David Endt, storico dirigente dell’Ajax, racconta alla Gazzetta dello Sport l'alba della carriera di Cristian Chivu proprio nei Lancieri: "I primi mesi furono un incubo: giocava, sbagliava, si rialzava, sbagliava ancora, collezionava rossi. Ai tifosi non piaceva, lui non parlava con nessuno, così ci pensammo noi. Gli trovammo una casa vicino Amsterdam per stare sereno. Lì iniziò la sua nuova vita".

"Ottobre 1999, quarta gara della sua vita con l’Ajax, sconfitta per 2-1 contro il Roda in casa. Lui venne espulso, i tifosi fischiarono e lui se la prese - spiega Endt -. Nella partita successiva fu espulso di nuovo, contro l’Hapoel Haifa in Coppa Uefa". Poi l'inizio dello show. "I compagni lo aiutarono ad ambientarsi, legò con Van der Meyde, Van der Vaart e Ibrahimovic, con cui una volta venne quasi alle mani. Cristian era il capitano, Zlatan un giocatore di personalità. Uno che una volta rischiò la vita per colpa di Mido, che gli lanciò addosso delle forbici. Le conservo ancora. Insomma, lui e Chivu alzarono la voce e ci fu una discussione forte, ma alla fine non successe nulla. Come capitano sapeva capire i momenti e i compagni. Quell’Ajax tra il 2000 e il 2004, uscito ai quarti di Champions col Milan nel 2003, era una squadra incredibile. Sia in campo… sia fuori".

"Le corse in autostrada di Mido, Ibra e Van der Meyde? Tutto vero. Ma Chivu gestiva tutto con grande calma - ricorda Endt -. Quando Koeman gli diede la fascia aveva 21 anni. Lo prese da parte e gli disse ‘Tu da oggi diventerai un uomo’. La parola chiave fu responsabilità. Se n’è sempre fatto carico. Il tutto in uno spogliatoio non semplice da gestire, per lui come... per me. È stata dura, ma a casa conservo dozzine di cimeli. Avevo anche una maglia di Cristian".
 

Sezione: Copertina / Data: Mer 17 settembre 2025 alle 11:02 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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