E' il turno di Samir Handanovic per rispondere alle domande dei tifosi nerazzurri, durante la trasmissione di Inter Channel, Inter Nos. Ecco le risposte più significative del portiere sloveno: 

Qual è stato il tuo idolo quand’eri bambino?

“Il portiere del Manchester United Peter Schmeichel. Prima di diventare portiere giocavo in altri ruoli, ma mio cugino  giocava in porta e così ho cominciato pure io”. 

Cos’hai pensato quando hai fatto la prima parata ad alti livelli?

“Non mi ricordo di preciso cosa pensai, però fin dai tempi dell’Udinese io mi sentivo bene, anche perché ero giovane e non capivo tutto ciò che succedeva. Sono sempre stato abbastanza impassibile (ride, ndr)”. 

Com’è l’Inter vista dalla porta? 

“La squadra è prima perché tutti hanno fatto il proprio lavoro, dal portiere all’attaccante. Siamo forti per questo”. 

Come hai imparato l’italiano?

“Quando sono arrivato in Italia avevo un piccolo vocabolario di parole, che poi ho ampliato facendo qualche lezione con una professoressa anziana. Ah, e ho imparato l’italiano guardando molta televisione (ride, ndr)”. 

Come ti trovi con i nuovi difensori centrali, Miranda e Murillo? 

“C’è feeling, ma anche con Ranocchia e Juan Jesus andava tutto bene. Al di là dei singoli, sappiamo essere squadra in diverse fasi di gioco, a cominciare dagli esterni che rientrano sempre”. 

Come ti trovi all’Inter?

“Io mi trovo benissimo, il clima è sereno, i tifosi ci lasciano lavorare senza ansie o stress. Io mi sto ambientando sempre più, c’è molto rispetto anche se i tifosi - come noi - siamo ambiziosi. L’aria poi cambia con i risultati: con le vittorie cambia tutto, migliora le cose. Con il Napoli non meritavamo di perdere e noi non ci siamo disuniti”. 

Come vivi l’affetto dei tifosi?

“A tutti i giocatori fa piacere essere un idolo dei tifosi, io spero di ripagare la loro fiducia continuando a fornire prestazioni di alto calibro”. 

Qual è stata la tua parata più bella?

“E’ difficile rispondere a questa domanda, perché ogni parata va contestualizzata durante la partita. Direi che per ora quella di Bologna su Destro”. 

Che ricordi hai delle tue esperienze prima dell’Inter?

“Ho iniziato molto giovane, sono rimasto poco più di un anno e mezzo in Slovenia, poi sono arrivato in Italia. A Treviso ero molto giovane, ci trovammo catapultati in Serie A dopo Calciopoli. Io partii male perché feci un brutto errore nella seconda partita, poi nella terza venni espulsi. Non ricordo con piacere quel periodo, ma mi ha aiutato a crescere. Quando sono andato alla Lazio, ero a contatto con l’ambiente di una grande squadra e mi è servito per migliorare il mio carattere. A Rimini invece è stata la mia prima esperienza da portiere titolare: mi ha aiutato a diventare un portiere migliore”. 

I numeri fatti registrare dalla difesa dell’Inter vogliono dire che l’Inter quest’anno può lottare per lo Scudetto?

“Sì, quest’anno l’Inter c’è. Ma non possiamo mollare di un centimetro, se sbagliamo un paio di partite possiamo perdere terreno e non va bene. Essere concentrati è l’unica maniera per vincere. In Italia non c’è mai nulla di facile, l’atteggiamento conta tantissimo”. 

Cosa ne pensi del portiere della Primavera, Ionut Radu?

“Di solito si allena con noi: è umile e ha tanta qualità. Bisogna però tastarlo in prima squadra, quando salirà il livello. Per ora sembra un ottimo prospetto, anche se è infortunato ora. Consigli? Io ho ancora tanto da imparare, prima di poter insegnare qualcosa a qualcuno”. 

Che ricordi hai del tuo periodo a Udine?

“Ho diverse sensazioni quando torno in Friuli. Io sono stato bene a Udine, mi sono trovato bene con la città e i tifosi. Ho molti amici, guardo sempre cosa fa, domenica dopo domenica. E’ normale che ogni quattro, cinque anni ci sia una flessione a causa del ricambio generazionale”. 

Hai giocato con Di Natale, che giocatore è? 

“Con Di Natale ho giocato per tre anni e lui non sbaglia mai dentro l’area. Gli basta pochissimo per segnare, è veramente uno dei calciatori italiani più importanti degli ultimi tempi. Il ritiro? E’ qualcosa di personale, ma se non si sente di continuare, è giusto che lasci il calcio”. 

Qual è stata la tua stagione migliore?

“A Rimini, in Serie B. Sono arrivato lì un po’ spaesato, insicuro delle mie capacità. Non sapevo cosa potesse succedere, ma fortunatamente è andato tutto bene. Quest’anno? Bé, speriamo di parlarne altrettanto bene a fine stagione (ride, ndr)”. 

Qual è l’allenatore da cui hai imparato di più?

“Adriano Bonaiuti, l’allenatore dei portieri dell’Inter. Da lui ho imparato tantissimo e continuo ad imparare. Poi tutti gli altri che mi hanno allenato ovviamente mi hanno lasciato qualcosa su ciò che si deve o non si deve fare”. 

Cosa farai quando smetterai di fare il calciatore?

“Non lo so ancora, ma credo che resterò nel mondo del calcio”. 

Che emozioni hai provato quando hai vestito la maglia dell’Inter?

“Onestamente mi sono emozionato di più quando sono entrato per la prima volta a San Siro, quando con l’Udinese contro l’Inter. Avevo vent’anni e mi è rimasta impressa questa cosa”. 

Perché hai deciso di lasciare la Nazionale?

“E’ stata una decisione personale, per me la Nazionale ha significato molto, ma non voglio parlarne oltre”. 

Cosa ti piace di più di quest’Inter? Cosa ti aspetti da questa stagione?

“Mi piace la compattezza e l’equilibrio, oltre alla presenza di tanto allenamento. Mi aspetto di continuare come sto facendo, di non perdere di vista i nostri obiettivi e di essere umili. Sabato sera farà freddo, ma il clima sarà molto caldo. Noi non dobbiamo sbagliare atteggiamento, quando giocano contro di noi tutti si vogliono mettere in mostra”. 

Sezione: Copertina / Data: Gio 10 dicembre 2015 alle 21:40
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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