La coerenza – si sa – non è più un valore. Forse, spingendoci un po’ più in là e forzando il concetto, possiamo affermare che l’essere coerenti non ha mai fatto guadagnare, nella vita, medaglie a nessuno. Poi, in un’epoca in cui il trasformismo detta legge, rispettare ciò che si è detto, o fare fede ai proprio dettami, è come voler vincere la Champions e cedere Kakà: utopistico.

“Il nostro mercato sarà fatto di pochi e mirati innesti. Tre o quattro acquisti al massimo: il profilo dei giocatori che cerchiamo è questo: giovani, futuribili, ma già in grado di competere con la ribalta nazionale e internazionale”. Con queste parole si è aperto – ad inizio maggio – il mercato nerazzurro. Alle parole, però, non sono seguiti – almeno fino ad ora – i fatti.

Tutti i tifosi speravano di veder vestiti di nerazzurro Torres, Fabregas e Vidic. Loro sì, “giovani e futuribili”. Ed, invece, sono arrivati – ma manca ancora l’ufficialità – Diego Milito e Thiago Motta. Mentre Moratti, nei giorni scorsi, si è affrettato a dichiarare che “per Deco e Carvalho è solo questione di tempo”.

Ora, sia detto chiaramente: ben vengano i sopraccitati, giocatori di caratura internazionale che, sicuramente, faranno fare il salto di qualità che manca all’Inter – e cioè la tanto agognata ribalta in Champions League. Ma il famoso proclama, che fine ha fatto? Dove sono finite le belle parole di inizio mercato?

Torres è classe ’84, Fabregas ’87, Vidic ’81. Milito, invece, è del ’79, Deco del ’77, Carvalho del ’78. Non c’è molto da aggiungere: fortunatamente, nel calcio, i numeri valgono ancora qualcosa e su questi ultimi non è possibile non concordare. Ed è chiaro a tutti che le parole di inizio maggio sono già state riposte in soffitta.

Par di sentire, dal fondo, le ragioni della dirigenza: “Torres, Fabregas e Vidic sono incedibili: e, comunque, la loro valutazione è fuori mercato, almeno per il calcio italiano”. Va bene, va tutto bene: gli interisti, sicuramente, non faranno come Diego Abatantuono – che ha “minacciato” di non andare più allo stadio dopo la cessione di Kakà –, però almeno si risparmi loro certi slogan da campagna elettorale.

“Prenderemo ciò che Florentino Perez ci lascerà”: ecco, forse, sarebbe stato meglio. Sicuramente, più sincero. O no?

P.S. Parte oggi questa nuova rubrica su FcInterNews: “Calci e parole”. Perché, se ci riflettiamo bene, il calcio è fatto di questo: principalmente di calci e di parole, in egual misura.
 

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Mar 16 giugno 2009 alle 15:00
Autore: Giuseppe Granieri
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