Nuovo giro, nuova rottura. Antonio Conte lascia il Tottenham a suo modo, mandando nuovamente in onda un film già visto nel suo rapporto con i club. Dalla Juventus agli Spurs, passando per Chelsea e Inter, di cui ora si sta riprendendo a parlare con grande insistenza per un possibile ritorno. A gettare benzina sul fuoco contribuiscono il futuro in bilico di Simone Inzaghi, la presenza in dirigenza del fedelissimo Beppe Marotta e la stima (forse ora scemata?) del presidente Steven Zhang, che per vincere uno scudetto lo portò a Milano salutando in anticipo un certo Luciano Spalletti. Un allenatore che ora, con grande merito e dopo i tanti sacrifici, il tricolore se lo sta piano piano cucendo sul petto, sulla maglia azzurra del Napoli.

Le voci su un ritorno di Conte ad Appiano fanno discutere e continuano a dividere. Questo è assodato, oltre che logico e naturale. C’è ad esempio chi, dopo l’addio post-scudetto a Milano, su quella panchina non vorrebbe vederlo neanche in una fotografia scolorita, ma anche chi pensa che possa essere l’uomo giusto per tornare a trionfare davvero. C’è chi sarebbe disposto a mettere da parte tutte le polemiche pur di raggiungere la seconda stella con la sua guida e chi preferirebbe invece rinunciarci per ripartire da un nome nuovo. O, ancora, chi darebbe fiducia a Inzaghi. Che, nonostante il cammino zoppicante in campionato e lo scudetto cestinato lo scorso anno, ha comunque avuto il merito di portare l’Inter agli ottavi e ai quarti di finale di Champions League nel giro di due anni, riponendo in bacheca anche due Supercoppe Italiane (non banali, come raccontano le vittorie su Juventus e Milan) e una Coppa Italia (anche questa contro i bianconeri) con una rosa di qualità indiscutibilmente inferiore a quella che aveva a disposizione il tecnico salentino. Tre trofei da una parte, uno scudetto atteso da anni dall’altra: un parallelo che lo stesso Inzaghi ha voluto rispolverare, con neanche troppo velato orgoglio, nella conferenza stampa post Porto. “Io so il percorso fatto fin qui all'Inter - le parole pronunciate da piacentino nella pancia del do Dragão -. Negli ultimi dodici anni l'Inter ha vinto uno scudetto che gli ha procurato qualche problemino economico. Negli ultimi diciotto mesi ha vinto tre trofei, ha vinto una Coppa Italia, due volte la Supercoppa e ora è ai quarti di Champions. Però è facile parlare di Inzaghi, perché forse educazione e intelligenza vengono confuse nella vita. Parlerò quando ne avrò voglia, lo devo a me e ai miei familiari”.

In attesa di capire cosa succederà, nella testa di molti rimbalzano alcune domande più che scontate: come poteva andare la storia recente dell’Inter se Conte, dopo quello scudetto festeggiato ‘a distanza’ in un San Siro reso deserto dal Covid, avesse deciso di continuare il suo amato ‘percorso’ in nerazzurro? E come si sarebbe sviluppata la carriera di Conte se, anziché cedere il passo ai soliti ‘capricci’ (di mercato e non), avesse provato davvero ad aprire un ciclo vincente con il Biscione? Troppi ‘se’ e troppi ‘ma’, nessuna certezza. Resterà Inzaghi? Si ripartirà da un nuovo allenatore? Può esserci davvero un ‘Conte 2.0’ dopo tutto quello che è successo? E soprattutto, caro Antonio, per l’Inter sarebbe meglio Con te o senza di te?

Sezione: Editoriale / Data: Mer 29 marzo 2023 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
vedi letture
Print