente di Lukaku, ora che è uno dei più forti calciatori al mondo, i momenti difficili vissuti da bambino. "Ho ancora le cicatrici di quel periodo nella mia testa. Quando vivo momenti difficili, la mia mente torna a quei tempi: è come una sveglia. Poi ho la carica giusta per spaccare tutto". Anche per questo c'è un forte legame con la mamma Adolphine. E quando nell'ultimo derby la lite con Ibrahimovic degenerò, anche per una frase rivolta alla madre, Lukaku perse le staffe. "Perdevamo 1-0, avevo sbagliato un gol, ero un po’ arrabbiato. Le sue parole mi hanno colpito. Non sono contento di aver reagito così, però non sono uno che si fa mettere i piedi in testa. Sono umile e tranquillo, sono un vincente e mi batto alla morte per i compagni e per la vittoria. Un giudizio su Ibra? Un gran giocatore, ha vinto ovunque è passato, ha segnato più di 500 gol. Uomo? Fino al Manchester un buon rapporto. Abbiamo bisogno di giocatori di questo livello in serie A. Lui vuole vincere per sé, io per l’Inter, Ronaldo per la Juve, ora c’è Mou alla Roma: sono tutte buone cose per l’Italia".

Un attaccante con cui ha invece un buon rapporto è il compagno Lautaro. "Stiamo bene entrambi, in campo e nella vita, ma è l’inizio del viaggio". Lo stesso con Barella ("Ho bisogno di Nicolò, mi dà energia: si nutre dell’energia dei suoi compagni, esattamente come me"). Nella speranza che il mercato non li allontani, anche se Lukaku dice di non pensarci. "Mai. Prima sì. Quando sei giovane pensi in modo diverso. Giovedì compio 28 anni. Nella mia testa sono convinto di essere in una squadra che può fare grandi cose: possiamo vincere e crescere ancora, iniziare un nuovo ciclo. Abbiamo un allenatore che cerca sempre di dare il massimo. Conte non va via? No, penso di no. Anche lui è veramente contento perché si trova bene. Ha una squadra che lo segue e gli dà grande disponibilità, in allenamento e in partita. Abbiamo tutto per aprire un nuovo ciclo. La Champions? Uscire nel girone è stata una grande delusione: in quel gruppo saremmo dovuti passare. Il Real Madrid è forte, ma eravamo meglio delle altre due, abbiamo sbagliato".

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Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 07 maggio 2021 alle 09:24
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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