Se penso al bilancio degli ultimi incontri in campionato mi vengono i brividi: 2 vittorie risicate e fortunose contro Cagliari e Genoa, l’interruzione della striscia di imbattibilità interna che durava da fine 2008 e l’incapacità, dal 22 settembre scorso, di vincere a San Siro, quella che era da anni la roccaforte su cui l’Inter costruiva i propri successi. Male, malissimo. L’ultima volta mi sono espresso a mente calda dopo il pareggio modestissimo contro il Lecce, che ieri ne ha presi 4 a Udine ma è stato in grado di toglierci 2 punti con estrema facilità. Proprio contro le piccole stiamo costruendo la nostra attività autolesionistica. Un punto a Bologna e Lecce, 1 punto in casa contro Sampdoria e Brescia.
Se è vero che lo scudetto si vince contro le squadre meno forti, siamo sulla cattiva strada. Non che il bilancio con le big sia migliore: contro Juventus, Roma e Milan, giusto per considerare le attuali zone alte della graduatoria, l’Inter ha rimediato 2 sconfitte e un pareggio, subendo 2 reti e segnandone zero. Zero, non uno. Zero. E questo sarebbe l’attacco spettacolare che Benitez ci aveva promesso? Il trucco è durato fino al 4-0 contro il Werder Brema, perché il poker al Tottenham, alla luce delle 3 reti subite, mi lascia ancora l’amaro in bocca. Dopo, il nulla, condito da una serie impressionante di infortuni di cui lo staff tecnico che ha preparato atleticamente la squadra dovrà dare conto. Contro il Milan i nerazzurri hanno giocato una partita inguardabile. Subito sotto, su azione di contropiede che ha portato al folle intervento in scivolata di Materazzi, la squadra ha tentato una vaga reazione, limitandosi però al solito sterile e stucchevole titic-titac ben controllato dalla difesa rossonera. Unica conclusione degna di nota, una punizione di Sneijder. Poi, anche nella ripresa, solo un pizzico di buona volontà mai tradotto in concretezza, e Abbiati che si riposa fino al fischio finale. Considerando che il Milan ha giocato in dieci l’ultima mezz’ora, la prestazione nerazzurra assume contorni ancora più sgradevoli e inspiegabili.
Poi, vorrei sottolineare i due infortuni muscolari di Obi e Milito (Materazzi è stato terribilmente sfortunato, ma Ibrahimovic andava espulso!): per l’argentino si tratta del terzo stop stagionale, sempre per lo stesso tipo di problema. Per il nigeriano è il primo, ma con sole due presenza all’attivo non può essere ascritto al registro degli spremuti da Mourinho o dal Mondiale. E qui la difesa di Benitez e dei suoi preparatori viene a crollare. Come fa un 19enne fresco come una rosa e voglioso di far bene nelle sue uniche occasioni di visibilità a crollare fisicamente al primo movimento sbagliato? Sfortuna? Alla luce degli ultimi referti medici sulla maggior parte dei giocatori dell’Inter, non credo che la risposta sia questa. Inutile ripetermi, la preparazione è stata fatta senza considerare il fisico dei giocatori, quasi meccanicamente. E oggi ci troviamo con metà di loro out per noie muscolari, e con un quarto/quinti posto in classifica che demoralizza. La sconfitta nel derby ci può anche stare, anche se alla striscia positiva in casa io tenevo particolarmente perché era l’unica eredità del passato che il nuovo tecnico non aveva ancora dilapidato. Adesso anche quella viene a mancare, quanto basta per ripartire da zero.
Come? Non so, perché proferendo la parola 'esonero' mi sembra di tornare indietro nel tempo, agli anni bui pre-Calciopoli in cui Moratti cambiava allenatori come le mutande. Eppure i risultati sono gli stessi di quel periodo, senza la giustificazione delle manovre oscure di terzi. Società, tecnico e giocatori devono parlare insieme apertamente per cercare di capire cosa non va, al fine di trovare insieme una soluzione. Altrimenti le parole ottimistiche sul futuro rilasciate nel dopo gara varranno come i gol segnati negli scontri diretti: zero.
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