L'ultimo anno solare dal quale l'Inter è reduce ha confermato, per l'ennesima volta, la tesi della 'Pazza Inter': una squadra capace di regalare ai propri tifosi gioie immense e dolori amari, anche a distanza di pochi giorni. È stato un 2018 sicuramente emozionante, tra il ritorno in Champions e la coinvolgente esperienza europea di cui i meneghini si sono rivelati protagonisti. Alla base del progetto, la figura di Luciano Spalletti: il suo attaccamento ai colori nerazzurri e la sinergia con il neo presidente Steven Zhang hanno favorito la conferma del tecnico sulla panchina della Beneamata, con tanto di rinnovo contrattuale sino al 2021.
Nel mese di gennaio, a dir la verità, il rapporto con la proprietà non sembrava essere del tutto così felice. Il nocciolo della questione? Il calciomercato invernale: "Lo sa anche mia mamma, ad ottant'anni, che a quest'Inter serve un difensore centrale". Detto, fatto: ecco l'acquisto di Lisandro Lopez, che dal tecnico nerazzurro è stato però schierato poi soltanto per un tempo contro il Bologna fino all'epilogo della stagione. Nulla ha avuto da ridire, invece, Spalletti della campagna acquisti estiva, tra i grandi investimenti e il sogno Nainggolan realizzato. I primi mesi del 2018 sono stati senz'altro difficili per la Beneamata, con le continue delusioni dopo un girone d'andata eccezionale e la zona Champions che sembrava allontanarsi sempre di più. In seguito, la reazione d'orgoglio di fine stagione e il traguardo dell'Europa che conta finalmente agguantato (con l'aiuto di comparse, Zenga docet). Un'avventura emozionante, ma in fin dei conti deludente nel viaggio compiuto "a riveder le stelle", svoltasi in parallelo con un girone d'andata abbastanza altalenante.
"Quelli che vanno fuori dalle regole, si autoescludono". Questo disse Spalletti in seguito all'applauso ironico effettuato da Marcelo Brozovic nei confronti dei tifosi nerazzurri ad inizio febbraio ("Magari era nervosetto", ha aggiunto l'allenatore). Una delle vittorie più grandi per il tecnico certaldese è stata sicuramente la rivisitazione tattica del croato: da mezzala d'inserimento quale era, il numero 77 interista è stato spostato in cabina di regia, là dove non solo non ha sfigurato, ma si è dimostrato anche uno dei migliori in Europa nel ruolo (in quella posizione, ad esempio, ha disputato da titolare una finale di Coppa del Mondo). Cruciale l'intesa instaurata con il partner Roberto Gagliardini, in un centrocampo a due funzionante come un orologio svizzero sino all'infortunio riscontrato da quest'ultimo contro il Cagliari: stagione finita e arrivederci. Intesa della quale, però, Spalletti dev'essersi scordato: nonostante da metà febbraio a fine aprile l'ex Atalanta sia stato uno dei migliori dell'intera rosa, alla ripresa degli allenamenti dopo la sosta estiva il tecnico l'ha escluso dalla lista Champions e relegato in panchina a discapito di Matias Vecino. L'uomo che, proprio con quella sua inzuccata di testa contro la Lazio, ha riportato i meneghini "a riveder le stelle".
"Noi saremo una di quelle squadre che andranno a contendere il titolo alla Juventus". Ipse dixit, potremmo dire: se ad inizio stagione Spalletti dichiarava questo, oggi magari avrà cambiato idea. I punti di distacco dai bianconeri sono addirittura 14, con un confronto diretto perso e dopo aver dato l'idea che questa Inter sia ben distante dal ritmo forsennato a cui viaggia la Vecchia Signora. Eppure, i veri punti sono stati gettati al vento contro le piccole: se andiamo ad analizzare gli scontri diretti, infatti, la squadra ha sconfitto in casa Napoli e Milan, ha pareggiato con la Roma e battuto la Lazio all'Olimpico. Una sola sconfitta: quella esterna contro la Juventus (decisiva un'ingenuità difensiva di Asamoah). Abbastanza altalenante anche l'andamento in Champions: fondamentali le vittorie contro Tottenham e Psv (entrambe agguantate per 2-1 in rimonta) ed il pareggio interno contro il Barcellona. In seguito al quale, praticamente, l'Inter aveva già passato il turno: sarebbe bastato semplicemente un comodo pareggio in casa degli inglesi.
"Andremo a Wembley per vincere, non per un pareggio". Eppure la gara ha rivelato l'esatto contrario: una squadra troppo chiusa nella propria metà campo e poco propensa alla verticalizzazione offensiva è stata castigata da un avversario apparso più cinico e determinato. Da allora in poi, tutto il mondo Inter si è aggrappato al Barcellona: i blaugrana sconfiggeranno gli Spurs? Nel caso, ai nerazzurri sarebbe bastato un pareggio contro il Psv, meglio una vittoria per stare sicuri. Ma è così scontato che i tre punti arrivino? Il resto è ormai storia nota: altra ingenuità di Asamoah, a distanza di pochi giorni da quella dell'Allianz Stadium, gol inutile di Icardi visto il risultato del Camp Nou. E qui, per la vittoria mancata in casa contro l'ultima del girone, le responsabilità ci sono tutte.
Il 2019 sarà un altro capitolo: pagine ancora da scrivere del meraviglioso libro della storia dell'Inter. I tifosi, ovviamente, si augurano che grazie proprio a Luciano Spalletti i colori nerazzurri siano portati sempre più in alto.
Autore: Andrea Pontone / Twitter: @_AndreaPontone
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