Giuseppe Marotta è stato protagonista di una lunga intervista a Dazn, in cui è partito dalle origini al Varese per un salto nel passato. "In Nuovo Cinema Paradiso il protagonista diventa un regista affermato a Roma ed è partito da un paesino della Sicilia dove faceva l'aiuto del proiezionista del cinema del paese - racconta l'ad interista -. La mia vita è uguale, io ho cominciato da ragazzino di bottega al Varese. Primo allenatore assunto Eugenio Fascetti. C'era una figura dirigenziale sopra di me, ma l'allora presidente mi diede il compito di trovare un allenatore. Io parlai con Lello Antognozzi, allora direttore del corso di Coverciano, e chiesi chi era il miglior corsista dell'anno. Mi indicò Fascetti, che allenava a Latina. Decidemmo di andare su di lui e fu una scelta azzeccata, in carriera ha raccolto meno di quanto meritasse. Io vivevo dal campo le emozioni della gara. In passato ho fatto un'esperienza in macelleria che mi ha dato l'opportunità di andare nelle Langhe ed è stato formativo anche quello. Io ho fatto mia la perseveranza, bisogna credere che i miracoli possano avverarsi. Il contatto con la gente umile ti porta a cogliere valori che ti servono nella tua esperienza di vita. Sono entrato in spogliatoio a dodici anni da aiutante di bottega. Qui c'era lo stanzino del calzolaio, perché allora gli scarpini erano molto diversi. C'era un patto tra me e il magazziniere Angelo: ti dò la tuta per vedere gli allenamenti ma in cambio mi dai una mano quando finisce. Si lavavano le maglie, si sgonfiavano e gonfiavano i palloni. A undici anni facevo il raccattapalle a Varese e ci fu un clamoroso 5-0 in Varese-Juventus, il 4 febbraio '68. Capitano del Varese era Armando Picchi che era stato una colonna dell'Inter. Nelle partitelle, se c'era disparità, ero il jolly che entrava a riempire. Avevo 15-16 anni. Me la cavavo discretamente bene, vicino a tanti bravi giocatori me la cavavo. Ero un 10 mancino, in un calcio più lento facevo il centrocampista dal buon passaggio. Il grande idolo di quegli anni era Gianni Rivera".
Un allenatore con cui le sarebbe piaciuto lavorare.
"Sacchi perché è stato il fautore del cambiamento".
La trattativa con Inzaghi.
"L'abbiamo chiamato non sapendo che era a cena, Simone era un po' imbarazzato. Abbiamo dato tempo di concludere la cena. La tempestività e l'intuizione mia e di Ausilio è stata quella che ci ha permesso di fargli sottoscrivere un accordo velocissisimamente. Lotito non lo ha inteso come sgarbo. Quando un allenatore è stato vent'anni in una squadra è giusto provi un'esperienza diversa, di crescita. Contatto con Allegri? E' stato fatto, anche perché non immaginavamo ci fosse la disponibilità di Inzaghi. Allegri era libero ed era un profilo interessante".
E' vero che non voleva Cristiano Ronaldo.
"Questa è quella più imbarazzante. Quando acquisti un giocatore fai una valutazione a 360°, bilancistico e sportivo. E' leggenda quando si dice che ci sono stati contrasti. Assolutamente no. E' giusto che ci sia una contrapposizione di opinione".
Le voci su Messi all'Inter?
"Me l'hanno raccontata, ma non riguarda la mia gestione".
C'è mai stata la possibilità di un ritorno alla Juve?
"Che ci sia stata possibilità di un ritorno alla Juve è falso, non ci sono mai stati contatti. E' completamente falso che non ci sia un buon rapporto con Agnelli, abbiamo un ottimo rapporto".
Cassano il talento più difficile da gestire?
"Vero, ma in quella Sampdoria ha regalato delle cose difficili trovare in una provinciale. Nonostante ci siano oggi rapporti più tesi è un ragazzo a cui ho voluto bene. Essere arrivato ed essere salito su un palco importante nonostante le difficoltà della vita depone a favore di un ragazzo che per perseveranza è arrivato in alto. Poi quel che si prova non necessariamente deve essere corrisposto dall'altra persona".
La squadra del cuore?
