Dodici ore, quelle rimanenti all'ultima partita del 2022 per l'Inter di Simone Inzaghi che dopo il lunch match di oggi contro l'Atalanta saluterà una parte dei suoi giocatori migliori, impegnati per Qatar 2022. A rivederci a gennaio. E tra entusiasmo, o delusioni, per le convocazioni o mancate tali da parte delle rispettive Federazioni, la testa è già al 20 novembre. Intanto però da qui al fischio d'inizio del Mondiale più straordinario (e controverso) di sempre, c'è ancora un ultimo turno da giocare, nella fattispecie per l'Inter c'è ancora l'Atalanta da affrontare. E magari da battere. Un derby lombardo che vede le due nerazzurre appaiate, entrambe a ventisette punti ed entrambe con un inizio stagionale fatto di alti e bassi che nel complesso può a tutti gli effetti considerarsi deludente senza offendere nessuno, anzi. Ma questa è storia nota e a furia di dire e ripetere quanto la squadra di Simone Inzaghi abbia avuto fin qui un rendimento ben al di sotto delle aspettative l'arrivo di questo Mondiale sembra quasi una panacea per i tifosi, falcidiati da gastrite che solo l'Inter può regalare. Insomma, sia lodata questa pausa, per quanto tristemente lunga, una tristezza - per noi italiani - esacerbata dalla grande assenza dell'Italia, fuori dalla Coppa del Mondo per la seconda volta consecutiva. Chissà, sperano in molti, che non sia l'elemento ics che possa rimescolare le carte e cambiare le sorti di un campionato - quantomeno per i fedeli al Biscione - sin qui meno entusiasmante degli ultimi anni.
Momento particolarmente non idilliaco non solo per i tifosi e a tingere Atalanta-Inter di un velo di malinconica costernazione sarà l'umore dei due ex della gara, Robin Gosens e Roberto Gagliardini. Seppur con i dovuti distinguo, i due giocatori della Beneamata torneranno tra qualche ora in quel di Bergamo, dove, seppur l'uno diversamente dall'altro, si erano distinti per qualità e prodezze che nel tempo, una volta a Milano, sembrano essersi sbiadite. Arrivati da ragazzi prodigio, acquisti che avevano entusiasmato la piazza, a distanza di tempo, seppur - anche in questo caso con le dovute proporzioni - i due ex atalantini nel capoluogo lombardo sembrano non trovare la loro dimensione, né la giusta pace e del sogno interista che si era prospettato, basato sull'idea di salto di qualità che avrebbe cambiato per sempre la vita sportiva di entrambi, sembra essere rimasta una grande ed enorme deludente realtà fatta di rammarichi e punti sui quali riflettere. Continue voci di mercato e frecciatine, seppur blande, lanciate qui e lì nelle varie dichiarazioni, per quanto riguarda il primo; umile ed educato silenzio, coadiuvato di tanto in tanto di qualche voce di mercato finita quasi sempre nel dimenticatoio, la situazione che riguarda il secondo. Background che all'ingresso al Gewiss porterà inevitabilmente i pensieri di uno e dell'altro indietro nel tempo, a quando in quel di Bergamo erano quei gioiellini di cui gli orobici non si sarebbero voluti privare e che, per una ragione o per un'altra si sono ritrovati a salutare dovendo poi, col tempo, dar ragione a quel famoso detto secondo il quale 'chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova'.
Nello specifico - viene da domandarsi - cosa non ha funzionato per l'uno e per l'altro, una volta a corte della Beneamata? Se di Robin Gosens la sempre valida risposta del 'post-infortunio', che ne ha rallentato l'arruolamento a pieno regime ponendogli poi di fronte una scomoda e difficile da scalzare concorrenza con Federico Dimarco, trova la più comprensibile delle spiegazioni, diverso è il discorso che concerne Roberto Gagliardini. Per il classe '94 la parabola discendente è stata quasi impercettibile, poiché se la più pronta e facile delle risposte può suggerire la spiegazione secondo la quale gli innesti che il mercato ha fornito ai vari allenatori succedutosi negli anni hanno semplicemente declassato l'ex Atalanta, il discorso va a cozzare con l'importanza e la fiducia che il 5 interista aveva ritrovato a fine stagione di quell'atipica annata che è stato il campionato 2019/2020 sotto l'egida di Antonio Conte. Lo stesso che però la stagione successiva, complice l'arrivo di Arturo Vidal, mai però rivelatosi insostituibile, tornò a metterlo in subordinazione. Con l'arrivo di Inzaghi il minutaggio del silenzioso e gentile Roberto non è particolarmente migliorato e sebbene nelle varie occasioni durante le quali è stato impiegato non ha mai dato parvenza di smarrimento in un centrocampo dove al contrario, al netto di minutaggio e conseguente fiducia e sicurezza che ne deriva, ha sempre fatto il suo. Ma le ingenerose critiche, specie sui social, piovute da parte di tifosi, ambiente, addetti del settore ne hanno certamente condizionato l'animo e trovare quella selfconfidence e feeling con se stessi e il pallone tanto essenziali in un campo di calcio inizia a poter essere un peso sul quale probabilmente tutti dovremmo riflettere. Critiche esagerate fino al massacro mediatico al quale ogni giorno giocatori e sportivi in generale si ritrovano a dover fronteggiare e che oggi tocca a Gagliardini e Gosens, dal canto suo anch'egli un po' preso di mira da chi si erige ogni giorno intenditorissimo di uno sport, alla fine della fiera, di cui sa poco o nulla, domani chi lo sa.
Al cambiare del bersaglio però non cambia la sostanza e se pur l'obiettivo dovesse spostarsi su qualcun altro, difficilmente sarebbe risolto. Ma questo è un altro ennesimo triste discorso che poco c'entra con la trasferta di Bergamo, dove l'Inter potrà e dovrà cercare di dare una svolta ad un campionato sin qui altalenante, il cui bilancio è reso ulteriormente 'grave' dai numeri registrati fuori casa. Nella stessa misura in cui la squadra di Simone Inzaghi cercherà di salutare questa prima parte di Serie A e accogliere il Mondiale con un quid di ottimismo in vista di una ripresa che presenterà già da subito difficili insidie (il Napoli capolista), Gosens e Gagliardini potranno e dovranno cercare, lì dove tutto 'è nato', la svolta e la rivincita nei confronti di chi ha sottratto dalla loro favola quel pizzico di magico che solo loro possono essere in grado di riprendersi.
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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