"Il debutto con gol era la mia specialità. Serie A, Nazionale maggiore, Under 21, Inter e anche al Levante, contro il Real di Ronaldo e Modric. Quell’emozione mi manca molto. Ha presente l’attimo prima del gol? Ecco. Ogni tanto ci penso". Lo dice Giampaolo Pazzini, intervistato oggi dalla Gazzetta dello Sport per ripercorrere anche le tappe della sua carriera.

Pazzini, in carriera si è sentito sottovalutato?
"A essere sincero, sì. Ci ho messo del mio, non sono mai stato un personaggio, non mi sono mai auto-sponsorizzato. Sono sempre stato lineare, ecco. Poco… “pazzo”. Ma in alcune occasioni non ho avuto quel risalto che meritavo".

Si riferisce alla Nazionale?
"Avrei preferito giocare di più, soprattutto al Mondiale sudafricano. E non aver preso parte a Euro 2012 resta un rimpianto. Lo metto alla pari con la finale di Coppa Italia persa con la Samp e il preliminare di Champions col Werder. Il gol a tempo scaduto fu una mazzata".

Il miglior Pazzini si è visto alla Sampdoria?
"Sì, ma anche nel primo periodo all’Inter e Milan, dove segnai 11 e 15 gol. In blucerchiato sono tornato a fare l’attaccante come dico io. Merito di Mazzarri. Dopo un paio di partite mi disse di restare davanti, di non andare in giro per il campo. Io ero uno che all’inizio giocava di squadra, scendeva a centrocampo per prendere il pallone e cose così, ma lui mi fece cambiare. “Lascia i mediani, tu resta lì e la palla te la portano loro”. Nel 2010 siglai 19 gol".

La verità: oggi sarebbe la punta titolare dell’Italia?
"Non saprei, ma ai miei tempi le punte erano Toni, Inzaghi, Totti, Del Piero... io sono fiero di aver segnato 115 gol in Serie A nella loro epoca".

C’era anche Cassano. Il vostro segreto?
"“Siete come Mancini e Vialli’, ci dicevano. Godeva nel farmi fare gol, si era creata un’alchimia pazzesca. Passavano tutti il pallone a lui. Io ne toccavo pochi, ma segnavo. Antonio mi diceva di aspettare il pallone vicino alla porta. È stato l’anno migliore della mia carriera, avevo offerte dalla Germania, dalla Russia, dall’Inghilterra".

Poi Inter e Milan, Moratti e Berlusconi.
"Due signori. Non esistono più persone così. Purtroppo in entrambe le occasioni sono stato un po’ sfortunato, essendo arrivato alla fine di un ciclo. All’Inter finimmo secondi, mentre al Milan mi trovai bene con Allegri. Ho sempre apprezzato il suo modo di dirti le cose in faccia".

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Gio 03 luglio 2025 alle 13:24 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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