Tartassare l'Inter è, notoriamente, un'arte molto diffusa. Lo ha sottolineato Josè Mourinho a più riprese nella sua avventura interista (per questo le manette sono l'immagine più appropriata, in questo caso), lo vediamo nella quotidianità. Hanno provato a disturbarci ad aprile con il fantasma di Calciopoli-bis, poi da Roma hanno chiesto lo scudetto per l'assurdo caso Motta-Milito, ma nel passato i tentativi come quello del sarto Brescia prima della trasferta di Parma decisiva per lo scudetto 2008, altro frottolame utile solo per turbare gli animi della squadra. Dall'anno scorso, la moda si è espansa per finire anche su un altro campo, quello del calciomercato: criticare e accusare l'Inter per le proprie operazioni è uno sport molto diffuso nel nostro Paese. Esempio banale: ceduto Acquafresca definitivamente al Genoa per avere Motta e Milito, apriti mondo. "E' stato ceduto un talento", "L'Inter non crede nei giovani campioni italiani", e poi Robert chiude la stagione con tre reti. Troppo facile parlare prima, rischiando figuracce: in molti lo hanno fatto anche quando partì Ibrahimovic. "L'Inter senza il suo campione più lucente non farà nulla", sentenziavano quelli che amo definire Soloni. E invece, il 22 maggio Zlatan da Malmoe, (che rispetto tantissimo e ringrazio ancora, sia chiaro), ha forse dimenticato il suo bacio alla maglia blaugrana mentre era sul divano a guardare l'Inter che alzava la Champions. Chissà se avrà cambiato canale.

Dovrebbero cambiare canale però tutti quelli che, in questi giorni, stanno insistendo nel criticare una società che ha vinto tutto, e ripeto tutto in una sola stagione, per l'operazione Mario Balotelli. Proprio sul mercato l'Inter ha creato la sua forza negli ultimi anni, e i Soloni si permettono di criticare questa società e questi uomini-mercato. "E' stato venduto il campione italiano più forte potenzialmente", "35 milioni sono pochissimi", "Vendere Mario e confermare Milito è una follia", leggo di sfuggita. Ma stiamo scherzando? Questi personaggi un anno fa applaudivano la Juventus per aver preso Diego e Felipe Melo come fossero Iniesta e Xavi. La cessione di Balotelli è un rischio che l'Inter si prende, ma se lo fa è perché ne ha consapevolezza totale. I sorrisi dell'umano Milito hanno battuto i bronci del fenomeno Ibrahimovic, e chissà che la grinta di Sculli non possa battere la maglia gettata, i 'vaffa' e i tanti altri disastri della star Balotelli. In Corso Vittorio Emanuele sanno cosa fare, quando farlo e come farlo: un nuovo caso Adriano era troppo pericoloso, 35 milioni al giorno d'oggi sono tantissimi, l'operazione va soltanto applaudita.

Eppure, c'è chi parla per accusare l'Inter che fa già Fair Play Finanziario e contemporaneamente spende (Mariga e Biabiany 10 milioni, Sculli 5 e il centrocampista costerà), e si trattengono magari sull'altro club di Milano che vive di giocatori in prestito al Genoa e svincolati dal Chievo Verona. Capisco la crisi rossonera, ma con queste situazioni pensare a criticare il club campione d'Europa, d'Italia e di Tim Cup è davvero troppo. Evidentemente, qualcuno adora fare figuracce come quelle di Acquafresca o Ibrahimovic: non riesco a trovare altra spiegazione. Adesso però è ora di lasciare lavorare i dirigenti e la società, siamo stufi di sentir parlare ancora di Balotelli e questi Soloni al seguito che commentano aspettando il primo passo falso. Adesso dimentichiamo Mario, c'è Coutinho, e c'è soprattutto una grandissima società e l'Inter da mettere davanti a tutto e a tutti, senza ragazzini ribelli che vogliono fare i galli in un pollaio dove risiedono campioni di livello mondiale. Buona fortuna Mario, buona fortuna Soloni: ma adesso, noi nerazzurri pensiamo a continuare a vincere, già da sabato.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 17 agosto 2010 alle 18:40
Autore: Fabrizio Romano
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