Promessa pronta a sbocciare, figlio d’arte, nerazzurro in prestito alla Pergolettese. Matias Fonseca, dopo gli anni nella Primevera dell’Inter, si sta facendo le ossa in Lega Pro. E in esclusiva per FcInterNews si sincera a 360°: “Il passaggio dalle giovanili al mondo delle prime squadre è enorme. Ti confronti con uomini che magari da tempo vivono il calcio professionistico. È dura. Bisogna calarsi subito nella parte, ma così si fa esperienza e si riempie il proprio bagaglio personale. Una cosa è andare a contrasto con ragazzi della tua età, un altro con calciatori di 25-35 anni. Ovviamente questi li senti di più, il doppio: si deve lavorare e ci si deve adattare a questi aspetti. Ma me l’aspettavo”.
La vostra classifica è corta.
“Siamo tutti lì, basta una partita giusta e la graduatoria ha un altro volto. Bisogna sempre stare sull’attenti e provare a prendere punti ovunque”.
Per lei sinora 17 presenze e una rete.
“Uno ovviamente vuole giocare sempre, io invece sono partito titolare solo tre volte. Avrei voluto avere più spazio, ma ovviamente il mister fa le sue scelte e queste devono essere rispettate”.
Quale è il suo primo ricordo legato all’Inter?
“Ho fisso nella mente il primo derby disputato in Under 16. Un’emozione bellissima. Ovviamente resta anche la firma con i nerazzurri, ma quella stracittadina, vinta per 3-0 a Interello, in cui ho pure segnato, la porterò sempre con me”.
La sua trafila interista è stata lunga.
“Ho avuto come allenatori Lombardo, Zanchetta, Corti e Madonna. Sono state belle annate”.
Due anni in Primavera.
“La prima stagione è stata fermata causa Covid. Poi in estate in Youth League siamo stati eliminati ai quarti dal Real Madrid. Poi in quella seguente in campionato abbiamo perso in semifinale contro l’Empoli: qualche rimpianto resta, però il calcio è così. Potevamo fare molto di più, ma a volte gli episodi non sono dalla tua parte”.
Lei ha giocato con Mulattieri, Satriano e Oristanio. Perché rispetto a loro non è andato all’estero?
“Circostanze, non si sono verificate le situazioni giuste. Avrei voluto anche io provare l’estero, al di fuori dell’Italia danno maggiori possibilità ai giovani. Qui in Lega Pro, dove comunque devo continuare a cercare di fare bene, se sbagli una partita ti mettono subito in panchina, mentre un ragazzo, almeno all’inizio, avrebbe bisogno di sbagliare una/due/tre volte. Così poi se è bravo e gli dai fiducia prende il volo. Diventa tutta un’altra storia”.
Con chi si è trovato meglio dei suoi ex compagni dell’Inter?
“Con tutti, sono un attaccante che si adatta, predisposto a giocare in coppia con un’altra punta”.
Quale è il giocatore di quella Primavera che per lei sfonderà di sicuro?
“Squizzato. Oggi è alla Juve Stabia, può intraprendere una brillante carriera. Ha grande visione di gioco e un bel piede. È un tempo e un passo davanti a tutti, sa prima cosa deve fare con la palla. Dico lui, ma anche Oristanio che oggi milita in Olanda”.
Avete una chat di gruppo?
“Assolutamente, capita che anche di commentare le partite dell’Inter”.
Suo padre è stato un calciatore di livello mondiale. Le pesa?
“No e nemmeno mi interessa. Ovviamente lo ammiro. Ma io non ci penso. Devo pensare alla mia di carriera. È così che deve essere: io sono io. Poi attenzione: lui mi dà sempre dei consigli sempre a livello calcistico”.
Lei ha rinnovato il contratto con l’Inter sino al 2023. Un bell'attestato di fiducia.
“Direi di sì. Sta a me ripagarla. Spero di giocare ora il più possibile per poter un giorno arrivare proprio lì, a giocare in prima squadra dei nerazzurri”.
Lei ci crede davvero o è più un sogno?
“Sono completamente fiducioso delle mie capacità. Ma è il rettangolo verde che parla”.
A proposito di questo, lei si è allenato spesso con i grandi.
“Era stato bellissimo, mi ero confrontato con i migliori giocatori del calcio italiano. Lautaro è la mia fonte di ispirazione. Lui è un mostro. Cerco di rubargli il più possibile, anche dalla televisione guardo sempre quello che fa”.
Chi invece è stato la sua chioccia?
“Vecino. Mi ha dato tanti consigli”.
E degli allenamenti di Conte?
“Non ricordo che urlasse più di tanto. A volte spronava tutti, altre ci faceva il culo, altre si complimentava con tutti. Come è giusto che sia, insomma. Nulla però di particolare. Per il pochissimo che l’ho vissuto è un grandissimo allenatore”.
Il suo referente è Baccin.
“Dopo il gol che ho messo a segno contro il Renate, dopo nemmeno venti minuti, ho ricevuto un suo messaggio dove mi faceva i complimenti”.
Sogniamo. Le partite che vorrebbe giocare.
“La finale Mondiale. E un Derby contro il Milan. Sarebbe bellissimo segnare nella stracittadina, ma pure in Champions”.
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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