Si è chiuso forse come nessuno avrebbe immaginato il mercato di riparazione nerazzurro. Che fosse un mercato low cost lo si era intuito e ce lo si attendeva, ma avere addirittura dei dubbi sul fatto che l'Inter si sia rafforzata o piuttosto indebolita non succedeva da tempo. Movimenti quasi tutti concentrati sul centrocampo, o giù di lì, esclusion fatta per Juan, che almeno va a dare un po' di respiro ai "vecchietti" della retroguardia e potrebbe essere un buon affare in prospettiva. Quello che più di tutto ha lasciato perplessi è stata però senza dubbio la partenza di Motta, arrivata con un blitz a Milano dei dirigenti francesi quando già Leonardo aveva detto che tutto era rimandato a gennaio e Ranieri (che fino all'ultimo ha cercato di opporsi alla sua cessione) lo aveva convocato per la partita contro il Palermo. Ripercorriamo brevemente la viceda Motta: il Psg dichiara l'interesse per l'italobrasiliano, Moratti in un primo tempo si oppone, Ranieri pone il veto alla cessione di un calciatore di fantasia ed esperienza, ma i dirigenti pian piano cominciano a intravedere il possibile vantaggio nella cessione (e relativa monetizzazione, è ovvio) di un calciatore in scadenza di contratto nel 2013 che pesa sul monte ingaggi (3,5 milioni a stagione) e che spinto dal suo procuratore comincia a guardarsi intorno in mancanza di una chiamata dalla dirigenza nerazzurra.

Passano i giorni e al Gran Galà del Calcio Motta non chiude al trasferimento in Francia, "Parigi è una bella città, vedremo" si lascia scappare. Eppure le parti sembrano d'accordo: non privare subito Ranieri di una pedina per lui fondamentale, ma lavorare sulla base di un comune accordo per la cessione a giugno. Leonardo è un amico, capirà. Certo, se arriva un'offerta allettante, filtra da ambienti nerazzurri, tutto cambia. E l'offerta irrinunciabile sembra effettivamente arrivata. Ma ragioniamoci meglio: 10 milioni, pagabili in due anni, offerta irrinunciabile? Val la pena rinunciare a uno come Motta per 10 milioni e neanche disponibili subito? E' vero che si rischiava di perderlo a giugno 2013 a zero, ma se si fossero chiesti 20 milioni allo sceicco del Psg mi risulta difficile pensare che non si sarebbe potuto chiudere a 15, 12, ma non 10. Qualcuno dice, i soldi di Motta vanno reinvestiti su Guarin, in prestito ma con diritto di riscatto a 11 milioni, ma Guarin prima va inserito e valutato. Insomma potrebbe rivelarsi un crack, qualcuno lo paragona già a Boateng, magari, ce lo auguriamo, ma si perde un giocatore certo per un giocatore da scoprire.

Lo stesso Palombo va valutato in tutt'altra ottica, è arrivato per dare una mano al centrocampo visti i continui acciacchi fisici, Stankovic su tutti, ma non possiamo pensare che sia al pari di Motta. Eppure sarà lui a prendere il posto dell'italobrasiliano nella lista Champions, visto che Guarin non può giocarla. E allora perché non tenersi Mariga che è rientrato dal prestito alla Real Sociedad, per venire poi girato al Parma? Tirando le somme, dunque, se manca Sneijder manca la luce in mezzo al campo. Lo si è visto nelle ultime partite, Alvarez è ancora troppo acerbo, Guarin come si diceva si spera che risulti davvero il fenomeno che tutti si attendono (e ci sarà solo in campionato), tutti gli altri sono incontristi buoni a "far legna".

Ci si attendeva quantomeno il colpo last second, frequente negli ultimi anni, quel rinforzo in attacco dove non c'è più Coutinho, quell'esterno sinistro richiesto da Ranieri, ma nulla. A sinistra resta Alvarez e in alternativa Obi o forzandolo Poli; in attacco tolti Milito e Pazzini restano un Forlan che finora non si è visto molto e Castaignos, che ha rifiutato il trasferimento al Cesena e all'estero. E il tifoso resta con un senso di insoddisfazione, di vuoto, di urlo strozzato in gola. Il momento più affascinante della stagione in cui si sogna il campione, l'innesto a sorpresa, il salto di qualità, si è trasformato in un piatto scambio di pedine. Si era parlato di Tevez, di Palacio, di Montolivo. Nulla di tutto ciò. Coerente con la propria mission di risparmio economico e valorizzazione dei giovani, la società ha continuato a ringiovanire l'organico e ad abbassare il monte ingaggi. Dal punto di vista manageriale un'azione magistrale, ma purtroppo una squadra di calcio non vive solo di calcoli e numeri, è fatta anche di passione, sogni e speranze. E di risultati sul campo, ovviamente.

Ecco speriamo che quest'ultimo, il campo, smentisca presto noi scettici, e ci convinca che nel mercato di riparazione si è davvero riparato alle eventuali sbavature compiute in estate, e che non bisognerà guardare al prossimo mercato estivo come reale banco di riparazione...

Sezione: Editoriale / Data: Mer 01 febbraio 2012 alle 00:01
Autore: Domenico Fabbricini
vedi letture
Print