Lunga chiacchierata di Mauro Icardi alla Gazzetta dello Sport. Alla vigilia del derby, la punta argentina si confessa così alla rosea.

Icardi, lei che è «nato» nel calcio spagnolo può dirlo: vedendo una finale di Champions Real-Atletico, un derby Milan-Inter così fa un po’ malinconia? 
"Ma io tifo Barcellona, non è che una finale tutta madrilena mi riempia di gioia. E comunque è solo la chiusura di un cerchio, la sintesi di tutto quello che il calcio spagnolo ha dimostrato in questi anni".

E quanto ha «goduto» a vedere strapazzato Guardiola che, dicono, fu quello che diede il via libera alla sua cessione nel 2011?
"Io ricordo Guardiola perché fu, assieme a Vilanova, il primo con cui parlai quando arrivai a Barcellona. Non fu una sua decisione, ma una scelta concordata fra me e la società".

Comunque non ha risposto: una volta il nostro derby faceva invidia, oggi siamo noi gli invidiosi.
"Il livello è diverso, ma un derby resta un derby: è speciale. Lo dico senza aver giocato né quello di andata (era infortunato) né la Champions: questo derby è la nostra finale di Champions, e così andrà affrontato".

Ci si può sentire fuori casa a San Siro?
"È quello che si è detto, ma è solo perché abbiamo lasciato per strada troppi punti".

Dunque non è vero che l’Inter gioca meglio in trasferta?
"Io non ci avevo neanche fatto caso, ma questo dicono i numeri. Credo sia un caso, di sicuro non è quello che vogliamo: giocare di fronte alla propria gente è meglio. Però intanto questo derby è in trasferta e diciamo che per noi non è un dramma...".

Si aspetta un Milan più arrabbiato o più in difficoltà?
"Arrabbiati saranno di sicuro: se non lo sei prima di un derby, non lo giochi neanche. Mi pare siano stati più in difficoltà in passato: sono dietro a noi ma neanche così lontani, quindi da temere".

È più pericoloso un Milan con Balotelli e Pazzini insieme?
"Certo, perché due grandi attaccanti sono sempre meglio che uno solo: per la nostra difesa ci sarà più da lavorare, anzi dovremo difendere tutti e tutti insieme".

Peggio per voi e meglio per Balotelli?
"Per quello che ho visto, quando Mario è da solo là davanti finisce per allontanarsi troppo dalla porta: è costretto ad uscire per andarsi a prendere la palla e questo non è il lavoro di un attaccante, se lo fa perché è obbligato a farlo e non semplicemente perché così aiuta la squadra".

E se toccasse a lei fare quello che ha dovuto fare spesso lui?
"Potrei risponderle così: io e lui siamo attaccanti diversi e io sono più da area di lui. Ma le rispondo anche così: non sarei capace di farlo".

Ha esagerato con quell’esultanza a Genova?
"Ma no, dai: l’avevo fatto anche altre volte. Magari l’ho fatto più volentieri di altre volte".

Di sicuro ha dimostrato di reggere bene le pressioni, cosa che invece a Balotelli magari non riesce sempre.
"Non so come certe cose le vive lui: di sicuro a me, se mi fischiano o mi insultano, fanno solo un favore. Sono cose che mi gasano da quando sono un ragazzino: in casi del genere ho sempre fatto un passo in più".

E per il derby ha preparato un’esultanza particolare?
"No, no: tranquilli...".

Ci sbagliamo, o ultimamente sta scrivendo un po’ meno su Twitter?
"E’ perché sono troppo impegnato ad organizzare il matrimonio: sarà il 7 giugno, a Buenos Aires, in un castello, più security che invitati. Tutto il tempo libero che ho è per Wanda e i bambini, rigorosamente senza telefono: voglio bene a lei e dunque anche a loro, ora ci sposiamo, siamo una famiglia".

Non sembrano discorsi da ventunenne: a volte ci pensa?
"Sembra a voi perché siete abituati diversamente rispetto a noi: in Argentina a 19-20 anni si fanno figli e comunque questo sono io, non a caso mi sono sempre sentito e mi sento più maturo dei 21 anni che ho".

