E alla fine la montagna partorì un topolino. Un paio di minuti davanti alle telecamere, prima di varcare i cancelli del BPER Training Centre, e il caso Hakan Calhanoglu, ammorbidito il giorno prima dall'agente Gordon Stipic, è ufficialmente rientrato. Una boccata d'aria fresca per l'ambiente nerazzurro proprio ai nastri di partenza della nuova stagione, in cui Cristian Chivu avrà bisogno del supporto di tutti, dalla proprietà all'ultimo degli stagisti. In questo momento, dunque, il turco è fuori dal mercato, come del resto sempre dichiarato dai vari Piero Ausilio e Beppe Marotta. In barba alle speculazioni, folkroristiche (cit.), provenienti per giorni dal Bosforo in cui ogni giornalista o presunto tale era in possesso di dichiarazioni del centrocampista in cui auspicava un suo ritorno in Patria. Senza contare le parole del padre, dei conoscenti o degli amici degli amici che hanno contribuito a questa coltre di fumo antipatica e destabilizzante.

Ecco, a bocce finalmente ferme verrebbe da chiedersi perché lo stesso Calha non sia mai intervenuto pubblicamente, anche con un banale post sui social, per spegnere queste speculazioni prima che diventassero una valanga. Ieri mattina, al suo arrivo ad Appiano, ha fornito la sua versione dei fatti: "Succede ogni anno. Questa volta un po' di più. Ma non ho voluto dire niente perché volevo che i nostri tifosi vedessero una volta che sarei tornato qui, parlare sempre non è giusto". Mmmh... Strategia comunicativa non proprio ideale (e l'agente ne ha fatto riferimento coinvolgendo tutte le parti in causa). Perché dopo le parole di Lautaro Martinez e Beppe Marotta la risposta è arrivata anche rapidamente con un post assai articolato e da quel momento, nonostante le speculazioni, silenzio assoluto. Quindi, senza mettere in dubbio la buona fede del turco, che magari ha davvero preferito evitare di esporsi ulteriormente per non complicare tutto, sarebbe bastata anche solo una mezza frase su Instagram, senza troppi giri di parole e un paio di pallini nerazzurri, in cui si confermava all'Inter senza ma e senza se. Nulla di trascendentale. Avrebbe così risparmiato ai tifosi tante crisi d'ansia e qualche malumore nei suoi confronti, oltre al sospetto che aspettasse e sperasse davvero in un'offerta vera dal Galatasaray. Ma ormai è andata, metterci una pietra sopra e ripartire.

Ripartire assieme ai compagni di squadra, a suo dire più rilassati dopo la testa pesante delle settimane scorse. Assieme a Lautaro, del quale mediaticamente è stato in contrapposizione al punto da far ipotizzare un 'Me contro te' Appiano Gentile edition. "Ho già parlato, non c'è problema. Siamo professionisti, tutto chiarito. Quando tornerà lo abbracceremo". E qui Hakan merita complimenti, parole spese bene per riportare il sereno, almeno pubblicamente. Ribadire di essere professionisti è il colpo al cerchio che bypassa i pareri personali per il bene comune. La promessa di abbracciarsi è il colpo alla botte, che soddisfa il desiderio emotivo del tifoso che sente il bisogno di un clima da Mulino Bianco nello spogliatoio. Clima non necessario in una squadra che comunque rema nella stessa direzione (le scintille servono a far partire il motore), ma di questi tempi vanno soddisfatti anche i palati più sentimentalisti. 

Non è dato sapere che discorsi abbiano poi messo in atto in camera caritatis, per adesso bisogna accontentarsi delle briciole riservate ai microfoni e alle telecamere. La risposta l'avremo quando il gruppo sarà al completo e i giocatori inizieranno la scalata verso i propri obiettivi stagionali. Intanto, riaccogliamo Calhanoglu a braccia aperte, sperando che d'ora in poi comunichi soprattutto nel modo in cui eccelle, sul rettangolo di gioco.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 24 luglio 2025 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
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