Cinque acquisti in cinque giorni, venti giocatori di movimento in rosa, di cui quattro attaccanti, più tre ragazzi aggregati dalla Primavera. Tra i fiumi di parole spesi da Simone Inzaghi nella conferenza stampa che martedì ha aperto la sua seconda stagione all'Inter occorre mettere in risalto questi numeri, tracce da seguire per provare a decifrare le strategie che verranno adottate dal club per migliorare o non indebolire la rosa. Il piano di Beppe Marotta e Piero Ausilio di costruire 'due squadre', con due pedine per ruolo, è facile da intuire ma impossibile da pronosticare con perfezione chirurgica per via dell'imprevedibilità del calciomercato che, per citare il caso più clamoroso, sul finire di giugno ha portato in dote, seppur in prestito, quel Romelu Lukaku che meno di un anno fa, col suo addio, colorò di un nero ancor più cupo la turbolenta estate 2021.

E' il belga il fil rouge che collega le ultime due preseason nerazzurre, il tema talmente ricorrente da essere citato addirittura dieci volte nei ventinove minuti di dialogo tra il tecnico e i giornalisti presenti martedì pomeriggio nel quartier generale di Viale delle Liberazione. La prima definizione associata a Big Rom è stata, senza sorpresa, 'grandissimo colpo', un arrivo di quelli che infiamma un'intera piazza, che migliora istantaneamente lo stato d'animo di milioni di tifosi feriti da uno scudetto perso contro i rivali cittadini del Milan per soli due punti.

L'ex Chelsea, a un certo punto, è tornato a essere Romelu, figliol prodigo perdonato, nel contesto della domanda inevitabile sul possibile addio dal peso specifico inestimabile di Milan Skriniar: "L'anno scorso parlavamo di Romelu durante la mia presentazione, poi dopo 15 giorni è andato via...", ha fatto giustamente notare il piacentino, sottolineando che la cessione del gigante di Anversa non fosse preventivata dopo la dolorosa separazione da Achraf Hakimi. Uno scenario che potrebbe ripresentarsi anche nelle prossime settimane, magari generando meno rumore e malcontento rispetto allo scorso agosto: "Eravamo convinti di cedere solo Hakimi ma poi sappiamo che può succedere di tutto da qui alla fine. Prometto che dalla prima giornata ci sarà un'Inter che vuole vincere come altre 5-6. L'anno scorso veniva comodo dire che non eravamo neanche da top 4", il concetto espresso da Inzaghi. Oggi decisamente più a suo agio nei ruolo di allenatore Beneamata dopo essere uscito, tutto sommato senza troppe pieghe sull'abito, dal primo giro di centrifuga che tocca a tutti coloro i quali siedono su quella panchina. Ha vinto due trofei e ha sfiorato la seconda stella senza la vera star del biennio contiano al primo tentativo, figuriamoci se ora può essere turbato, anche alla luce della pregressa esperienza, da ciò che succederà da qui al 1° settembre con le entrate quasi tutte definite: "Sono in una botte di ferro perché conoscete tutti che dirigenti abbiamo e ciò che sono riusciti a fare in questo anno e mezzo da quando sono qui", l'elogio dell'ex Lazio al management. Che, a proposito di numeri, deve raggiungere, da quel che trapela dall'HQ, l'obiettivo del +60 milioni di euro tra entrate e uscite entro il giugno 2023. Difficile dare una forma reale a questa cifra, per di più in un arco temporale così ampio, fino a che non si capirà se questo ammontare riguarda il valore totale dei cartellini. Un anno fa, più o meno di questi tempi, il CEO corporate Alessandro Antonello spiegò a Radiocor che la società doveva realizzare un saldo attivo di campagna trasferimenti di 80 milioni di euro di cassa. Dopo quella sua rivelazione, il club acquistò Denzel Dumfries (13,751 milioni di euro), Joaquin Correa (33,387 milioni di euro) ed Edin Dzeko (1,2 milioni di euro), oltre a Zinho Vanheusden (16 mln) cedendo Romelu Lukaku per 115 mln. "Alla fine della sessione di mercato faremo i conti", aveva dichiarato il dirigente all'epoca senza che a nessuno balenasse in testa l'idea di un secondo sacrificio. Il resto è storia, riscritta proprio da Lukaku che ha riportato le lancette dell'orologio indietro di un anno collocando l'anno zero al 29 giugno 2022. Su questa linea temporale Romelu c'è, probabilmente un altro Romelu, inteso come peso massimo della squadra, non ci sarà. Inzaghi ci è già passato, ha incassato il colpo e ha tirato dritto fino al 22 maggio portandosi a casa l'abbraccio del popolo del cielo e della notte, nonostante l'epilogo. "C'è il rammarico di non aver vinto lo scudetto perché con 84 punti si vince 5 volte su 6", ha ammesso Inzaghi in un passaggio della conferenza stampa. Praticamente l'83,3% di possibilità di trionfo. Un altro numero a cui è meglio non pensare come il famoso 60 di cui sopra. Di questi tempi lo scudetto lo decide la calcolatrice

Sezione: Editoriale / Data: Gio 07 luglio 2022 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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