Se dici Parma, a Roberto Mancini torna in mente il 18 maggio 2008, quando la sua Inter violò il Tardini e vinse lo scudetto, tenendo la testa e resistendo alla rimonta della Roma. Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l'attuale c.t. azzurro ricorda quel match.

Mancini, quella giornata fu unica per lei, che già a marzo aveva annunciato l’addio.
"Una partita speciale, molto difficile. Loro dovevano fare punti per salvarsi, noi per evitare il sorpasso della Roma, che a Catania andò in vantaggio subito. Situazioni opposte, che avevano reso tutto più complicato. Ricordo una partita durissima. Al di là del fatto che stavamo già meritando la vittoria, per sbloccarla è dovuto entrare Zlatan che segnò due gol bellissimi".

Ibra aveva giocato l’ultima partita il 29 marzo e la sua stagione pareva conclusa. Come gestì con lui l’avvicinamento alla sfida di Parma?
"In settimana parlammo, gli spiegai che la sua presenza era fondamentale, anche solo per la mezz’ora finale. E comunque già averlo in panchina aiutò".

Al secondo gol ebbe un’esultanza quasi rabbiosa, rivolto verso la tribuna dove c’era anche Moratti. Con lui i rapporti sono ottimi, ma in quei mesi gli attriti non mancarono.
"Fu lo sfogo a tante tensioni. Avevamo già sprecato un match point contro il Siena, rischiavamo di perdere un campionato a lungo dominato. Quell’esultanza era segno di liberazione".

Venendo all’attualità, molti addetti ai lavori vedono l’Inter favoritissima per lo scudetto.
"Il cammino è ancora lungo, anche chi insegue deve crederci. Ma l’Inter ora è la squadra migliore. E ha il grande vantaggio di non giocare le coppe".

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Sezione: Copertina / Data: Gio 04 marzo 2021 alle 08:49 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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