Ho un pregio, che poi è anche un difetto forse, o meglio un qualcosa che potenzialmente può sempre ritorcersi contro di me: quello che scrivo/dico sempre quello che penso. Nonostante sappia perfettamente che a volte sia meglio stare zitto, o quantomeno non prendere posizione, non ce la faccio. L’etica del lavoro, ma anche proprio una questione di educazione e giustizia – nel senso più profondo e nobile del termine – mi porta a esprimere un mio pensiero, anche in controtendenza, se lo reputo necessario. Ecco quindi che oggi vi tiro le orecchie, non a tutti sia chiaro, ma a molti di voi.

Come scritto in un articolo uscito ieri sul sito, sostenere che Asllani abbia rifiutato tutte le destinazioni estere proposte, non è sostanzialmente vero. Che il ragazzo preferisca rimanere in Italia corrisponde al contesto attuale, ma se nessuno sinora si è presentato in Viale della Liberazione con 18-20 milioni o con 15-16 e la percentuale sulla futura rivendita, cosa significa? Che al momento non esiste un accordo per la cessione del cartellino dell’albanese. Quindi, come si fa dire che non voglia andare qui o lì se manca un altro tassello fondamentale per chiudere un’ipotetica trattativa? Il Betis – o qualsiasi altra società straniera – ha per caso trovato l’accordo con l’Inter per l’acquisto del giocatore, ma il ragazzo successivamente ha risposto: “No grazie, non vado”?. No, non mi risulta. Ed è evidente che non risulti a nessuno, perché non è così.

Se però la narrativa cambia, o quantomeno viene fatto passare un concetto diverso da quello che è, vista la potenza dei media e delle parole, si crea la post verità. E si addossano a un ragazzo che non ha mai sbagliato un comportamento, colpe che non ha. Sono sottigliezze, dettagli, che però fanno tutta la differenza del mondo. A livello calcistico tutti possiamo – anzi, dobbiamo – avere la nostra opinione. Poi basta confrontarsi, con educazione e rispetto, e si avanti. Ci stanno pure gli sfottò e le prese in giro. Tanto alla fine l’unico giudice supremo è sempre il verde. Ma dal punto di vista umano c’è sempre un limite invalicabile che non deve essere superato, quello degli insulti gratuiti e immeritati.

Tutti sognano che la propria squadra del cuore abbia 11 vincitori del Pallone d’Oro. Ma prendere denigrare un atleta solo perché si pensa non sia adatto, né tanto meno abbastanza forte, per vestire la casacca del tuo team, è semplicemente sbagliato. Seguitemi: dire/scrivere/pensare: “X deve essere ceduto per Y, W, Z motivi” va benissimo, anche usando toni aspri, perché qui nessuno è santarellino, mentre “X, vai fuori dai cog***** perché sei una m**** e ci blocchi tutto” non lo è.

Ci siamo capiti? Questo discorso vale per qualsiasi ambito lavorativo e personale. È un qualcosa che ci accomuna tutti, nessuno escluso. Oggi capita a me, domani magari a te. E subire un certo tipo di trattamento quando di fatto quanto accaduto non rappresenta la totalità degli avvenimenti in essere, è totalmente diverso dal giudicarli.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 25 luglio 2025 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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