Questa volta è Fredy Guarin l'accompagnatore di Nagaja Beccalossi nella puntata odierna di Drive Inter su Inter Channel. Da Appiano Gentile a Milano, parlando in primo luogo di musica ("Mio cognato fa il reggae-ton") e poi alcuni aneddoti della sua vita. Il Guaro, eroe dell'Inter di oggi, ha deciso di fare il calciatore "quando avevo sette anni; giocavo con la scuola, mio padre è sempre stato un appassionato e mi portava alle partite coi suoi amici. E quindi io sono entrato in quell'atmosfera. E anche mio figlio condivide la stessa passione, ma è normale visto che vive in un ambiente dove sente parlare di calcio tutto il tempo. Gioca nell'Accademia Inter, gli piace fare il centrocampista e quando gli chiedono di fare altri ruoli un po' si arrabbia... Io avrei voluto essere attaccante, nel primo club professionista dove ho giocato ero attaccante. Per questo, ogni volta che segno c'è un'emozione particolare".
Dalla Colombia all'Argentina, destinazione Boca Juniors: "Son stato solo un anno, ma un'esperienza fantastica. Pensavo di poter fare altri due anni lì, mi è rimasta quella sensazione come di rabbia per non poter giocare in quella grande squadra". Da lì il volo verso la Francia, col Saint-Etienne suo primo club europeo: "E' stata una esperienza dura, la città era piccola e con un freddo allucinante, per noi colombiani era impossibile da sopportare. Mi concentravo solo sul calcio e sulla famiglia, il cui ambientamento non è stato facilissimo. A Saint-Etienne ho fatto comunque un ottimo esame. Anche col francese: ho studiato un anno e mezzo in una scuola francese e questo mi ha aiutato". La sua esperienza più importante, prima dell'Inter, è stata ad Oporto, con la maglia dei Dragoes: "Consiglierei sicuramente Oporto ai tifosi, è una citta dove la passione per il calcio è enorme. C'è una storia importantissima, e la vita dei portoghesi è un po' particolare, sono persone legate agli amici e dall'animo buono, rispetto ai francesi, e questo mi è piaciuto subito tanto. Poi c'è il mare e un clima sopportabile tutto l'anno".
Porto che per lui ha significato anche tante vittorie: "Bello? Ovviamente. Se non vinci difficilmente vieni ricordato. Al Porto sono stato felicissimo, ho vinto tanto e ho guadagnato molto anche in termini di esperienza come calciatore e come uomo. Ringrazierò sempre il club e le persone che mi hanno aiutato lì. Quando sono arrivato come allenatore c'era Jesualdo Ferreira; giocavo poco ma in allenamento mi spronava sempre facendomi paragoni con giocatori come Lampard o altri campioni e mi invitava ad essere convinto di essere meglio di loro, ma che dovevo allenarmi duramente. Poi è arrivato Villas-Boas, e con lui ho imparato davvero tante cose".
Ma quando ha chiamato l'Inter? "E' stata una scelta importantissima. Sin dal primo momento non ho avuto alcun dubbio nel scegliere l'Inter, specie dopo un anno complicato al Porto dove non riuscivo a giocare. Quando è arrivata l'opportunità Inter ho approfittato, ringraziato tutti e colto al volo l'occasione. Già due anni prima con Ivan Cordoba parlavo e gli dicevo che volevo andare a giocare all'Inter". Ivan Cordoba, per la Colombia un simbolo e per Guarin "un vero esempio in tutto". I primi mesi però sono stati contraddistinti dall'infortunio: "Non era facile arrivare in un club che aveva bisogno di me senza poter giocare. Ma quei momenti sono stati importantissimi per capire come si sta all'Inter. Ho sentito i compagni e il mister, ho capito la vita nerazzurra, è stato importantissimo. Poi sono guarito, fino all'esordio col Genoa. Maglia pesante? Sì, però ho capito subito quale era il significato del giocare con quella maglia e in quello stadio. Ricordo bene la prima palla che ho toccato, dieci metri alta: un controllo buono e l'urlo di San Siro. Lì mi sono liberato e sono andato avanti".
Dove vuole arrivare Fredy Guarin con l'Inter? "La strada è lunga, costruiamo pian piano il nostro futuro. Il presente è la cosa più importante, partita dopo partita voglio dimostare chi sono e cosa voglio. Voglio sfruttare questa opportunità e non lasciarla scappare via. Ho avuto tante chances nella mia vita, ma ora credo che questo dell'Inter sia il sogno della mia vita. Per noi colombiani l'Inter è un grandissimo club, Cordoba ci ha giocato tanti anni e per me questa è l'opportunità più grande". Il Guaro poi assicura che il vero Guarin non si è ancora visto: "Voglio dimostrare ancora tanto, con l'esperienza che sto guadagnando e l'aiuto di compagni e allenatore posso dare ancora di più. Ogni giorno che passa si guadagna qualcosa. Voglio vincere tanto con l'Inter".
Guarin spiega anche qual è il suo ruolo preferito in campo: "Mi piace giocare da numero otto, in mezzo con due compagni che mi assistono. Ma ho anche provato il ruolo di centrale offensivo e difensivo, anche se, dovendo dire la verità, credo che nella posizione a otto posso dare il meglio di me". Com'è la giornata di Guarin? "Mi piace dormire, però il mio bambino va a scuola e a turno io e mia moglie lo portiamo lì. Esco alle 9.30 di norma, tranne quando devo portare il piccolo a scuola e mi devo svegliare prima. Poi allenamento, pranzo, e poi o faccio la siesta o curo la mia bambina, la mia tifosa numero uno. Se posso giocare con lei lo faccio sempre. Poi capita di aiutare mio figlio a fare i compiti, anche se a scuola non ero bravissimo, ero fissato col calcio del resto. Uscire? Non mi piace tanto, ora però ho i miei genitori e ne approfitto per fare vedere loro Milano. Quando esco, però, non mi nascondo, se i tifosi vogliono fare la foto per me va bene, è un orgoglio per me".
Le sue vacanze di Natale sono state da turista in Italia: "Son stato a Roma due giorni, poi a Milano ho fatto il piccolo Natale colombiano, organizzandolo come a casa nostra. L'importante è la famiglia, ci siamo divertiti. Mi piace comunque viaggiare, appena ho un giorno libero vado in giro nelle località più vicine". Parlando di calcio colombiano, Guarin spiega chi è il più forte dei suoi compagni: "Abbiamo Radamel Falcao che sta facendo cose impressionanti con l'Atletico. Sta dando un contributo enorme anche all'immagine della Colombia, posso dirlo da colombiano". Infine, un ricordo sul primo viaggio verso San Siro: "Per me è come se fosse ieri. A cosa pensavo? A quello che penso ora: più che altro ai sentimenti, al mio passato. E dico sempre che dopo tutto il tempo e le cose che ho passato sto per giocare con l'Inter, a San Siro, e dimostrare quello che valgo. Il tutto, ovviamente, condito dal reggaeton...".
Autore: Christian Liotta
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