Pensa di essere stato tartassato in proporzione al suo voler essere un personaggio pubblico e alla sua storia o si è esagerato un po’?
"Forse un po’ sì, ma soprattutto in Argentina, dove di noi si è parlato spesso anche a sproposito, con troppe bugie. Ma i primi a dircelo sono stati amici che lavorano nelle riviste: “Se su di voi escono cose che non avete detto o non sono successe, un motivo c’è: voi fate vendere”".

Cosa le hanno insegnato questi mesi?
"Ma guardi che per noi non è successo chissà quale casino: siamo personaggi pubblici, è normale che si parli di noi nel bene e nel male. E io ho sempre e solo fatto quello che trovavo giusto e mi faceva star bene".

Il consiglio migliore che le hanno dato?
"Nessuno in particolare".

Neanche Mazzarri, dentro il campo?
"Con lui ho sempre parlato molto e lui mi ha sempre detto anzitutto una cosa: di lavorare, tanto. Non è che prima non lo facessi o lavorassi meno di quanto mi chiedevano: probabilmente lui mi ha chiesto più di quanto avessero fatto gli altri prima di lui".

Avete parlato di quella sostituzione di Inter-Napoli?
"Certo, martedì, e ci siamo capiti. Gli ho spiegato che non volevo essere polemico, che lui mi chiedeva di pressare ma eravamo tutti dietro, troppo schiacciati e più di così non potevo fare. Per quello ho allargato le braccia: forse è stato equivocato il mio gesto ma non era perché mi aveva cambiato, io quando un allenatore fa una sostituzione cerco di capirlo sempre".

Si aspettava di più da se stesso e dall’Inter, quest’anno?
"Da me stesso di sicuro, ma sono stato cinque mesi senza poter giocare o potermi allenare bene e la cosa non mi ha aiutato. Detto questo: dopo aver fatto quattro gol in due partite, contro il Parma avrei potuto far meglio. Con il Napoli no, era dura fare di più".

Si può dire che non è stato mai, neanche adesso, al cento per cento?
"Diciamo che neanche adesso ho 90’ al cento per cento. La pubalgia non è ancora un ricordo, se devo fare un proposito per il futuro è che lo sia la prossima estate, quando ricomincerò a lavorare. Intanto, do tutto quello che ho: se ho 90’ al novanta per cento, do il novanta per cento".

E l’Inter quanto ha dato?
"Poteva dare di più, ma oggi siamo in Europa e questo conta: anzi, conta esserci anche a fine campionato. Poi l’anno prossimo sarà più facile anche mettere in pratica tutte le cose che Mazzarri ci chiede. A volte abbiamo provato senza riuscirci: normale, in una stagione in cui ci si doveva anche conoscere".

Più bello il suo gol con la Juve, il secondo con il Bologna o i due a Genova contro la Samp?
"Quello con il Bologna fu anche casuale, i due alla Samp li ho vissuti come “normali”, quello alla Juve, il mio primo con la maglia dell’Inter, per ora è il più emozionante".

Per ora vuol dire che un gol nel derby cambierebbe la classifica?
"Un gol nel derby che dovesse servire a vincerlo sì, li scavalcherebbe tutti".

Ma Icardi si sente più intoccabile come dice Thohir o più uomo mercato come si dice in giro?
"Né l’una né l’altra cosa. Intoccabile proprio no, devo ancora dimostrare un sacco di cose. Di mercato si occupano altri, io posso solo ripetere che l’Inter mi pare la squadra giusta per crescere, un punto di partenza e non di arrivo, ci mancherebbe: per provare a confermare a Milano quello che avevo fatto a Genova".

Anche se, come dice Mazzarri, la maglia dell’Inter pesa più di quella della Samp?
"La maglia dell’Inter non pesa di più, il peso semmai è essere all’altezza della fiducia di chi ha creduto in me: la differenza è che alla Samp ero quasi da solo, qui c’è molta più competizione".

Figuriamoci nell’Argentina: meglio un Mondiale in Brasile da sesto attaccante o uno in Russia da titolare?
"Per andare a questo Mondiale porterei anche le borracce dell’acqua, ma giocarlo è tutta un’altra cosa. Certo, quattro anni sono lunghi...".

Ci levi una curiosità: ha ancora cinque telefonini come la scorsa estate?
"No, no: uno solo. Gli altri quattro Wanda me li ha fatti volare dalla finestra...". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 03 maggio 2014 alle 08:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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