Parto da un presupposto. Quello secondo cui la Juventus abbia la rosa più forte d’Italia: per questo vincerà il campionato. Le sconfitte delle ultime partite, in cui i bianconeri hanno inanellato una serie di risultati con media retrocessione, credo derivino dall’aver staccato quasi completamente la spina. Sicuri ormai di aver conquistato il Tricolore, Cristiano Ronaldo e compagni pensano già al vero obiettivo stagionale: la Champions League. Scrivo questo per collegarmi all’Inter. Dopo la gara di Udine, con i friulani vincitori sulla squadra di Sarri, girando sui social, ecco i messaggi sarcastici: “Recuperato un punto sulla Vecchia Signora”, o quelli di tifosi più amareggiati: “Abbiamo perso troppe occasioni e buttato nel cestino la possibilità di essere nuovamente Campioni d’Italia”. Ecco, se i nerazzurri avessero vinto qualche partita in più nel post lock-down, avrebbero avuto certamente più punti e magari già ipotecato pure il secondo posto. Tuttavia immagino pure che dall’altra parte ci sarebbe stata maggiore concentrazione. E consequenzialmente anche un numero minore di sconfitte. Non avremo mai la riprova dei fatti.

Con i se e con i ma non si va da nessuna parte. A maggior ragione in un periodo storico originale come quello che stiamo vivendo. Ho però un appunto da fare alla compagine meneghina. Quello di non aver mai davvero dato la sensazione di credere nello Scudetto. Non tanto nelle parole, perché qualche dichiarazione a proposito c’è stata, quanto nei fatti. Quando l’Inter andava benissimo infatti, pure la Juventus correva, e con larga parte della stagione ancora da giocare, giustamente i favoriti restavano i bianconeri. I due scontri diretti immagino abbiano rafforzato le certezze della capolista. E consequenzialmente abbattuto, o quantomeno abbassato, parte dell’autostima di tutto il mondo meneghino. Ed è qui l’errore. E dove si deve intervenire per il cambiamento di mentalità. Tu devi sempre scendere in campo per vincere. Ma per davvero, dimostrandolo sino all’ultimo minuto. Non esiste che vada bene un discorso del tipo: “Va bè’, tanto gli altri vincono ed è finita”. E su questo zero discussioni. Così non avrai mai nulla da rimproverarti. Serve una costante fame di vittoria. Con la brama di voler superare i propri limiti.

Attenzione: l’obiettivo Champions è stato ampiamente centrato con merito. E qui posso applaudire. Ma come dice Conte: “non ci si deve accontentare, mai”. D’altronde l’Inter negli ultimi 10 anni cosa ha vinto? Praticamente nulla. Quindi non esiste fare gli schizzinosi. O sentirsi superiori ad alcuni avversari solo perché vesti la casacca di un club così prestigioso come quello nerazzurro. Le parole le porta via il vento. In campo non scende la storia. Quella serve, ma chi gioca sono gli attuali tesserati della Beneamata. Che sicuramente, ripeto, hanno migliorato il rendimento rispetto alla passata stagione. E uno step rispetto all’Inter di Spalletti, graduatoria alla mano, c’è sicuramente stato. Ma adesso serve un ulteriore passo.

In Portogallo si va per vincere, perché si può vincere. Non perché si deve dire così. La forza del gruppo meneghino è tale che già quest’anno si potrebbe alzare al cielo un trofeo. Ma si deve avere consapevolezza dei propri mezzi. Che è diversa dalla boria e dall’arroganza. E si deve dimostrare sul verde – non con le classiche interviste di rito – la propria forza. Mollare in campionato sarebbe un errore. Il recente passato non consente di snobbare alcun impegno. Poi può arrivare a tot punti dal primo posto. Ma non esiste allentare la presa perché “tanto non serve a nulla”. Inizia ad abituarti alla vittoria. Anche in gare che magari contano poco. Poi ne riparliamo. E in Europa League, calcare il terreno di gioco, sportivamente parlando, col coltello tra i denti. Per quella mentalità vincente propedeutica e fondamentale per qualsiasi vero top club. Fatti, non parole.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 24 luglio 2020 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
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