Questa sera ci sarà anche un po’ di Inter a giocarsi un posto nella finale del Mondiale in Qatar. La semifinale tra Argentina e Croazia sarà l’occasione per vedere la sfida a tinte nerazzurre tra Lautaro Martinez e Marcelo Brozovic, avversari in nazionale prima di tornare a lottare per il Biscione a partire da gennaio e dal big match contro la capolista Napoli. Almeno un giocatore dell’Inter (e del Bayern Monaco, visto che dall’altra parte del tabellone si incroceranno Dayoy Upamecano e Noussair Mazraoui in Francia-Marocco) sarà quindi in campo per l’ultimo atto della Coppa del Mondo: una tradizione che va avanti dal lontano 1982. E mentre si attende lo spettacolo delle ultime tre gare del torneo, in casa nerazzurra son giorni che continua a rimbalzare con insistenza la parola ‘ritorno’.
Se ne sta parlando per quanto riguarda Beppe Marotta, secondo alcuni organi d’informazione nel mirino della Juventus, e per Achraf Hakimi, voglioso - pare - di tornare a Milano dopo il doloroso addio sull’altare del bilancio. Come già successo con Romelu Lukaku: proprio il precedente di Big Rom può lasciare accesa una piccola fiammella di speranza per un Hakimi 2.0 che, però, presenta delle evidenti differenze rispetto a quanto successo con il belga. Entrambi sono stati ceduti nella stessa finestra di mercato in cambio di importanti assegni arrivati da Parigi e da Londra, ma se Lukaku è riuscito a concretizzare il ritorno ad Appiano perché in rotta con il Chelsea (e con il tecnico Tuchel), perché raramente titolare e perché bravo ad approfittare di un improvviso cambio di proprietà dei Blues, la strada per il treno marocchino sembra invece essere più in salita: il PSG lo considera centrale nel progetto e, nel caso in cui dovesse essere lo stesso giocatore a spingere per tornare all’ombra del Duomo, c’è da scommettere che Nasser Al-Khelaifi non sarà per nulla disposto a fare sconti, sparando probabilmente alto sul prezzo. Anche come semplice conseguenza del tira e molla per Milan Skriniar e del muro alzato dall’Inter in estate dopo che l’affare Bremer è sfumato definitivamente.
La pista resta difficile, ma esiste una legge non scritta: nel mercato, così come nel calcio, quasi nulla è impossibile. Specie se dietro una delle scrivanie di Viale della Liberazione siede un dirigente esperto ed invidiato da tanti come Marotta. E qui torniamo ad un altro ‘ritorno’ di cui si parla, quello del varesino alla Juventus. La notizia è stata lanciata da quotidiani come La Repubblica e il Corriere dello Sport, a dire il vero in maniera del tutto discutibile: immancabili condizionali, frasi come “chi lo conosce bene sa che una chiamata da parte della Juventus lo farebbe vacillare [Repubblica]” o espressioni come “dicono”, “chi lo frequenta lo descrive come…” che lasciano spazio a più interpretazioni di veridicità o bluff giornalistico (“All’Inter sta bene, dicono, ma chi lo frequenta lo descrive sfinito dalle troppe salite alle quali l’ha costretto la proprietà [Corsport])”. Marotta abbandonerebbe l’Inter (con cui ha firmato un importante rinnovo fino al 2025 il 18 febbraio 2022, in pieno post pandemia e quindi con quadro generico di difficoltà ben chiaro) per ripartire da una Juventus dove tutto - in un momento storico condito da inchieste, intercettazioni e processi in arrivo - è regolato dall’incertezza e dall’imperativo di rifondare in seguito alla dimissioni in blocco del CdA?
Nel 2021, durante il ‘Festival dello Sport’ organizzato da La Gazzetta dello Sport a Trento, l’ad nerazzurro aveva precisato dal palco i suoi piani per il futuro: “All'Inter mi trovo molto bene. Quando Zhang arriverà in Italia, a dicembre, in quella data ci sarà un momento per parlare del futuro. I presupposti sono tutti favorevoli (infatti poi arrivò il rinnovo, ndr). Posso però dire con certezza che dopo l'esperienza con l'Inter non starò più in un club. Mi sento appagato del mio cammino. È giusto aspirare ad esperienze diverse e che rallenti un pochino i miei impegni”. Il discorso fatto per Hakimi vale ovviamente anche per Marotta: nel calcio, e nel mercato, non si può mai dire mai. La speranza è che Don Beppe mantenga la (pesante) parola data.
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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