"L'anno scorso non abbiamo conquistato lo scudetto soprattutto per demeriti nostri più dei meriti di chi poi ha vinto". Lo aveva affermato Bonucci in settimana infiammando i giorni che precedevano Inter-Juventus. Come se il derby d'Italia avesse bisogno di benzina per prendere fuoco. La risposta in primis di Massimo Moratti: "Bonucci sbaglia", ha trovato la parafrasi corretta in quella di Materazzi: "Bonucci ha detto una ca***ta". Poi è il turno degli allenatori nelle conferenze stampe della vigilia, si gioca già il primo round: favorito lui, lei, quell'altro, noi? Nah. Inzaghi e Allegri spazzolano via le pressioni dalle rispettive giacche, ma sanno bene che una vittoria varrebbe oro per entrambi, specie nel giorno in cui il Napoli ha fermato la sua corsa scendendo dall'ottovolante di vittorie.

La parola passa infine, come sempre al campo, il primo a parlare però inaspettatamente è quello della Pinetina. L'influenza mette ko il guerriero Vidal, così anche l'ultimo dubbio di Inzaghi è sciolto: Calhanoglu si riprende il suo posto a centrocampo, chi non l'avesse ancora notato deve attendere il minuto 17, quando il turco servito sulla trequarti da Skriniar ha l'idea di calciare in porta di prima, cogliendo tutti di sorpresa a parte Dzeko. Il destro del numero 20 nerazzurro diventa un assist che ,prima con la complicità della deviazione di Locatelli, poi con quella del palo, trova il bosniaco appostato come spesso gli succede al posto giusto nel momento giusto, Szczesny invece è steso sul lato della porta sbagliato. Agli amici l'ex milanista dirà che era tutto calcolato.

Il primo tempo finisce senza apprensioni e con l'Inter in pieno controllo dei giochi. I cinque di centrocampo stavolta svolgono una partita più responsabile, Perisic e Darmian tengono a bada Cuadrado e Alex Sandro, i tre mediani fanno da filtro davanti al muro di difesa e non lasciano più i buchi che ci avevano fatto sobbalzare dal divano mentre seguivamo le scorse partite. Se da una parte Kulusevski e Morata si ritrovano spesso intrappolati nella rete di maglie nerazzurre, dall'altra scarseggia il supporto per vie centrali verso Dzeko e Lautaro. I tentativi di innesco per il tandem d'attacco nerazzurro arrivano soprattutto dalle fasce, come comanda la formula di Inzaghi, ma i due hanno poche chance anche perché Danilo, Bonucci e Chiellini non sono nuovi del mestiere. Vincono soprattutto le difese e all'Inter, per adesso, va bene così.

Nella ripresa Allegri tenta di dare la scossa alla propria squadra con il doppio cambio Chiesa-Dybala, con il diez che si abbassa in trequarti, poi si sposta largo a destra, quindi a sinistra, praticamente ovunque, lasciando il varco agli inserimenti di McKennie e Bentancur, ma ovunque sono anche i difensori nerazzurri che non concedono occasioni e proteggono l'1-0. Fino all'87'. Nel frattempo Allegri con Arthur e Kaio Jorge ha finito i cambi, non sapendo, forse, che la mossa decisiva sarebbe arrivata dal VAR Guida: Mariani, arbitro in campo e appostato vicinissimo all'azione, si era perso evidentemente il fallo da rigore di Dumfries su Alex Sandro (a volte ci si dimentica che è pur sempre un'Inter-Juve), quindi avvedutosi dopo il controllo al monitor assegna il penalty decisivo ai bianconeri. Handanovic è già spiazzato quando Dybala sistema la palla sul dischetto, Inzaghi dopo il gol ci ripensa e viene espulso da Mariani per reazione furibonda.

A una settimana dalla sconfitta amara contro la Lazio, segnata sia dal rigore per fallo di mano di Bastoni (che in settimana ha ripassato i documentari sui pinguini) che dall'inottemperanza alla sacra legge del fair play da parte di Felipe Anderson, ci viene difficile indicare dei punti a sfavore dell'Inter. La domanda su come sia potuta finire in parità una partita che i nerazzurri avevano comandato fino a 3' (più 5' di recupero) dal gong sorge spontanea: per demeriti di chi?
Sezione: Editoriale / Data: Lun 25 ottobre 2021 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri
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