Campione d'Italia con l'Inter da protagonista, in questi giorni Lautaro Martinez si sta dedicando anima e corpo all'Argentina tra match di qualificazione a Qatar 2022 e Coppa America. Impegni che lo terrano lontano dalla figlia Nina per un po' di tempo: "So che per un mese e mezzo, se le cose andranno bene per la Nazionale, non la vedrò - racconta il Toro in una lunga intervista concessa a La Nacion -. All'inizio questa cosa mi ha reso un po' triste, è stato difficile per me accettarlo, ma la mia famiglia sa che rappresenterò il Paese, ed è quello che amo fare. È più di un anno e mezzo che non posso andare a Bahía Blanca, che è il mio posto. Dove respiro, dove prendo energia, dove sto con i miei amici. E ora non potrò nemmeno andarci. Dico ad Agustina, tra il serio e il faceto: 'Domani andremo a vivere a Bahía Blanca'. È il mio posto nel mondo”.
L'attaccante ricorda le ore che hanno preceduto la nascita della figlia: "Quella notte non ho dormito per niente... La bambina è rimasta nell'incubatrice, sono dovuto andare ad allenarmi perché il giorno dopo dovevamo giocare la prima semifinale di Coppa Italia contro la Juventus, in casa. Immagina, è nata mia figlia... Ho finito l'allenamento nel pomeriggio, poi sono semplicemente tornato a casa perché accettavano una sola persona in ospedale e dentro c'era la madre di Agustina. Ho dovuto passare la prima notte lontano da lei. L'avevo abbracciata, ma era sotto ossigeno, è stata una sensazione orribile".
Quel che è certo è che questo evento ha cambiato la vita di Lautaro: "Tutta la mia vita è cambiata. Ho cambiato il mio modo di vivere le cose, non solo a casa. Mi ha fatto maturare. Penso a ogni cosa due o tre volte, sono molto più calmo. Anche in campo: prima saltavo le partite perché mi ammonivano facilmente, per aver protestato. Nina mi dà tranquillità. Il profe dell'Inter mi ha detto che ha capito che sono diverso, molto più coinvolto nel gruppo, più leader. Sento di essere maturato molto".
Lautaro riporta le lancette dell'orologio a tre anni fa, quando fu acquistato dall'Inter: "Quando è arrivata l'Inter, il direttore sportivo è venuto a trovarmi a Buenos Aires. In quei colloqui, gli ho chiesto se la maglia numero 10 fosse libera. Ha detto 'bene, bene, vediamo'. Quando sono andato a Milano per firmare il contratto, me lo hanno chiesto di nuovo e io ho insistito che volevo la 10. Mi hanno detto: 'Guarda, il 10 è stato sulle spalle di Ronaldo, Baggio, Sjneider, questo e quell'altro...' . Ho detto loro che sì, ero consapevole, ma che mi piaceva la sfida: "La amo". Ho firmato e fatto la foto con il 10".
La prima stagione all'Inter non è stata facile.
"Mi è costato, mi ha scioccato. Sono passato dal Racing, dove segnavo gol, la gente cantava il mio nome ed ero sempre un titolare, a un nuovo Paese, un nuovo club, una nuova lingua... Sapevo che mi sarei dovuto adattare, ma non che sarebbe stata così dura. Dopo tre mesi avevo già detto che volevo andarmene, non volevo saperne di più. Nessuno avrebbe potuto sopportarmi. A volte prendevo la macchina e andavo in giro da solo. Era pazzo, non pensavo a nulla. Poi c'è stato un cambiamento, Mauro (Icardi ndr) mi ha dato una mano gigantesca in quel momento, lo ringrazio sempre. Sono molto felice che il primo anno mi sia servito come apprendistato. Già nel secondo anno ho giocato di più, le cose sono cambiate. E in questo anno, ancora di più: sono tornato in Argentina completamente soddisfatto e felice. Ho giocato 38 partite su 38 in Serie A, 6 su 6 in Champions e 4 su 4 in Coppa Italia. E abbiamo vinto il campionato. È il mio primo titolo da professionista, ed è arrivato tre mesi dopo la nascita di Nina. Ha un altro sapore questa vittoria".
E adesso parli italiano nello spogliatoio...
"Sì, ogni tanto parlo. Mi piace. Quando lo sento, parlo. L'ho fatto prima di una partita contro il Milan, che abbiamo vinto 3-0. Ho fatto un discorso davanti al gruppo, cose che mi sono venute in quel momento. A volte torno a casa e parlo con Agustina in italiano, abituato a farlo tutto il giorno col club. Lei ride. Oppure faccio una videochiamata con mia mamma e metto una parola in italiano. 'Cosa hai detto?', mi dice".
VIDEO - L'ASSIST DI ERIKSEN E' TROPPO BELLO: POULSEN ACCIUFFA I TEDESCHI E RINGRAZIA IL "10"
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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