Si dia inizio alle danze. Si alzi il sipario, comincia il calciomercato. Che il calcio ormai sia seguito più da pallonari che da esperti veri e propri lo testimoniano i numeri estivi. Incredibile come una notizia di mercato sia letta millemila volte più che una cronaca di un match ufficiale. Così come interessa maggiormente un'indiscrezione di una presunta trattativa che non il tabellino di un quarto di finale degli Europei. Almeno in Italia, il football è humus adatto per chiunque creda di saperne qualcosa. Habitat naturale, come per la politica: ognuno ha la sua verità, seppur senza l'apporto del benché minimo dato effettivo. Rassegnamoci.

Colpa anche nostra, della nostra categoria, spesso screditata da chi viene definito 'esperto' e poi, nei fatti, esperto non lo è. Non occorre andare oltre i confini nazionali per capire il riferimento. In fondo, però, la forza trainante di questo sport resta proprio la sua popolarità. Che sfocia nel bene, in quanto a seguito e passione. Ma anche nel male, quando si è costretti a fare i conti con ignoranza (in materia specifica) ed estremismi. E il calciomercato è il piatto preferito del tifoso bulimico: sogni e speranze che consentono di riempire giornali e pagine web anche nei mesi estivi.

In particolare, credo sia appropriato analizzare il caso del tifoso interista, almeno quello di ultima generazione. Evidentemente abituato troppo bene, taluni esemplari di homo nerazzurrus si lagnano in continuazione, prendendo le mosse da un presunto mercato fallimentare o appigliandosi a un'annata deludente. Oggettivamente, credo di non fare sfoggio di leccaculaggine verso l'FC Internazionale se rimembro scudetti e coppe dalla data recentissima a tali signori dalla corta memoria. E non parlo di riconoscenza, che deve esistere sul piano umano e non su quello sportivo. Parlo di ciclicità, di logica, di normale corso degli eventi. Insomma, di sport. E di vita.

Criticare la società, questa società, per un anno fallimentare rimanda molto al discorso di cui prima, e cioè all'ignoranza calcistica. Ebbene sì: non basta abitare in Italia per avere il patentino di esperti di pallone. No, mi spiace darvi una delusione. Non basta proprio. L'Inter di Moratti, di Paolillo, di Branca, di Ausilio e di tutti gli altri – dirigenti e calciatori – ha vinto tutto, ha scritto la storia, è entrata nella leggenda del calcio mondiale. Questo è un fatto. Far passare tutti, ora, come dei perfetti imbecilli è quantomeno ridicolo. Si legge un quotidiano, una notizia su internet, e si pensa di conoscere le dinamiche – ad esempio – del calciomercato e ogni suo risvolto. E allora ecco che ci si strappa i capelli per aver perso Isla, si sfiora il suicidio per la cessione di Castaignos, si grida allo scempio per la conferma di Chivu, si bestemmia il calendario perché non si dà spazio a Longo prendendo Palacio. In poche parole: ci si beve tutto quello che viene propinato.

Il fatto, reale e inconfutabile, è che l'Inter ha vinto per anni e ha vinto tutto. Barcellona a parte (ma questa è un'altra storia), è il club che ha vinto di più negli ultimi anni e con maggior regolarità. Due anni fa, nonostante innumerevoli problemi, sono stati portati a casa 3 trofei. Osservando il tutto da lontano, da una prospettiva diversa e non troppo appiccicata al presente, si vede chiaramente un ciclo che nasce da lontano (da Hodgson), cresce (con Cuper), matura (con Mancini), domina (con Mourinho), sfuma (con Benitez-Leonardo) e declina (con Gasperini-Ranieri). La squadra del Triplete parte da lontano, da un lavoro certosino di anni e anni. Non ci si sveglia vincenti d'un tratto. Non ci si improvvisa superiori ad altissimi livelli per così tante stagioni di fila. Abdicare è logica conseguenza del passato, dei successi che furono. Un anno di transizione e delusioni potrebbe bastare. L'importante è sapersi rinnovare, ripartire con idee funzionali al progetto nuovo. La decisione di confermare Stramaccioni traccia il solco. L'idea dello stadio di proprietà anche. Il mercato farà il resto. Oppure no, e allora saremo lì pronti a criticare. Ma aspettiamo almeno che inizi e il 31 di agosto tireremo le somme. Intanto, giusto per esser chiari, sono stati riscattati Guarin e Poli. Ed è stato acquistato Palacio, 19 centri nell'ultimo anno: robetta. Qualche senatore partirà. Addii dolorosi saranno avallati: per l'ingaggio alto e per l'età. Ci piace constatare la chiarezza di idee, che indubbiamente era mancata dopo l'addio di Leonardo.

E allora cosa c'è di sbagliato? Chi può pretendere di vincere per sempre? Who wants to live forever?   

Twitter @Alex_Cavasinni

Sezione: Editoriale / Data: Dom 24 giugno 2012 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni
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