E per fortuna che adesso si va in letargo e ci si rivede - almeno per quanto riguarda il campo - solo a inizio gennaio 2023. Perché francamente già si iniziava ad averne abbastanza del solito circo mediatico sempre sul piede di guerra quando si tratta di Inter e poi improvvisamente agnellino quando invece ci sarebbe da mazzolare altre squadre. L'ultimo esempio è sotto gli occhi di tutti, ossia la direzione di gara di Sozza in Milan-Fiorentina (quello di Inter-Roma, quello milanese, quello che non andava bene...), coadiuvato per nulla a dovere da Fabbri al VAR. 

Venivamo da un turno infrasettimanale di campionato nel quale un allenatore - segnatamente Thiago Motta - aveva incentrato il post-gara di un match perso 6-1 su un episodio dubbio in origine del 2-1 interista. Sfogo raccolto e rilanciato ben oltre il buon gusto considerando l'andamento del match di San Siro. Ed è ancora chiaramente scolpito nella memoria anche quanto accaduto dopo Fiorentina-Inter, con un carico di polemiche abnorme ed episodi arbitrali passati al setaccio per giorni e giorni. Al di là della sostanza, fa impressione la forma. Ieri e oggi, dopo Milan-Fiorentina 2-1, nulla di tutto ciò. Chi si indignava per il colpetto di Dzeko su Milenkovic o per la punizione di Dimarco, stavolta ha deciso di fare scena muta, senza innescare alcuna discussione arbitrale e senza paventare chissà quali complotti.

Colpa anche dell'Inter, che continua a sottovalutare l'incidenza della comunicazione nell'anno di grazia 2022 ("Eh, quasi 2023!", per dirla alla Benigni-Troisi). La percezione condiziona e non è affatto ingenua. Si riverbera nei protagonisti e nei tifosi, crea spirali emotive in grado di modificare anche gli eventi di campo. Una sana difesa sarebbe auspicabile, ma evidentemente qualcosa manca da questo punto di vista nelle stanze di viale della Liberazione. Eppure la chiamavano "Marotta League"...

Sezione: Editoriale / Data: Mar 15 novembre 2022 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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