"Buffon non si discute. A destra Lichtsteiner. Come libero Luca Pellegrini che è stata una delle mie piccole operazioni. A sinistra metto Maldera. Altro centrale posso mettere Chiellini. Mettiamo Pirlo che ha rappresentato moltissimo per me. Fa parte dei leader silenziosi che non amano tanto parlare ma che con lo sguardo comunicano tanto. Vidal è un altro che ha dato moltissimo. Metto Del Piero come numero 10, ma mi viene in mente anche Recoba. Un'esperienza bellissima in un Venezia spacciato che con lui ha trovato la forza di salvarsi. E' stato l'elemento più determinante in una squadra. Metto Anastasi perché mi lega un fatto emozionale. Arrivò nel grande calcio dalla Massimiliana, fu epico il 5-0 del Varese alla Juventus, che poi lo ha portato a diventare emblema del tifo bianconero perché era il picciotto che arrivava al Nord. In mezzo metto anche Lodetti, potrei mettere anche Suarez al posto di Pirlo".
Il gol più importante da dirigente?
"Sanchez in Supercoppa. Fai gol: vinci. Abbiamo vinto delle finali, ma mai all'ultimo momento. Quello di Sanchez nel mio palmares è quello che ha lasciato un emblema più forte. Un gol che mi ha fatto esultare tanto? Per spettacolarità ricordo Cassano. Il gol dei miei sogni è quello del centrocampista che scarta tutti e segna".
Del Piero tornerà alla Juve?
"Non lo so. I grandi ex giocatori rappresentano il bello e problematico. Non fanno mai parte del club, sono delle icone e come tale dovrebbe essere considerato Del Piero".
Il miglior colpo in carriera?
"Considerando andata e ritorno Pogba. Arrivato a zero, rivenduto allo stesso club per 110 milioni è inusuale. Solo il grande coraggio dei dirigenti dello United che hanno ammesso l'errore, una cosa abbastanza unica per il calcio. A Varese nel '79/'80 acquistai Rampulla, che esordì in un Varese-Milan in uno stadio pieno. Fu la mia prima operazione".
La trattativa più complicata?
"Avevo un giocatore al Varese che si chiamava Mastalli e lo vendetti a due società che erano l'Avellino di Sibilia e Massimino del Catania. Firmai due contratti e mi trovai poi in difficoltà. Poi Sibilia disse 'vabbè, ti perdono'".
Il presidente più competente?
"Zamparini entrava molto nelle vicende calcistiche. Quando io arrivai nel 2001 alla Sampdoria, stava rilevando il Genoa. Per noi rappresentava un elemento di grande concorrenza. Eravamo in B, avere Zamparini significava che una delle tre poltrone in A poteva essere occupata da lui. L'ho incentivato a spostarsi su Palermo, piazza altrettanto importante che era di proprietà di Sensi".
La canzone della sua vita.
"Ho amato Lucio Battisti. Ha avuto una serie di canzoni che mi hanno anche formato in adolescenza. Ho fatto il classico a Varese. Le insegnanti si presentavano ancora in camice nero. Una scuola molto rigida. Con me c'era Roberto Maroni, poi Ministro dell'Interno. Io ero appassionato di sport, andavo a scuola con la Gazzetta, lui coi giornali più tradizionali. Anni belli, una classe mista. Le ragazze mi aiutavano a fare i compiti. Avendo la passione per il pallone non mi applicavo come dovevo".
Il suo posto nel mondo?
"Quando ero alla Sampdoria avevo una residenza e il fastidio del rumore era quello del mare, non la metropolitana. Ho vissuto a Venezia a Palazzo Albrizzi, in un mezzanino. Un altro momento bellissimo. Io ho ricevuto molto e dato molto. Ho ricevuto tanto nella prima parte della vita ed è giusto che dia qualcosa agli altri. I sogni li ho sempre, se anche non si riescono a raggiungere, bisogna crearsene dei nuovi. Nella vita mi sento appagato, ho raggiunto ciò che volevo raggiungere. Credo di essere vicino ad aver dato tutto, la prossima esperienza che mi piacerebbe fare è quella politico-sportiva per poter dare il mio contributo. Secondo me lo sport in Italia è ancora poco considerato".
Tre caratteristiche per essere un grande dirigente.
"L'umiltà innanzitutto. Ho trascorso metà della vita calcistica ad ascoltare, oggi parlo troppo perché sono nell'età in cui mi sento di trasmettere. Da ragazzo di bottega stavo sempre zitto, per rispetto e per rubare le caratteristiche. Un altro elemento è l'esempio. Se pretendi devi essere in grado di dare. La fiducia è un altro rapporto che devi stabilire. E poi il coraggio di decidere, agire, di sapere che nelle partite si vince e si perde".
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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