In 98 minuti si è concentrata tutta la stagione dell'Inter. Proprio nell'ultima partita, decisiva per il piazzamento Champions, ecco la sintesi di 9 mesi travagliati, con pochi picchi di gioia e tanti, troppi patemi sia per cause esterne sia, soprattutto, per cause interne. Una squadra che sembra essere sul pezzo, riesce anche a sviluppare delle idee ma che alla fine manca terribilmente in concretezza, rimanendo impantanata e rischiando di compromettere tutto per assenza di personalità nei momenti chiave. Ma Inter-Empoli ha riassunto anche la stagione di alcuni dei protagonisti nella squadra nerazzurra.
LUCIANO SPALLETTI - Il mister, all'ultima passerella al Meazza da padrone di casa, conferma la capacità di preparare bene le gare. Anche domenica scorsa l'Inter ha avuto l'approccio giusto contro l'Empoli, lo ha costretto a difendersi negli ultimi 20 metri concedendo poco nella propria metà campo. Peccato la cronica difficoltà a segnare, acuita ieri da imprecisione e dalla bravura del portiere avversario. A questo si aggiunge l'intuizione felice e sorprendente (Keita) ma anche quella autolesionista (Dalbert), a conferma della conflittualità nella scelta dei cambi e nella lettura delle partite. Non è un caso se la sua squadra ieri abbia sofferto le pene dell'inferno una volta rimessa in piedi da una giocata estemporanea. Quanto di deludente è avvenuto sul campo in stagione non è certo solo colpa sua, perché come si dice in questi casi non è lui che deve essere preciso sotto porta. Però alcune decisioni a partita in corso hanno lasciato più di una perplessità. Resta il fatto che, comunque, come l'obiettivo finale del piazzamento Champions, è riuscito tra mille difficoltà a portare a casa i 3 punti.
SAMIR HANDANOVIC - Il 'citofono', come molti tifosi lo hanno ribattezzato per la sua tendenza a rimanere fermo sulle conclusioni più angolate degli avversari, contro l'Empoli è stato il protagonista assoluto della vittoria dell'Inter. Capitano per caso, ha sfoderato tutta la sua silente personalità con almeno tre interventi chiave che hanno fatto fuggire le streghe in volo sopra il Meazza. Lo sloveno non è stato certo impeccabile in questa stagione, ma i 17 clean sheet e il premio di miglio portiere della Serie A non arrivano per caso. In una stagione in cui tanti, troppi giocatori si sono nascosti, lui ha messo sempre la faccia e all'ultima curva ha permesso alla sua squadra di non sbandare. Per accedere alla Champions League, citofonare 'Samir Handanovic'.
RADJA NAINGGOLAN - Alzi la mano chi è soddisfatto della stagione del belga. Accolto con entusiasmo, da lui probabilmente non condiviso perché fresco di abbandono dalla sua squadra del cuore, la sua partenza è stata falsa: subito un problema muscolare in un'amichevole contro il Sion, che anche a causa di ricadute (derby, Tottenham) ne ha contrassegnato tutta la prima esperienza a Milano. In altre parole, il vero Ninja non lo si è mai visto. Eppure, dopo una fase buia dal punto di vista personale, in cui lui stesso ha ammesso di non essere stato professionista, il belga si è rimboccato le maniche e ha cercato di dare il suo contributo seppur in condizioni fisiche non all'altezza. Fiammate, nulla più, però determinanti in questo finale di stagione in cui Nainggolan ha mostrato ciò che poteva essere e non è stato. Anche contro l'Empoli, 98 minuti di lotta, discontinuità, fiammate e infine quella rete che porta nelle casse del suo club una sessantina di milioni. Detta in modo semplicistico: ha restituito con vergognosi interessi quanto l'Inter ha investito su di lui. Doveva essere l'uomo della svolta, a modo suo lo è stato.
DANILO D'AMBROSIO - Probabilmente non si leverà mai l'etichetta di giocatore 'medio', senza infamia né lode. Non vincerà mai il Pallone d'Oro né entrerà nella storia dell'Inter nonostante i 5 anni e mezzo di militanza nerazzurra. Eppure lavorando con i gomiti si è ritagliato, mai come in questa stagione, il ruolo di uomo simbolo dell'Inter. Al di là dei gol, pochi ma importanti (2) e degli assist, ben 5, il terzino ha estratto dal cilindro tutta la sua grinta, trascinando i suoi anche nei momenti più complicati. Due quelli in cui ha messo la firma su questa Champions: il salvataggio su Borini nel recupero del derby di ritorno (spartiacque per entrambe le milanesi) e l'intervento sulla linea di domenica sera che ha salvato l'Inter con l'ausilio della traversa. Perché la fortuna aiuta gli audaci, e DD33 ha coraggio da vendere.
MAURO ICARDI - Prima parte di stagione da urlo, ingresso in Champions League da protagonista assoluto con 4 reti in 6 partite. Poi l'acuirsi dei fattori esterni ed extra-calcistici, la privazione della fascia, il riposo autoimposto, la rottura con la Curva e molti tifosi, quindi il buio. Inutili i tentativi, una volta stabilita la tregua, di recuperarlo al calcio giocato. Testa altrove, condizione fisica inaccettabile e un lungo trascinarsi verso la fine, alla ricerca di un momento di gloria che poteva arrivare ieri sera contro l'Empoli: rigore guadagnato, ma fallito in modo ingenuo. L'ultimo tentativo di riconquistare la tifoseria gli si è ritorto contro, e i fischi che ne hanno accompagnato l'uscita dal campo sono una testimonianza inequivocabile della fine di una storia fatta di amore e tradimento, ma soprattutto di tantissimi gol non coronati da alcun trofeo. Se nonostante i patemi l'ambiente nerazzurro sta ancora festeggiando, la sensazione è che oltre all'Empoli anche Icardi sia uscito sconfitto nella partita decisiva.
VIDEO - GIOIA, DISPERAZIONE, ANCORA GIOIA: INTER-EMPOLI VISTA DA TRAMONTANA
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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