Antonio Conte ha ragione: il Milan vale più della sua attuale classifica. C'è poco da ironizzare sulla stagione dei cugini, da quando Zlatan Ibrahimovic ha accettato la loro corte l'aria è cambiata e c'è maggiore fiducia. Un avversario pericoloso, la fiducia, perché ti permette di affrontare con maggiore convinzione anche chi ti sta nettamente davanti in classifica. Non è la solita questione del derby che esula da ogni logica: l'Inter è superiore al Milan, lo dice il campo, lo dicono i numeri. Ma sì parte 0-0 e undici contro undici, la vittoria non è un diritto divino e va conquistata segnando più dell'avversario. I favori del pronostico se li porta via il vento, la differenza la fa il rettangolo di gioco. E i nerazzurri devono rispondere con maggiore fiducia nei propri mezzi, non con presunzione. Ottimismo ragionato, insomma, perché i punti servono tremendamente a entrambe. All'Inter, per tesaurizzare la splendida vittoria dell'Helllas Verona sulla Juventus, ancora aggrappata alla giocata del singolo ma mediocre come collettivo. Ennesimo segnale del fatto che non esistono marziani in questo campionato.

"Siamo contenti di averlo preso. Ha precise caratteristiche, se lo abbiamo preso è perché sappiamo che può entrare nella nostra idea di gioco. Cercheremo di lavorare con lui, da un punto di vista offensivo e difensivo. È molto importante perché per lui è un mondo tutto nuovo. In Italia c'è molta più tattica rispetto all'estero, dove spesso non sono così fissati su alcune situazioni. È giusto abbia il suo tempo per entrare nella nostra idea di gioco". Il Conte-pensiero su Christian Eriksen spiega bene come la strategia dell'Inter e dello stesso danese prevedeva un suo arrivo a Milano solo a giugno. Sia perché al tecnico serviva un centrocampista con caratteristiche diverse e soprattutto con reciproca conoscenza (Arturo Vidal), sia perché l'ex Tottenham voleva prepararsi bene alla nuova realtà, sia in termini professionali sia banalmente per apprendere la lingua. Aver anticipato un percorso previsto in estate comporta inevitabilmente qualche ostacolo, ma ben venga se l'Inter può disporre subito di cotanto campione. Che, per il discorso di cui sopra, va aspettato. Nel breve periodo, comunque, Eriksen sarà in grado di calarsi perfettamente nella realtà nerazzurra e mostrare il suo calcio. Un pizzico di pazienza, guai a pretendere subito che s'imponga sul campo come se conoscesse da sempre il campionato italiano. E, nell'attesa, vederlo sempre nell'undici titolare non sarebbe mai fuori luogo, anche stasera contro il Milan.

C'è poi la questione portiere da approfondire in vista di stasera. Da Handanovic non arrivano segnali incoraggianti, lui giocherebbe ma il rischio che il problema al mignolo peggiori è dietro l'angolo. Una respinta, un'uscita, un anticipo e il dolore/danno potrebbe aumentare nonostante il tutore. Insomma, stasera è possibile che come a Udine giochi Padelli. Che, giusto sottolinearlo, non è un ragazzino alle prime armi, anzi. Pur avendo visto poco il campo nella sua esperienza nerazzurra, quando chiamato in causa ha sempre risposto bene al netto dei limiti che tutti i portieri hanno. Vivere male e con ansia una sua seconda titolarità non sarebbe di aiuto a nessuno. Fiducia a tutta la squadra dunque, a chi scenderà in campo subito e a chi subentrerà a gara in corso. Perché è il derby, e ognuno dovrà dare qualcosa per raggiungere l'obiettivo. Se da una parte c'è lo spauracchio Ibrahimovic, dall'altra lo spauracchio deve essere l'Inter e chiunque indossi questa maglia.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 09 febbraio 2020 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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