La Serie A e la Coppa Italia sono pronte a ripartire. Dopo il via libera del Governo, Gabriele Gravina, presidente della Figc, si sofferma ai microfoni di Sky Sport per approfondire il tema della ripresa del calcio in Italia, tra l'entusiasmo per il ritorno in campo fino al rebus quarantena: “Siamo sempre attenti, siamo in una fase meno complessa ma delicata. Bisogna programmare e organizzare, bisogna essere vigili perché i rischi sono sempre alti” esordisce il numero uno della Federcalcio. 

Quanto ha pesato la ripartenza degli altri top campionati europei, Francia esclusa?
“L’Italia si è affidata alla rete di relazioni coordinate dalle Uefa. Sapevamo benissimo che all’interno delle ‘big five’ l’Italia non poteva essere estranea alla ripartenza. Il titolo de L’Equipe di ieri è emblematico, sono contento di non leggerlo per quanto ci riguarda: lo lasciamo ai francesi. Oggi portiamo a casa un grande risultato. Ha influito la nostra determinazione, ma è stato utile essere coordinati dalla Uefa”.

Una fotografia della situazione del calcio italiano dopo giovedì 28 maggio e l’incontro con il Ministro Vincenzo Spadafora.
“Il calcio esce in maniera rafforzata, armoniosa. L’incontro con il ministro è stato, a differenza di altri momenti, di grande armonia e condivisione del percorso. Eravamo tutti più sollevati da un peso che portavamo dentro da tanto. Il calcio ha dimostrato coerenza, ha preso coscienza dei vincoli e dei suoi limiti, lo dico con umiltà. Abbiamo dialogato costantemente con il ministro e avuti confronti interni nel nostro movimento: ci sono stati momenti di tensione, ma il calcio ne esce con grande forza e possibilità di dare messaggi di speranza al nostro paese, sempre sapendo che i rischi sono dietro l’angolo e dobbiamo governarli con responsabilità e un pizzico di fortuna”.

Ha temuto che il calcio non potesse ripartire?
“Sì, è un momento che vivi e che non può lasciarti indenne. La preoccupazione è stata forte, ci son stati momenti di difficoltà. Insieme ai presidenti delle varie componenti volevano oltrepassare i filosofi dell’ovvio, i fautori del Piano B, o chi diceva che tutto andava lasciato così. Ma vi garantisco che ogni momento ha avuto sempre la capacità e la consapevolezza che il calcio doveva ripartire perché rappresenta un momento di unione, aggregazione e in cui si sviluppano delle pratiche sociali che aumentano empatia, dignità, bellezza e occupazione. Valori non monetizzabili, che meritano rispetto”. 

Ha vissuto il periodo più difficile della sua carriera da dirigente?
“E’ stato difficile e complicato. Non solo per me e per il calcio italiano, ma per tutto il paese. Un momento impegnativo e costernato da una serie di piccoli accenni a momenti di grande amarezza, soprattutto legati alla capacità di relazionarsi. Son venuti fuori tanti aspetti chiari e evidenti, mostrando il vero volto di tanti personaggi. Ho capito tante cose, anche quanto sia fondamentale l’esigenza di fare dei distinguo e del mettere da parte certi soggetti che sono delle semplici negatività. Ho seguito anche i messaggi di Papa Francesco: questo periodo ha messo a nudo le vulnerabilità dell’essere umano e questo mi ha reso molto più forte e deciso rispetto a prima. Ringrazio questo periodo per avermi concesso la possibilità di capire chi veramente ti vuole bene e da chi rei devi guardare con attenzione”.

Si sta pensando ad un nuovo format per accorciare la prossima stagione?
“Se il campionato sarà in grado di partire il 12 di settembre, andando a intensificare alcune date nel periodo come quello della sosta invernale, dovremmo riuscire a chiudere nei tempi giusti. L’art. 218 del dl, che voi avete simpaticamente rinominato come la “norma Gravina”, consente alla Figc di adottare format differenti. L’auspicio è propendere con le stesse modalità, ma siamo pronti a valutare soluzioni alternative”.

Può esplicitare nomi e cognomi delle persone con cui non si è lavorato bene? La riapertura della Serie A era diventata una questione politica?
“I nomi li tengo per me perché è un rapporto relazionale mio personale, ma credo sia evidente capirlo dalle situazioni. Voglio escludere contrasti di natura politica, sarebbe gravissimo. Non lo dico per me, mi dispiacerebbe per il calcio italiano, uno dei riferimenti importanti dello sport italiano come ho detto prima. Il calcio non è solo dimensione economica, ha una multi dimensionalità che merita rispetto. Vorrei essere ottimista nel pensare che tutto quello che c’è stato abbia avuto solo problemi di natura tecnica. Il mio agire era fatto di determinazione, ma anche prudenza per la tutela della salute. Altre ragioni sarebbero da censurare”.

Quali opzioni in caso di mancata conclusione del campionato? Si parla di playoff o di cristallizzazione della classifica.
“Abbiamo sempre limitato quello che gli altri hanno invocato come Piano B, erano esigenze di nattura tecnica. Il nostro Piano B è strutturale, molto chiaro e contenuto all’intero una delibera del Consiglio Federale. Ovvero, in caso di momentanea sospensione della regular season per impossibilità di continuare e completare il campionato, far ricorso a playoff e playout. Un format più contenuto, più leggero, ma comunque con un risultato per merito sportivo. Se invece dovesse subire una interruzione definitiva bisognerà ricorrere ad un algoritmo, che approveremo prima della partenza del campionato - lo proporremo al Consiglio Federale dell'8 giugno -, e che terrà conto di diversi fattori legati ai risultati sul campo di ciascuna squadra. Cristallizzazione e ricalcolo? Sì, ci sarà una cristallizzazione della classifica, ma bisognerà far ricorso ad un algoritmo che poi la proietta da quel momento fino alla fine del campionato".

Sui contratti in scadenza il 30 giugno:
“E’ un tema molto delicato, la Fifa ha dato delle indicazioni alle quali ci siamo attenuti. C’è stato un incontro tecnico due giorni fa, stiamo cercando di arrivare ad una sorta accordo con l’Aic e con tutte le componenti per arrivare ad una piccola modifica dell’accordo collettivo che prevede la possibilità di una proroga dei contratti fino al termine dei campionati e comunque all'interno della chiusura della nostra stagione sportiva, prevista per il 31 agosto. Anche se la nostra Serie A dovrebbe finire prima".

Sulle date della Serie C e la possibile ripartenza del campionato di Serie A femminile.
“Per la Serie C un’ipotesi è il 28 giugno. Per il calcio femminile, come ho ribadito, mi piacerebbe che il campionato di Serie A avesse la possibilità di giungere a conclusione: sarebbe un momento di esaltazione per tutto il movimento e su questo stiamo cercando di partire eventualmente ai primi di luglio per definire le cinque/sei partite che mancano per la conclusione della stagione”.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 30 maggio 2020 alle 14:40
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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