Dall'Inter al Bayer Leverkusen, del quale è il primo italiano a indossare la maglia, passando dall'inferno della retrocessione col Grosseto all'esordio di Champions League: questa è la strana storia di Giulio Donati, terzino toscano prodotto del vivaio nerazzurro, oggi punto di forza delle Aspirine di Sami Hyppia. A La Tribù del Calcio, Donati racconta la sua parabola: "Sono arrivato all'Inter nel 2009, dopo alcune stagioni con le giovanili della Lucchese. Ho fatto due anni bellissimi, ho avuto l'onore di esordire in prima squadra, quella che vinse tutto. José Mourinho mi ha dato tanto: la chance di allenarmi coi campioni, poter vedere da vicino Maicon e Zanetti, gente da cui si può solo imparare. Lui era speciale dentro e fuori dal campo, dava consigli negli allenamenti, trattava tutti allo stesso modo. Era un professionista a 360°. Mi ricordo quando uscii in una partita per crampi: era l'80esimo, vincevamo 1-0, ero stremato. Ma per non far sembrare che prendessi male il cambio mi disse di uscire con calma".

Donati aggiunge: "Ho avuto subito la possibilità di andare in A, cosa che non succede a tutti. A livello di fiducia dà una mano notevole". Serie A che vuol dire Lecce: "Esperienza positiva anche sul piano caratteriale; prima volta fuori di casa, in Serie A a 20 anni, un sogno che si realizzava. Trovai abbastanza spazio, poi arrivò anche la salvezza. A giugno l'Inter voleva mandarmi ancora in prestito".

Padova, Grosseto, la retrocessione, la carriera in declino, poi la grande chance chiamata Europeo Under 21 in Israele."L'Under 21 era una vita parallela; i giorni vicini all'Europeo sono stati particolari, un giorno mi sono svegliato con 40 di febbre. Ero disperato, devo dire grazie ai dottori che si svegliarono la mattina per aiutarmi. Per fortuna passò tutto e feci un grande Europeo. Dopo la finale persa con la Spagna, ci fu molto rammarico. Ma la delusione passò quando mi chiamarono dicendomi che il Bayer Leverkusen mi voleva e mancava solo la mia firma. Ne riparlammo la mattina dopo, quando presi il volo". Dalla Germania Donati nota: "In Italia ora si dà spazio ai giovani, ma all'estero c'è la mentalità di far allenare i giovani con la prima squadra sempre, da noi ad esempio si allenano fissi ragazzi di 16-17 anni. E quando questi entrano in campo si dimostrano più forti dei nostri".

Elogi al tecnico del Bayer: "E' stato fenomenale, mi ha fatto capire cosa voleva da me in due settimane. L'esordio in Champions è stato una favola, il coronamento di un sogno". Nessun rancore, comunque, per la scelta dell'Inter: "Devo dire sempre grazie alla squadra, che mi ha preso da bambino. Avrei voluto partire con loro quest'anno, anche per la passione per i colori nerazzurri; e anche se gioco la Champions col Bayer, e alcuni mi han detto che per me era meglio così, per giocare con l'Inter ci avrei rinunciato. Ma non ho alcun tipo di risentimento". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 07 febbraio 2014 alle 23:55
Autore: Christian Liotta
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